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Due chiacchiere con Kabo



Puro misto di cantautorato, poesia e rap; oggi facciamo un salto a Milano e scambiamo due chiacchiere con Kabo.

Ciao Andrea e benvenuto su Gold, partiamo dai primi passi: come ti sei avvicinato al rap?

Ciao a tutti e grazie del benvenuto. Il mio approccio al rap avviene in solitaria all’età di tredici anni circa. Arrivando da un piccolo paese in provincia di Milano, ai tempi non era facile trovare coetanei che potessero condividere una passione come l’hip hop. In città sarebbe stato sicuramente più semplice sotto questo punto di vista. Il primo vero contatto sonoro l’ho avuto principalmente attraverso la radio, ma anche tramite i programmi televisivi dedicati alla musica. Da quel momento sono trascorsi un paio d’anni in cui ho fatto ricerca ed ho ascoltato molti dischi rap. Superata quella fase, ho avuto la fortuna di incontrare persone più grandi e più competenti di me che mi hanno dato la possibilità di venire realmente in contatto con l’hip hop, e quindi con il rap, naturalmente. Da quel momento ho iniziato a scrivere le prime rime, ed è iniziato il mio rocambolesco percorso.

La scelta del nome, perché Kabo?

È molto semplice: perché sto chiuso in un vokabolario. E’ un nome attribuitomi, derivante dal frequente vizio di giocare con i vocaboli cambiandone gli accenti in maniera sconsiderata e pericolosa.

Scrittura e immaginario, c’è un artista al quale ti ispiri per la tua musica?

No, decisamente no. Non c’è una figura singola alla quale mi ispiri per scrivere. Ci sono piuttosto diverse opere di svariati artisti che hanno contribuito, e contribuiscono tutt’ora, a formarmi artisticamente e che mi danno idee e spunti creativi. Parlo di artisti e di sonorità anche molto distanti tra loro: dal rap, alla black, al cantautorato, alla classica…e così via.

So che sei un fan di Fabrizio De Andrè, spostiamoci dal rap per pochi istanti, cosa ti ha colpito di Faber e quanto c’è di lui nei tuoi testi?

In realtà sono fan di tutta quella generazione che ha saputo raccontare ed imprimere un’epoca con l’utilizzo delle parole e della musica. Riuscendo a farlo con un fascino ed un empatia incredibili. Parlo del panorama musicale italiano, ma non solo. Faber è sicuramente uno dei miei punti di riferimento culturali, ma credo lo sia un po’ per tutti coloro che si approcciano alla scrittura. Lo è lui come lo è Guccini, oppure Gaber, Ciampi, Dalla, Vecchioni, De Gregori, Dylan, Cohen, Cash, e via dicendo. Come cantautori “giovani”, invece, apprezzo molto Alessandro Mannarino e Max Manfredi. Per concludere, diciamo che io resto più affascinato dalle opere che dalle persone che le realizzano…e tutto questo sottobosco musicale/culturale sicuramente in parte influenza ciò che scrivo. In maniera positiva, spero.

Andiamo sul pratico: novità in arrivo?

C’è una novità imminente che uscirà in settimana. È una bestia nera, una canzone difficile e tormentata sotto molti punti di vista. Allo stesso tempo però è un brano che, per quanto mi riguarda, ha una veste nuova e totalmente inedita rispetto a tutto quello realizzato in precedenza. Diciamo che incarna, in maniera più azzeccata di altri pezzi, la direzione artistica verso la quale mi sento incline. La tematica della canzone è parecchio delicata, ma allo stesso tempo vera, reale, concreta. Questo pezzo è stato scritto perché io ho qualcosa da dire in merito al discorso, e so di poterlo fare a modo mio. A questo si unisce il fatto che le musiche sono state curate da un produttore storico, un’ icona del rap italiano che ho avuto la fortuna di conoscere tempo fa, con cui ho avuto il piacere e l’onore di collaborare. Non nascondo che sono un po’ in ansia per l’impatto che potrebbe avere questo brano, nonostante ne sia veramente molto soddisfatto.

Ti ringraziamo per il tempo concesso e ti auguriamo un grosso in bocca a lupo.

Grazie a voi per lo spazio concesso. Un saluto da parte mia a tutta la redazione di Gold, a presto!