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Ready Player One è il Pornhub per i nerd



“Hai visto la tipa di Overwatch?”
“Ma quello è Master Chief!”
“Ha detto Gundam! Ha detto Gundam!”

Immaginate di essere davanti alla homepage di un qualsiasi sito scollacciato e di poter scegliere una qualsiasi categoria di vostro interesse (lo so dai, non fate i santarellini…ognuno ha le proprie perversioni) per potervi poi immergere nelle scene che quell’argomento lo trattano con dovizia di particolari.

Ecco, Ready Player One (2018-Steven Spielberg, tratto dall’omonimo romanzo di Ernst Cline) è esattamente questo, declinato in salsa geek-nerd.

Una sequela pressoché infinita di citazioni, omaggi, personaggi tratti a piene mani dalla cultura pop -principalmente videoludica- degli ultimi 40 anni.

Il film, come il libro, narra le avventure di Wade Watts alias Parzival, giovane pezzente del 2045 alla ricerca di una svolta nella propria misera esistenza.
Svolta che si presenta sotto forma di quest da gioco di ruolo quando James Halliday, il disadattato miliardario creatore di OASIS (la realtà virtuale che fa da sfondo alternato alle peripezie dei protagonisti) muore e lascia nelle mani del primo utente in grado di trovare tre chiavi nascoste tutta la sua compagnia e 500 miliardi di dollari.

Parte così, come detto, un’alternanza fra momenti di desolante vita reale ed avventure immaginifiche infarcite di icone pop all’interno del mondo virtuale. Le sequenze si susseguono frenetiche, al punto che la pellicola meriterebbe una seconda o terza visione solo per poter gustare tutti i piccoli “regali” visivi in esse contenute.

Dalla prima folle corsa in una New York remixata (featuring il T-Rex di Jurassic Park, King Kong, la moto di Akira…) fino alla esaltante ultima battaglia per il futuro di OASIS tutto ci viene letteralmente tirato in faccia da Spielberg ma, anziché lamentarci, ci scopriamo in piedi sul seggiolino del cinema a gridare “ne voglio ancora!”. Poco importa che questa narrazione per immagini che sconfina nella pornografia pop fagociti ogni tipo di interazione “adulta” fra i personaggi, che semplicemente non evolvono ma passano da uno stato emotivo all’altro senza soluzione di continuità, poco importa anche che i cambiamenti operati alla trama del romanzo nel passaggio al cinema lo rendano sì più snello e meno banale ma costringano la voce narrante (lo stesso Wade) ad una serie pressoché infinita di “spiegoni”.

Non importa perché Ready Player One, al netto dei suoi difetti ereditati più che altro dal materiale d’origine, è una vera e propria festa per gli occhi e per il cuore di chiunque sia nato fra il 1975 e il 1990.

Certo, si avverte clamorosamente la mancanza di quasi tutto lo scibile pop della galassia Disney-Marvel, ma non si può pretendere l’impossibile, nemmeno da babbo Steven.

Delude anche il mancato sviluppo della parte di trama che funge da metafora sull’annosa questione della Net-Neutrality, nel film rappresentata in toto dalla perfida compagnia IOI che desidera accaparrarsi il mondo di OASIS per trasformarlo in un enorme ed intollerabile spot pubblicitario senza controllo e senza rispetto per la libertà dell’utente (e qui film 1- mondo reale 0, visto che noi esseri umani veri e sprovvisti di visori al laser ce la siamo presa nel culo l’anno scorso).

Ma a Ready Player One si finisce per perdonare questo ed altro, volete sapere perché?

Nessuna “alta” motivazione filosofica, artistica o politica.

Gli si perdona tutto perché ad un certo punto…

“Ha detto Gundam! Ha detto Gundam!!! Quello è un RX-78! E quello è Ken di Street Fighter!”

Capito l’antifona?

VOTO: 8*

*Che è la risultante del 6 dato alla pellicola vera e propria e del 10 dato a…tutto il resto