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L’arte di ottenere ragione. Feat. Sun-Tsu



Nelle arti marziali si impara subito che non funziona contrastare un attacco diretto con un altro attacco diretto.

Piuttosto, una forza circolare neutralizza un attacco lineare (pensate al Judo o all’Aikido, ai colpi d’incontro nella boxe), e viceversa.

Impariamo anche che quando l’avversario attacca, inevitabilmente si scopre a un contrattacco.

Possiamo quindi dire che è più efficace diventare complementari all’avversario, piuttosto che simmetrici.

Questo vale anche per un interlocutore con cui mi confronto.

Mettiamo che una persona mi dica con fermezza “questo va fatto così“, e che io non sia d’accordo. La risposta istintiva sarebbe “no, ti sbagli“.

Il problema è che la mia risposta rafforzerebbe soltanto la posizione dell’altro. E questo a prescindere che io abbia ragione o meno. La sua affermazione, paragonabile a un attacco diretto, trova maggiore forza nella mia negazione.

Certo, questo non vuol dire che io debba dargli ragione.

AVERE RAGIONE NON SERVE (QUASI) A NIENTE.

A meno che non stiamo parlando di dati numerici oggettivi, non c’è mai un’unica verità (e anche i dati numerici si possono interpretare), e questo lo hanno capito anche fisici e matematici.

Sarebbe ora che lo capissimo anche noialtri.

Se poi io contrasto un’opinione in modo brusco, posso rendere una persona capace di negare perfino l’evidenza.

Quando si tratta di opinioni su temi complessi, si fa presto a impantanarsi in discorsi senza uscita. Basta guardare la continua carneficina su Facebook o ai dibattiti in TV.

Non conta avere ragione, conta farsi dare ragione.

Attenzione: posso anche decidere che visto che ho ragione, le cose stanno così e basta. Ma non è la descrizione di un dialogo e, cosa più importante, non funziona.

Se il mio obbiettivo invece è di raggiungere un accordo, è meglio dimenticarsi subito di essere dalla parte del giusto.

Se pensate di avere ragione a priori lasciate perdere, non siete fatti per le conversazioni.

Fate piuttosto dei bellissimi monologhi, magari a qualcuno fregherà qualcosa di starvi a sentire.

LASCIAMO CHE UNA PERSONA SI SCONFIGGA DA SOLA.

Sun Tsu ne “l’Arte della Guerra” si prefissava come obbiettivo finale il concetto di “vincere senza combattere”.

Ma come è possibile?

E’ necessario innanzitutto distinguere le discussioni in due categorie:
– i confronti dove si cerca di raggiungere una “verità” che vada bene a entrambe le parti.
– le risse verbali dove ci interessa solo ragliare sventolando la nostra bandiera di fronte a qualcuno che fa altrettanto.

Riguardo al secondo caso non ho niente da dire, visto che è una perdita di tempo e che serve probabilmente a sfogare chissà quale pulsione nascosta. Può essere divertente e ha molto senso in certi contesti. Per esempio allo stadio.

Se invece la discussione ha uno scopo, non è contrastando che si vince. E’ lasciando parlare l’altro.

Se le sue ragioni sono infondate non sarò io a dargli una base d’appoggio contrastandolo. Piuttosto lascerò che parli, parli, magari facendo domande di approfondimento, finchè sarà la sua stessa logica a rendere evidente l’errore implicito nelle sue parole.

Saranno le sue stesse parole a ritorcerglisi contro.

Approfondiamo questa parte la settimana prossima.

Cordiali saluti.
Andrea Aiazzi