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Navigator



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Un bambino cade in un fosso e si risveglia otto anni dopo senza che il suo corpo abbia subito variazione alcuna. Basterebbe questo geniale inizio per parlarvi del seguente film, ma non sarebbe tuttavia sufficiente a trasmettere a pieno la reale specialità dell’ennesimo cult produzione 80’s. Se ne sono dette molte su quegli anni, sul riflusso, sui paninari e sui capelli cotonati. Spesso, però, nella giungla dei luoghi comuni, si rischia di sfoltire un po’ troppo i rami, lasciando al nostro passaggio solo un vuoto incontemplabile.

Il seguente film fa parte della storia, ma di una storia popolata di qualunquismi e stroboscopi e pertanto meno impattante di quella vista nel decennio precedente. Le eccezioni son tante, da E.T. a Ritorno al Futuro, da I Goonies a Labyrint, gli anni ottanta sono stracolmi di capolavori, tanto che oggi, spesso, si tende al remake, pensando stupidamente che gli effetti speciali riescano a migliorare il risultato ottenuto con la prima versione. Inutile che vi citi degli esempi in proposito, né che sprechi parole per evidenziare il mio disaccordo.

Tutta questa parabola per arrivare al titolo in questione, un po’ meno capolavoro, ma ugualmente impresso nella memoria degli ormai grandi ragazzini degli 80.
Navigator tratta l’assurda storia di un bambino selezionato da una specie aliena come soggetto di sperimentazione. Il giovanotto inconsapevole si sveglia nel futuro nonostante nel “proprio mondo” siano passati solo pochi minuti. Una volta venuti a conoscenza del bizzarro caso, gli agenti della NASA, capitanati da Dottor Faraday, decidono di prelevare il dodicenne David Scott Freeman e di “ospitarlo” nei laboratori per scopi di indagine. Dai primi esperimenti si apprende che il ragazzino ha viaggiato alla velocità della luce nello spazio ed è per questo che i suoi pochi minuti di assenza equivalgono in realtà ad otto anni sul pianeta terra.

Il bello inizia quando David trova l’astronave aliena e decide di salire a bordo, scoprendo così i motivi e le giustificazioni che lo hanno portato nel futuro. Trimaxion (ribattezzata MAX), la nave spaziale in questione, necessita di alcune mappe che sono state impresse nella mente del ragazzino e necessarie per ritornare a casa. La memoria dell’alieno è andata infatti distrutta dopo un incidente con un palo dell’elettricità. Nel lavoro di recupero MAX estrae dalla mente di David anche alcuni ricordi che il cervello racchiude ed inizia ad assumere i tratti umani di un dodicenne.

Ho rivisto recentemente Navigator e, anche se a tratti risulta un po’ lento, conserva intatto il fascino dei tempi in cui, con il mio fratellone, ci sedevamo sul divano a guardare la VHS registrata da Canale 5. Si merita un 7,5.