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Gli anni cinquanta



Gli anni ’50, chiamati “ the happy days” dai sentimentalisti, erano in verità anni di tensione per gli Stati Uniti.
In superficie tutto sembrava tranquillo: l’America era uscita quasi indenne dal conflitto, l’economia andava a gonfie vele, tanto da offrire aiuti agli stati più deboli, ed il fatto di possedere la bomba atomica nel suo arsenale, rendeva questa nazione più sicura nei confronti dei nemici.
Gli Stati Uniti si autoproclamarono “Super Nazione”, una sorta di Capitan America presente sulla scena politica di tutto il mondo.
Tuttavia, questo sentimento non era comune a tutti.
La bomba atomica era stata sganciata su Hiroshima e Nagasaki, per abbreviare la durata del conflitto e per “risparmiare”vite umane, però nel frattempo questo espediente aveva causato più di 100.000 vittime nelle due esplosioni; e c’era chi si sentiva colpevole per questo.
In più, l’America si sentì tradita, quando il suo maggior alleato, la Russia, divenne il suo nemico numero uno.
I Russi erano i ladri che avevano rubato la formula segreta per costruire la bomba atomica e gli americani non si sentivano più intoccabili
Nel sottosuolo si costruivano ripari e si faceva scorta di viveri in caso d’attacco nemico.

Comunisti dallo spazio profondo:

In questo clima di tensione nasce “Marvel Boy” (1950) il primo ed unico super eroe della “ casa delle idee ” degli anni ’50.
Questo comic, disegnato dal noto Bill Everett, narra le avventure di Bob Grayson, un ragazzo americano di 17 anni, cresciuto sul pianeta Urano da suo padre.
Bob, ritorna sulla Terra poiché, questa, si trova su una brutta strada.
Le avventure della creatura di Everett sono ricche di simbologie che, più tardi, sarebbero diventati i peggiori incubi degli americani.
Nella sua prima avventura, alcuni alieni rapiscono uno scienziato che ha inventato un raggio antiradiazioni che protegge dagli attacchi nucleari.

Nonostante gli avversari siano alieni, il nostro eroe li chiama “compagni”, mentre li affronta.
L’epilogo di questa battaglia si ha con la distruzione della base aliena, situata in Arizona, grazie allo sgancio di una bomba atomica.
Le avventure di questo patriottico ragazzo durarono solo due edizioni, ma questo alla Marvel non importò molto poiché ormai il messaggio era stato lanciato.
Queste storie convinsero i lettori che le radiazioni erano utili, che le navicelle spaziali erano piene di russi e che la bomba atomica era l’arma amica dell’America.

La guerra di Corea:

Nel 1950 la Marvel, si trova a lavorare su un nuovo genere: il fumetto di guerra, ispirato dallo scoppio della guerra di Corea.
Questo conflitto si differenziava dagli altri poiché gli Stati Uniti erano sotto la bandiera delle Nazione Unite.
Le storie rispecchiavano ciò che un gran numero dei loro creatori avevano vissuto, avendo partecipato alla seconda guerra mondiale.
Ora, i comic’s non raccontavano più storie di super eroi che salvano la situazione al momento opportuno, ma la vita di soldati, con le loro paure e le loro debolezze.
Nel luglio 1953 venne firmato un armistizio, ma fino a quel momento avevano già perso la vita più di 50.000 soldati americani.
Per questo motivo la reazione del pubblico, stavolta, non fu incoronata dal patriottismo, ma piuttosto dallo scetticismo e dalla disapprovazione.
I titoli pubblicati dalla Marvel, cercavano soprattutto di sottolineare il concetto delle guerre come brutali e come business sanguinario.
Il comportamento della casa editrice, naturalmente, si adeguava al pensiero della popolazione; se il popolo voleva un nemico, la Marvel gli dava un nemico, se era contrario alla guerra, lei pubblicava fumetti in cui si vedevano tutte le crudeltà del conflitto.

Il ritorno dei Supereroi:

In un periodo in cui scrittori ed artisti erano piuttosto cinici verso la strada che l’umanità stava percorrendo, Goodman convinse Stan Lee a rilanciare le vecchie glorie della Golden Age.
La scelta cadde sui tre personaggi che avevano lasciato il segno di quegli anni:
la Torcia Umana, Namor e Capitan America.
La rinascita avvenne nel numero 24 di “Young Men” (Dicembre 1953) e, rifacendosi ai vecchi successi del’39, venne pubblicato con una copertina che raffigurava la Torcia Umana, mettendo però anche una nota che annunciava la presenza dei colleghi Sub Marine e Cap. America.
Successivamente, ognuno di questi eroi ebbe una propria testata, anche se la Torcia sarebbe rimasta il preferito dal pubblico.
Probabilmente il successo della Torcia va attribuito all’origine della sua rinascita.
Sconfitto e privato dei suoi poteri, l’eroe è sepolto nel deserto del Nevada, ma grazie a dei test nucleari, vengono ripristinati i suoi circuiti androidi. Le sue avventure erano incentrate nella continua lotta contro nemici, armati di armi atomiche, di cui il più letale era “Conrad X”, alieno proveniente dal “Pianeta Rosso”.
Com’è facile intuire, il nemico è sempre di stampo comunista.

Anche Namor e Cap., in questo periodo di “guerra fredda”, affrontarono i rossi nemici della libertà.
Sulle copertine di Capitan America si poteva leggere frasi tipo “Cap, lo schiaccia comunisti”.
Questa nuova tendenza, non piacque molto al creatore dell’eroe, Jack Kirby, che criticando questo comportamento pubblicò sulla sua nuova rivista, “Prize Publication”, un nuovo personaggio “Fightin America”.
Questo riprendeva tutte le caratteristiche di Cap, ma l’approccio con il nemico era meno estremista.
Purtroppo, questo tentativo, fu troppo poco e troppo in ritardo, la nuova posizione di Cap, incoraggiato da politici come Mc Carthy e Nixon, fece sì che gli americani ricercassero nuovi nemici, accusandosi anche l’un l’altro di anti-americanismo.
Era appena iniziato il periodo del decadentismo dei comic’s.

Il cattivo da combattere “L’Artiglio Giallo”:

Per capitalizzare sullo spettro di una cospirazione comunista che ossessionava le menti americane durante tutti gli anni ’50, Stan Lee decise di creare un fumetto basato sui diabolici complotti dell’Artiglio Giallo.
Gli autori s’ispirarono all’omonimo personaggio letterario creato da Sax Rohmer, nel romanzo intitolato “Yellow Claw” del 1913.
Proprio come il suo predecessore romanzesco, l’Artiglio Giallo, oltre ad essere un brillante scienziato cinese, padroneggiava le arti occulte grazie alle quali aveva creato anche un elisir di lunga vita.
Dopo la guerra di Corea, i Cinesi “rossi ”, erano mal visti probabilmente più dei Russi, ma la Marvel, evitando un razzismo indiscriminato, propose un albo in cui il protagonista era un nemico degli Stati Uniti.

La seduzione degli innocenti:

Il fumetto, ormai, era considerato parte integrante della cultura popolare americana, ma questo non significava che tutti lo approvassero.
Il più noto contestatore di comic’s, fu il Dr. Fedric Wertham, uno psichiatra di New York.
Con il suo viso sottile e la voce un po’ stridula, non sembrava il tipo da inspirare un movimento politico di massa, invece fu molto convincente e persistente nella sua crociata.
Specializzato in disturbi infantili e nella delinquenza giovanile, Wertham aveva notato che la maggior parte dei suoi pazienti leggeva fumetti (fatto poco rilevante poiché comune alla maggior parte dei giovani americani).
Egli sosteneva di aver scoperto, nei fumetti, l’elemento distruttivo dell’igiene mentale, e che questi, spingevano i ragazzi a commettere crimini.
Nonostante le storie fossero incentrate sulle sue cospirazioni criminose, l’Artiglio Giallo spiccava per arguzia e per inventiva, a differenza dei criminali conosciuti durante il periodo della 2° Guerra Mondiale (escluso alcune eccezioni come il “Teschio Rosso”).
Questa imparzialità, probabilmente,fu una delle ragioni per cui l’albo chiuse dopo solo quattro pubblicazioni.
Questo personaggio ebbe l’onore di una testata personale; un evento unico per i comic book di quel periodo.
Rinato negli anni’60, viene inserito nell’universo Marvel come super criminale in continua lotta con eroi del calibro di Capitan America e Iron Man.
Wertham cominciò così una campagna di lezioni, dichiarazioni pubbliche e articoli su giornali che culminarono, nel 1954, con la pubblicazione di un libro, provocatore e sensazionalistico, intitolato “La seduzione degli innocenti”, carico di mezze verità e racconti choccanti, spaventò molti genitori.
I bersagli principali, di Wertham, erano i “Supereroi”, gli “Horror” ed i “Crime Story”.
Per lui ogni tipo di fumetto era sbagliato, ed in ogni personaggio vedeva un elemento criminale.

In una sua testimonianza, rivolta al Comitato del Senato per lo studio del crimine giovanile, egli parla così dei supereroi: “Questi personaggi alimentano le fantasie infantili a provare una gioia sadica nel vedere altri esseri umani soffrire, mentre loro stessi rimangono immuni alla violenza.
Questo caso prende il nome di Complesso di Superman”.
Wertham fece leva anche sui pregiudizi della gente sugli omosessuali, suggerendo che, certi eroi, erano sessualmente coinvolti con i loro partner adolescenti, ”Se Batman lavorasse per il Dipartimento di Stato, sarebbe stato subito licenziato”.
Nemmeno i fumetti “rosa” per adolescenti furono risparmiati, poiché spingevano, secondo il nostro brillante psichiatra, verso la prostituzione minorile, ed i maniaci si aggiravano intorno ai rivenditori di comic’s per adescare giovani vittime.
Il suo libro ribadiva spesso il tema della depravazione sessuale perché sapeva che avrebbe fatto molta presa sull’opinione pubblica.
Egli condannava personaggi come “Millie the model” o “Nellie the nurse”, dicendo che incoraggiavano le adolescenti a riempire il seno con la carta per metterlo in evidenza.
Il momento più assurdo però fu quando, durante un convegno, ingrandì la pagina di un fumetto, ed indicando una macchia d’inchiostro sulla spalla di un personaggio, evidenziò che questa assomigliava ad un utero.
“Questi sono disegni criptati da altri disegni – disse Wertham – fatti per bambini che sanno dove guardare”.
La sua tesi venne discussa e disputata da insegnanti, avvocati, ed altri psichiatri che, secondo lui, erano male informati oppure pagati dalla industria dei comic’s, per mettersi contro di lui.
Come la maggior parte dei censori, egli dichiarò di odiare la censura, e che le sue azioni erano atti per salvaguardare la salute dei giovani americani.
Tuttavia, questa caccia alle streghe, creò un tale stato di dubbio e di terrore, nei genitori, che quasi riuscì a distruggere completamente l’industria del fumetto.
Arrivò, addirittura ad affermare che, chi pubblicava questo genere di nefandezze, di sicuro era un depravato, e mentre la gente bruciava in strada interi fascicoli di fumetti, numerose case editrici chiudevano i battenti.
Ben presto, però, gli americani avrebbero trovato altri svaghi nel cinema e nel rock’n’roll, e la critica dei moralisti si sarebbe concentrata su questi nuovi eventi.
Oggigiorno, nonostante qualche individuo la pensi ancora come Wertham, questa associazione di idee fa ridere gli appassionati di comic’s, che considerano questa diatriba un classico del pensiero sbagliato e dell’humor non voluto.

Illustrazioni di Alex Ross