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Reebok



Intervista a Barbara Torasso, Brand Marketing Manager.

Foto di Giulia Donnini

Cece Cosa presentate in questa edizione di Pitti? I punti di maggiore interesse quali sono?

Barbara Per questo Pitti abbiamo deciso di portare la vera novità della nostra collezione, il concetto di “lite”, parola che gioca sullo slang inglsese di luce e leggerezza.
Luce intesa come colore, infatti i colori sono molto accesi e freschi, leggerezza legata invece alla tecnologia della scarpa. Ogni pezzo della nuova collezione ha infatti la tecnologia 3D UltraLite, che la rende estremamente leggera e confortevole. Con questa parte di collezione abbiamo preso le silhouette della linea Reebok Classic, modificandone i colori e le suole. Questa linea sarà il nostro punto forte per il fall/winter 2011, accompagnata da spot, pubblicità, promo, etc.
Ovviamente continuiamo il nostro lavoro anche sulle altre linee come la Heritage di Reebok Classic e le Pump, anche se non le abbiamo fisicamente qua a Firenze.
Abbiamo anche collaborazioni in programma, che vedranno protagoniste le Pump, ma non posso svelarvi nulla sui nomi.
In uscita per il 2011 c’è un pacchetto che si chiama Classic Vintage, composto da alcune scarpe storiche di Reebok riproposte nella variante invecchiata, sia per la pelle che per la suola.

Cece Quanto ha aiutato l’icona Pump a far rimontare Reebok e a farla rientrare di diritto tra i big del settore sneakers?

Barbara Sicuramente è uno dei pilastri fondamentali del brand, nato come concetto sportivo ed evolutosi come fenomeno moda. Il rilancio di Reebok parte proprio da Pump, un’ottima scarpa per le collaborazioni e un vero oggetto di culto per gli sneakerheads.
Come Pump a fine anni ’80 ha rilanciato Reebok nel mondo dello sport per la sua grande innovazione tecnologica, noi adesso lo stiamo facendo usando nuovi modelli e nuove tecnologie. Il concetto di Zigtech, che è già un fenomeno negli USA, è stato tra i più innovativi e performanti, con la suola a zig-zag che permette la risposta della calzatura sia in orizzontale che in verticale.

Cece Pensi che, a livello italiano, le persone siano più acculturate e informate sulla situazione sneakers e sulla loro storia rispetto al passato, oppure non è cambiato molto?

Barbara Il fatto che tutti i brand producano delle scarpe da ginnastica e che tutti le indossino non significa che in Italia ci sia una cultura della sneakers. In realtà direi che c’è una massificazione dell’utilizzo della calzatura da ginnastica, e questo è portato da un non cultura.
Chi acquista una sneakers creata da un brand formale non ha una cultura su quello che sta comprando. Penso che i brand sportivi che nascono dal performance abbiano una grande marcia in più su questo, con una storia alle spalle e una grande evoluzione stilistica e tecnologica.