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GOLDSERIES: Medical Toxic Drama del vecchio millennio



New York City, 1900. Un covo di barbarie, bordelli, condizioni igieniche degne delle peggiori stalle del medioevo, omicidi, decine di malattie comuni ancora senza possibilità di guarigione, degrado della società e delle strade. Nonostante ciò la Grande Mela era una delle città più avanzate del mondo, dotata di un numero consistente di istituti ospedalieri che giorno dopo giorno tentavano di salvare vite. La morte arrivava con una facilità incredibile e la figura del medico era molto vicina a quella di un semidio, l’unico capace di scacciare la fine certa e prematura dagli uomini.

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Russia, 1917. La Rivoluzione è alle porte e in un piccolo villaggio alla periferia di un piccolo paese sperduto in mezzo alla neve arriva un piccolo dottore neolaureato a pieni voti all’Università Imperiale di Mosca. Ambizioso e votato naturalmente alla professione medica, si ritrova a lottare quotidianamente con l’ignoranza della gente del posto, e con la sifilide, malattia comunissima nel luogo ma quasi per niente conosciuta. Gli abitanti, perlopiù contadini, sembra quasi che esigano soltanto una cura temporanea e semplice, fatta principalmente di gargarismi e gocce, per malattie mastodontiche e complesse.

E’ facile restare impressionati dai metodi barbari che i medici dell’inizio del secolo scorso avevano per salvare le vite umane, un mondo lontanissimo dalle tecnologie avanzate a cui il nostro immaginario è legato oggi. Ma oltre alle forti immagini e ai contesti sociali poco trattati, in “The Knick” e “Appunti di un giovane medico” c’è di più.

Nonostante siano lontani nel tempo e molto lontani nello spazio le due produzioni trattano una serie di temi simili e attuali. Sia il Dott. John Thackery che il Dott. Vladimir Bomgard hanno intrapreso un rapporto molto intimo con alcuni medicinali indispensabili per le loro attività del tempo, ma che oggi chiameremmo, senza un briciolo di esitazione, droghe.

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Il Dott. Thackery è uno dei migliori medici degli Stati Uniti, devoto alla sua professione e al concetto stesso di salvare vite. Nel 1900 i medici, oltre ad operare, tagliare gambe con seghe da carpentiere e dare diagnosi pessime alla maggior parte dei loro pazienti, erano anche inventori, ricercatori a tempo pieno e professori. Molto spesso per unificare tutte queste attività dormivano poco e niente per poi svegliarsi e ricominciare. Alcuni di loro, così come il Dott. Thackery, si facevano aiutare dalla medicina per vivere più serenamente e in modo concentrato la loro professione: e così, fra una pera di cocaina liquida e una fumata d’oppio al bordello di China Town trascorrevano beatamente i giorni del primario del Knick, il nome di uno degli ospedali più antichi di New York. La cocaina gli serviva per lavorare, pre avere occhi su tutto e tutti, per restare sveglio la notte nel tentativo di trovare cure allora impensabili; l’oppio per rilassarsi dopo un giorno (o una settimana) di energie, lavoro e ricerche.

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In Russia, il Dott. Bomgard, dopo aver sostituito il famigerato Leopold Leopoldovich, il medico del villaggio onnisciente e amato da tutti, sperava in un futuro fiorente, colmo di soddisfazioni, e invece la sorte lo fa marcire in un’ospedale (anche se è troppo generoso chiamarlo tale) nel bel mezzo della neve. La buona parte della popolazione è straziata inconsapevolmente dalla sifilide e ogni giorno arrivano pazienti sempre molto gravi, fattore che ha permesso al giovane neolaureato di acquisire un certo cinismo ed ad abbandonare la compassione che ogni essere umano ha per natura. Questa condizione iniziale della sua carriera lo porta non solo ad affrontare numerose notti di sesso con l’unico essere di sesso femminile ancora fertile per decine di chilometri, anche se decisamente poco attraente, ma anche a intraprendere una dipendenza grave con la morfina, perdendo progressivamente il proprio contatto col mondo.

Le due serie tv sono simili nel concetto e nell’epilogo, ma differenti nella narrazione e nella durata: “The Knick”, al termine della sua prima e unica stagione, ci offre 10 puntate da un’ora circa, mentre “Appunti di un giovane medico”, ispirata a “I Racconti di un giovane medico” di Michail Bulgakov, è una miniserie composta da 4 puntate da 20 minuti, in pratica un film frammentato in 4. In “The Knick” si sente pesante la mano di Steven Soderbergh che, oltre ad aver inscenato in modo preciso e comprensibile un contesto storico e sociale molto complesso, l’ha arricchito come al solito con decise impronte musicali, create dal solito Cliff Martinez, già sentito in Contagion e Drive. Le immagini e la musica elettronica trasportano lo spettatore in un’atmosfera angusta, lercia e assordante. Clive Owen, che interpreta in modo eccellente il Dott. Thackery, ci racconta molto cinicamente, quanto fosse difficile la vita nei primi del ‘900, un tempo in cui la luce elettrica era un lusso, e le droghe erano facili da trovare, specialmente per un medico. “Appunti di un giovane medico” non ti permette di scegliere se ridere o piangere; è una tragicommedia molto forte che alterna immagini decisamente da voltastomaco a scenette spiritose, anche se sempre decisamente dark. La storia è narrata attraverso gli appunti che il Dott. Bomgard scrive da giovane riguardo la sua permanenza in quel posto dimenticato da Dio. Le scene però si dividono fra il 1917 e il 1934 descrivendo l’inizio e fine della carriera del medico, interpretato da giovane da Daniel Radcliffe (che pare abbia studiato medicina a Hogwarts) mentre da adulto da Jon Hamm (ex Mad Men). Il Vladimir adulto va a trovare spesso se stesso da giovane, in un vortice di ricordi piacevoli, mescolati ai momenti che diedero inizio alla sua dipendenza.

Due viaggi, reali e allucinanti, nelle vite di due prestigiosi professionisti che vedono il loro futuro sgretolarsi lentamente. Due miniserie che non meritano un seguito, semplicemente perché, al contrario di molte altre, in poche puntate hanno raggiunto quella maturità che li rende memorabili.