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Weekly song # 7 – Think



Oggi parliamo di femminicidio. E che cos’è il femminicidio?
Dicesi femminicidio: “uccisione o violenza compiuta nei confronti di una donna, spec. quando il fatto di essere donna costituisce l’elemento scatenante dell’azione criminosa” – def. Vocabolario Zanichelli.
Secondo una ricerca Eures-Ansa un terzo delle vittime di omicidio in Italia è donna. Il fenomeno, che colpisce in egual misura le regione del nord e del sud, assume connotati ancor più drammatici quando si scopre che il 70% di questi reati viene commesso fra le mura domestiche. Negli ultimi 11 anni i femminicidi ammontano complessivante a 2061 arrivando a rappresentare nel 2011 il 30.9% del totale degli omicidi.
I dati che vengono diffusi dalla ricerca assomigliano ad un bollettino di guerra: 199 donne uccise nel 2000, 138 nel 2005, 173 nel 2009 e 170 – dato di nuovo in aumento – nel 2011.

In questi giorni il termine femminicidio è tornato sulle prime pagine dei quotidiani. Come forse già saprete il parocco della ridente località balneare di San Terenzo di Lerici, già noto alle cronache per aver esposto nella bacheca della sua chiesa le vignette anti-islamiche all’origine delle reazioni musulmane in tutto il mondo, ha deciso di tornare a far parlare di sé.
Stavolta Don Piero Corsi, questo il nome del prete che opera in Liguria, ha deciso di affiggere in bacheca l’articolo di sito integralista cattolico Pontifex dal titolo “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?”

E’ vero, nel testo si fa riferimento al fatto che la violenza contro le donne e da “condannare e punire con fermezza”, prima però di arrivare a questa doverosa seppur ovvia conclusione, il redattore dell’articolo esordisce così: “proseguiamo nella nostra analisi su quel fenomeno che i soliti tromboni di giornali e Tv chiamano “femminicidio”. Aspettiamo risposte su come definire gli aborti: stragi? Notoriamente, l’aborto lo decide la donna in combutta col marito e sono molti di più dei cosiddetti femminicidi. Una stampa fanatica e deviata, attribuisce all’uomo che non accetterebbe la separazione, questa spinta alla violenza. In alcuni casi, questa diagnosi può anche essere vera. Tuttavia, non è serio che qualche psichiatra esprima giudizi, a priori e dalla Tv, senza aver esaminato personalmente i soggetti interessati. Non sarebbe il caso di analizzare episodio per episodio, senza generalizzare e seriamente, anche per evitare l’odio nei confronti dei mariti e degli uomini? Domandiamoci. Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, …
si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti”.

Per chi desidera verificare la fonte ecco il link all’articolo integrale.

L’eco dei media, le polemiche della società civile e il successivo invito della Curia a rimuovere immediatamente il testo hanno spinto Don Piero Corsi a fare un passo indietro. Per tutta la mattinata di ieri si sono poi rincorse le voci sulle presunte scuse del parroco e sulle sue dimissioni.
Nel giro di poche ore la nota che riportava quanto sopracitato si è rivelata un “fake”: Don Corsi non lascia l’abito talare e ribadisce il suo diritto a manifestare le sue opinioni.
Il giorno prima il prete, rivolgendosi ad un giornalista di RadioRai, si era espresso così: ‘‘non so se è un frocio anche lei o meno! Cosa prova quando vede una donna nuda?”.
La conferma delle mancate dimissioni arriva infine anche dal segretario del Vescovo di La Spezia: “Don Corsi ha sbagliato ma ci vuole ben altro per lasciare […] ora un periodo di riposo può aiutarlo a riflettere” (fonte repubblica.it).

Mi associo quindi all’invito alla riflessione della Curia Spezina con un ulteriore consiglio a Don Piero.
Il mio suggerimento giuge attraverso le parole della canzone Think di Aretha Franklin, qui ripresa in una delle mitiche scene del film Blues Brothers.

Buona riflessione Don Piero, ma soprattutto… buon ascolto.