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Deadpool 2-bigger is (mostly, maybe) better (?) -SPOILER-



C’è una storia che, più di tutte, negli ultimi anni cartacei di Wade Wilson mi ha colpito in profondità. Si intitola “il buono, il brutto e il cattivo”.

Sì, esattamente come il capolavoro western di Leone.

Nella saga, Wade -assieme a Cap (il buono) e Logan (il “cattivo”)- scopre una serie di agghiaccianti verità sul suo passato e, in un crescendo drammatico che lascia seriamente spiazzati, si passa dalla scanzonata cazzoneria citazionista di Wilson ad immagini che colpiscono duro lo stomaco ed il cuore, colpi che raggiungono l’apice nella scena ambientata nella fossa comune scoperta in Corea Del Nord da DP e il resto dell’improvvisata banda.

Vi lascio il piacere di scoprire di cosa parli questa storia, quello che mi preme è spiegarvi perché l’abbia tirata in ballo per parlare del film.
Deadpool è un personaggio che funziona a più livelli, più questi livelli si stratificano e più il personaggio ha cose interessanti da dire.

C’è il Deadpool “spacca-quarta-parete” coglione, logorroico e ossessionato dalla cultura pop che diverte e ci permette di ridere di noi stessi in quanto nerd ossessionati dalle medesime cose.

Abbiamo il Deadpool spietato mercenario che, nel caso venga mandato a “nozze” con la caratteristica summenzionata, permette di ironizzare anche sulla figura spesso fin troppo tormentata ed abusata dell’antieroe.

Infine abbiamo il Deadpool che, nelle mani dello scrittore giusto, coniuga tutte queste caratteristiche con delle storie drammatiche e profonde, la spiazzante sensazione che ci assale nel leggere le vicende di un idiota catapultato nel dramma è spesso foriera di eccellenti spunti di riflessione.

Deadpool 2 (2018, regia di David Leitch) cerca di fare proprie queste dinamiche narrative e lo fa con grande onestà artistica e un po’ (un bel po’) di casino e faciloneria.

In questo secondo capitolo Wade dovrà affrontare, per la prima volta sullo schermo, vari&veri drammi, a partire dalla morte violenta ed inaspettata della compagna Vanessa.

Ma la cosa che più di tutte mi ha colpito del film sta tutta racchiusa in una scena che dura sì e no due secondi.

Dopo l’assalto casalingo che provoca la morte accidentale del personaggio di Morena Baccarin (a proposito, ho finito gli aggettivi per decantare la bellezza di quella donna) Wade si getta all’inseguimento del killer salvo poi, dopo averlo catturato rocambolescamente, abbracciarlo disperato un attimo prima di finire assieme a lui sotto un camion.

Una scena di due secondi riesce a esplorare l’orrenda solitudine di un uomo folle ed ossessionato dal desiderio di morte che, per tutta la vita e le due pellicole, cerca sia di andare oltre questa situazione che di accettarla come parte integrante della sua assurda esistenza.

Da lì in poi tutto quello che accade è una diretta conseguenza della mancata catarsi mortale ricercata da Wade, la vicenda di Russell e di Cable (che, non a caso, fa tutto quello che fa solo per salvare la sua famiglia), la creazione di X-Force (#teamPeter) e il rapporto con Colosso, TestataMutanteNegasticazzi e Yukio (btw, finalmente una coppia apertamente gay in un film di supereroi, era la cazzo di ora nel 2018) sono tutti passaggi volti a colmare quel nulla che divora l’interno del Mercenario Chiacchierone.

Wade vuole morire, sia per esasperazione che per potersi ricongiungere con Vanessa, ma contemporaneamente vuole vivere ed essere accettato.

Proprio da questo conflitto si sviluppano le parti migliori del film.

Parti intervallate da meta-jokes spesso esilaranti (spesso…non sempre), violenza esageratissima, un deciso freno a mano sul sesso (bigotti del cazzo, mitra e pistole vanno bene ma un paio di poppe sono l’Apocalisse eh?), una Domino che ruba la scena a tutti ed un Josh Brolin più che ottimo nei panni di Cable ma leggermente “al telefono” in alcuni passaggi.

La pellicola ci regala alcune perle strepitose nei panni di cameo inaspettati e riferimenti più o meno nascosti al mondo cartaceo e altri ASSOLUTAMENTE manifesti alla “concorrenza” MCU, per chiudersi con 4 scene post credits totalmente ed adorabilmente folli.

Difetti ce ne sono in abbondanza, a partire dalla CGI agghiacciante di un personaggio in particolare, roba 10 volte peggiore di Steppenwolf in Justice League, dal montaggio fin troppo frenetico -in netta opposizione con le eccezionali coreografie delle scene di lotta- e da una certa “frettolosità” di fondo di tutto il film, evidenziata anche da alcune battute metareferenziali sulla sceneggiatura, che in effetti a conti fatti è molto prevedibile e un filo deboluccia.

Ma Deadpool è, forse, quello che è anche e soprattutto al netto di determinate mancanze sia cartacee che filmiche.

Chissà che diavolo succederà quando Wade entrerà a far parte della scuderia MCU.

Tutto sommato non vedo l’ora di scoprirlo.

VOTO: 7,5