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Birdman, l’eroe-uccello e un piano sequenza di 2 ore



Ha diviso, il piano sequenza di oltre 2 ore che fa da sfondo alla tecnica con cui è stato realizzato Birdman. Il film esce oggi nelle sale italiane, è stato uno dei più premiati della stagione passata ed è in odor di Oscar con 9 nomination, inclusa quella per miglior film.

Birdman

Che cosa racconta Birdman? E’ una meta-storia sul funzionamento bislacco della messa in scena di uno spettacolo a Broadway: Riggan Thomson (Michael Keaton) è un attore di Hollywood ormai dimenticato dallo showbiz, dopo i successi ottenuti impersonando Birdman, supereroe con un costume da uccello. Per levare l’etichetta di fanta-blockbusters mediocri, Thomson adatta un racconto di Raymond Carver e ne fa una rappresentazione teatrale, eleggendo se stesso protagonista. Ma quante sono le difficoltà nel trovare un cast organico, mettere a posto i costi di produzione, farla franca con lo scetticismo della critica, e i tormenti di Thomson, ossessionato dal suo vecchio supereroe che lo possiede, gli parla, lo insulta, lo picchia…

Birdman manifesto

Il piano sequenza, dicevamo.
Tutto Birdman dà (digitalmente) l’impressione che sia stato registrato in un unico lungo “take”, cioè senza stacchi della cinepresa, senza stop, senza controcampi. Tutto scorre fluido come un unico ciak. L’effetto è realistico, ma a certi spettatori non è andato giù: giramenti di testa, risultato troppo pretenzioso, la magia si sgretola. Gli attori hanno dovuto sottoporsi a sequenze di minimo dieci minuti. Tanta l’ansia dei tecnici, per non parlare del reparto montaggio. Il piano sequenza integra anche effetti speciali che si mischiano alla vita reale. Il regista Iñárritu ha fatto sapere che, con il piano sequenza, le intenzioni eran quelle di immergere lo spettatore in una “realtà da cui non si può sfuggire, perché viviamo le nostre vite senza la possibilità di fare un montaggio”. C’è riuscito o ne avete già abbastanza?

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