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G. Magini intervista V. Santoni intervista G. Magini



In territorio nemico è il primo romanzo della storia scritto a 115 mani, grazie a un particolare metodo di scrittura collettiva, il metodo SIC.

Il libro è appena uscito per la casa editice indipendente minimum fax e sta già facendo parlare molto di sé; alcuni già gridano al “caso letterario”. Quello che è certo è che In territorio nemico è un romanzo storico pieno d’azione, ambientato nell’Italia dell’occupazione tedesca, dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, nel quale si intrecciano le vicende di tre personaggi, separati dalla guerra e costretti a scelte estreme.

GREGORIO MAGINI intervista VANNI SANTONI

Vanni, se facessero un film su In territorio nemico, chi ti piacerebbe come regista? E come attori nei ruoli dei tre protagonisti?

Se la RAI compra i diritti già mi vedo Curti-Argentero (o Preziosi), Adele-Capotondi (o Placido), Giavazzi-Timi (o Scamarcio). Che poi non sarebbe neanche male… Magari riusciamo ad avere Garrone alla regia? Forse è un sogno – ma allora, continuando a sognare (e senza curarsi delle epoche di attività dei vari attori e registi):

In territorio nemico versione grande cinema italiano. Alla regia: Roberto Rossellini. Matteo Curti: un giovane Marcello Mastroianni. Adele Curti: Claudia Cardinale. Aldo Giavazzi: Carmelo Bene.

In territorio nemico versione action. Alla regia: Nicolas Winding Refn. Matteo: Christian Bale. Adele: Uma Thurman. Aldo: Edward Norton.

In territorio nemico versione classicone. Alla regia Stanley Kubrick. Matteo: il Cary Grant ventenne di Madame Butterfly; Adele: Jeanne Moureau. Aldo: Anthony Perkins.

Tre anni e passa di lavoro. Migliaia di ore. Migliaia di email. Salute a rischio. Se In territorio nemico dovesse rivelarsi un fallimento di vendite e di critica, come reagiresti?

Vuoi dire sei anni, dato che senza gli otto racconti SIC non saremmo qui a parlare di romanzi. Visto il livello di sperimentalità del progetto, credo sia già un successo averlo pubblicato con un editore di prim’ordine come minimum fax. Premesso che – a giudicare dalla velocità con cui In territorio nemico ha scalato le classifiche di vendita online e  quella con cui va esaurito nelle principali città – questo rischio si sta già allontanando, se andasse male penserei al prossimo libro e al prossimo progetto, e mi ci butterei con impegno ancora più totalizzante, come ho sempre fatto da quando scrivo “seriamente”.

Dream Team SIC. Se potessi scegliere 4 scrittori italiani (viventi) a piacere per scrivere un altro romanzo, chi recluteresti?

A colpo sicuro: Aldo Nove, Antonio Moresco, Walter Siti e Gregorio Magini. A comporre, Roberto Calasso. Ma siccome un team SIC ottimale è composto da otto scrittori, meglio se con un misto di veterani e gente più giovane, metto in campo anche Giorgio Vasta, Chiara Valerio, Alcide Pierantozzi e Laura Pugno (questi ultimi due peraltro mi sarebbe piaciuto vederli alle prese col Giavazzi…). Come revisore, direi che possiamo lasciare al suo posto Nicola Lagioia, sarebbe difficile trovarne uno migliore.

Posto che solo il succitato Pierantozzi ha il permesso di autocandidarsi al Nobel per la Letteratura, tu preferiresti umilmente vincere il Nobel per la tua produzione personale, o per l’invenzione del metodo SIC e per i romanzi prodotti col metodo?

Il Nobel si prende per un corpus di opere, è di fatto un premio alla carriera, dunque prendere il Nobel per la SIC significherebbe aver scritto molti altri romanzi SIC, e solo il pensiero, dopo questi tre anni di sangue e sudore, mi fa tremare le gambe. Quindi, dai, per questa volta scelgo il Nobel individuale – anche perché il progetto SIC può sempre accontentarsi di uno tra Pace, Fisica ed Economia…

VANNI SANTONI intervista GREGORIO MAGINI

Gregorio, qual è il tuo personaggio preferito di In territorio nemico, e perchè?

Aldo Giavazzi senza alcun dubbio. Perché è il più complesso e misterioso, il più vicino al tipo di personaggio che mi piacerebbe inventare in un romanzo scritto tutto da me, perché è divertentissimo, e perché riesce a essere *ancora più folle* del mondo, votato al massacro, che lo circonda.

Il tuo racconto SIC preferito e perché.

Il primo: Il principe. Forse perché vederlo nascere fu un po’ come veder tramutare il piombo in oro sotto i nostri occhi. Il metodo SIC funziona! Se non l’avessi visto non ci crederei. Anche letterariamente non è male, con quelle periferie padovane avvilenti all’inverosimile, quell’omone col cappotto cammello e il lungo coltello…

Il momento SIC peggiore?

Ovviamente il momento in cui abbiamo litigato e ho lanciato una bottiglia di vino contro il muro. E non eravamo nemmeno ubriachi (la bottiglia era ancora tappata). C’è di buono che è stata l’unica volta che abbiamo litigato. Purtroppo non posso dire il motivo per cui abbiamo litigato. Ovviamente c’era una donna di mezzo. Niente tresche, per l’amor di dio. Te l’ho già detto che mi dispiace per la macchia di vino sul muro? Mi pare di sì. Vabbè. Mi dispiace. La prossima volta che ci rinchiudiamo in una casetta in un villaggio sperduto della Valdambra per una settimana per editare un romanzo, portiamo solo bottiglie di plastica.

E il momento SIC migliore?

Il meglio deve ancora venire. Ma se proprio bisogna parlare del passato, direi quando abbiamo avuto la notizia che la minimum fax avrebbe pubblicato il libro. Che gioia. Non accade molte volte nella vita di buttarsi per anni a un progetto, un’impresa, nell’oscurità pressocché totale, a una cosa di cui nemmeno tu comprendi bene il valore, anche se qualcosa dentro di te ti dice che va bene, che funzionerà, e nottate, e emergenze, e bottigliate contro il muro… E alla fine arriva qualcuno e ti dice: “Hai fatto un buon lavoro”. Grandi momenti.