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MUSIC

Matias Aguayo



Testo Davide Deiv Agazzi

E’ un mondo strano quello di Matias Aguayo. Un labirinto di percussioni e di voci come spifferi, dove ad ogni angolo è possibile incontrare personaggi altrettanto “storti” come Beck o il Senor Coconut che, con Matias, condivide un background teutonico ed un amore per il Sud America.

Nato in Cile ma presto accasatosi in Germania, Matias Aguayo registra i suoi lavori su due etichette di culto come Kompakt, alfieri kraut di tutto quanto è “micro” e “minimale”, e Soul Jazz, l’etichetta di riferimento per qualsiasi cosa somigli lontanamente ad un polveroso groove. L’unione di questi due mondi dà la cifra stilistica di Matias Aguayo, produttore assolutamente trasversale in grado di far muovere i bacini più diversi. Testimonianza di ciò è data da “Ay ay ay”, ultimo lavoro in studio per Aguayo uscito nel 2009, dove in 11 tracce trovano spazio cumbia e house, stile e ritmo, l’estro Cileno ed il rigore teutonico.

Un disco ambizioso, eterogeneo eppure compatto, la cartina tornasole per l’uomo dei due mondi.

“Ho scelto Parigi e Buones Aires come “basi” per pura coincidenza. In Argentina sono andato per suonare e ho subito fatto molti amici, trovando immediatamente un feeling comune con la gente di Buenos Aires, con personaggi come Pablo Castoldi. E’ una città che mi ha immediatamente sedotto, dove ho trovato la stessa sensibilità per le cose che piacciono anche a me. Buenos Aires mi calza come un guanto. Per Parigi la cosa è stata un po’ più casuale: la mia ragazza viveva lì ed io mi trasferii nelle banlieu. Adesso invece vivo a Berlino con mia moglie.”

Deiv A proposito di Buenos Aires, puoi chiarire in cosa consisteva il progetto collettivo di “Juventud Clandestina?”
M.A. La crisi economica favorì sperimentazioni e movimenti culturali. In quel periodo naccquero molte idee in spazi che prima, per forza di cose, non erano accessibili. Diciamo che fondamentalmente era un bar pieno di fumo con un sacco di improvvisazione! (ride)

Deiv Trovo difficile etichettare la tua musica.
M.A. Grazie, è una bella cosa. Credo che, quando un genere di musica viene etichettato, siamo di fronte all’inizio della fine. Questa cosa per esempio è successa alla techno. Quando ho cominciato ad ascoltare house c’erano molte più variabili. Una traccia poteva essere più elettro, più latina, più quadrata. Parlare di “etichette” abbassa il livello della comunicazione. Non si parla più della musica ma dei suoi elementi. I bpm, il beat, il modo in cui suona la cassa..questo modo di ragionare è lontano dalla mia percezione. Per me la techno era libertà: tutto aveva senso e non c’erano limiti, era tutto molto più..intenso! Mentre nella techno di oggi si è persa la follia di un tempo, oggi la techno suona normale, come la lounge music degli hotel moderni.

Deiv Ti consideri, cileno, tedesco, cittadino del mondo?
M.A. Ho lasciato il Cile per la Germania quando avevo un anno e mezzo. Però mentirei se dicessi di non sentirmi anche cileno.

Deiv Che differenzi trovi nel lavorare su etichette così diverse come la Kompakt e la Soul Jazz, oltre che per la tua etichetta Comeme?
M.A. La relazione con Kompakt è ottima, ho libertà assoluta, e la cosa mi stupisce sempre considerando quanto loro siano legati ad un tipo di suono minimal techno. Su Soul Jazz lavorerò sicuramente ancora: loro mi cercano ma io, al momento, non ho niente da offrirgli. Devo dirti che essere su questa etichetta mi rende davvero felice. Sopratutto quando vedo tutti i bei dischi hanno prodotto. Su Comeme tutto è più soulful, e tutto viene identificato con quel sound.

Deiv Dai tuoi live, invece, cosa dobbiamo aspettarci?
M.A. Dipende. Spesso suono coi cd, quasi mai col laptop, la cosa mi annoia. Voglio dire, viviamo di fronte ai nostri computer, a casa di fronte al computer, in studio di fronte al computer, in tour di fronte al computer. Il pensiero di fare anche i live di fronte al computer mi uccide. A volte canto e suono le percussioni. Dipende anche dal pubblico che ho davanti e dal tipo di set che posso fare. Se il pubblico già mi conosce chiaramente posso essere un po’ più libero, quindi mescolo cose molto diverse fra loro come cumbia, house o la champeta colombiana. Anche in questo caso si parla di seduzione, devi coinvolgere il pubblico e portarlo nella direzione che ti eri prefissato. E’ il mio modo di parlar con le persone.

Deiv Cosa pensi oggi di “After Love” ,tuo disco del 2002, da molti considerato fondamentale?
M.A. Mi piace ancora, mentre sono poche le cose vecchie che ascolto ancora oggi. Era un disco ambizioso, ma anche un disco che riflette la mia età. Comunque lo ritengo ancora “fresh”. E’ l’ultimo disco prima di passare ad un nuovo livello. E non intendo in termini di qualità, ma di composizione, di libertà creativa. Prima infatti ero un maniaco del controllo, dovevo controllare tutto. Mi interessava che i miei dischi suonassero sexy, con delle voci sussurrate, stando attendo ad evitare tutti gli errori, ad evitare che potesse suonare pacchiano. Adesso non mi importa più, la vita è corta, voglio divertirmi. Anche la mia musica diventa necessariamente più diretta, perchè rispecchia un tempo diverso, After Love era del 2002, adesso siamo nel 2011. La musica deve relazionarsi al tempo, alla sensibilità ed alla percezioni.

Deiv Grazie.
M.A. Grazie a te.

Matias Aguayo sarà al Doris DOMANI 14 giugno (via de Pandolfini 36r Firenze) per dare una svolta di qualità alla modaiola settimana di Pitti. L’evento è a cura di A piedi nudi nel parco (PNP) e dello stesso Doris. Il warm up è affidato al rodatissimo Umberto Saba. Ingresso gratuito su invito (tramite PNP) oppure 10 euro alla casa.