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Theater of the Mind



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Yep,I’m back guys!!!

Come promesso lo zio Slim è tornato con qualcosa da consigliarvi per deliziare le vostre orecchie affamate di black music.C’eravamo lasciati nel primo appuntamento con T.I., e torniamo ad Atlanta perché è il turno di scoprire…

“Theater of the mind”

“Theter of the mind” è il nuovo, sesto lavoro di Chris Bridges a.k.a Ludacris, a distanza d quasi tre anni da “Release therapy”.

Ogni volta che iniziano a circolare voci sull’uscita di un nuovo progetto di Luda, l’attesa cresce perché si parla di uno dei migliori MC di tutto il panorama mainstream americano, anche se poco compare nelle top list degli “mc preferiti”. Parliamo di un artista che ha alle spalle 5 album multiplatino, che con il calo globale delle vendite dei cd sicuramente non è poco,e ora come ora solo pochi eletti (tra i rapper) arrivano alla placca di platino.

Non solo, ma il buon Luda è uno degli mc più eclettici in quanto a tecniche, argomenti, skillz al microfono, infatti è da sempre tra i più ricercati per collaborazioni su album altrui (a volte col rischio di far fare brutta figura al titolare dell’album… qualcuno ha detto The Game?????).

Ma veniamo al nuovo album, che è stato concepito come un film, e pertanto è pieno di guest star.

Si parte subito forte già dall’intro, dove Chris attacca il micro come un cagnaccio e fa sfoggio delle qualità liriche che l’hanno reso famoso.

Dopodichè lo sentiamo autoproclamarsi campione su “Undisputed”, su una bella produzione di Don Cannon (ultimamente uno dei miei producer preferiti, tenetelo d’occhio!).

A seguire, T.I. ricambia il favore, e collabora alla tosta “Wish U Would”.

Si va avanti, e dopo l’obbligatoria comparsata di T-Pain su “One more drink”, pezzo che si presta bene ai dancefloor, e “Call up the homies” con The Game e Willy Northpole, si passa ad un altro pezzo forte con “Southern gangsta” dove il vocione di Ving Rhames (attore che abbiamo apprezzato in “Baby boy” di John Singleton) introduce di volta in volta Luda, Rick Ross e i Playaz Circle, su una base da sparare a palla nei vostri impianti e con i finestrini giù!

Si arriva al Ludacris più ironico che tutti conoscono su “Everybody hates Chris”, che vede come ospite il protagonista della serie tv omonima, il comico Chris Rock. A seguire c’è la parte del “film” dedicata alle ladies con il super-singolo “What them girls like” con Chris Brown (che ultimamente sembra capire poco cosa piace alle donne..ma questo è un discorso a parte) e Sean Garrett, seguita da “Nasty” in compagnia della rivelazione Plies e della sincopata “Contagious” con Jamie Foxx a fornire una discreta prova da soul coroner.

Dopo questo tocco di easy listening si arriva alla parte migliore, che in questo caso sta nei pezzi che chiudono il lavoro. Qua Luda mostra tutto il suo amore per l’hip hop nelle sue forme più pure.

Si parte con “Last of dying breed” con un Lil’Wayne che non sembra neanche lui per come attacca il microfono e sputa una gran strofa, tenendo altissimo il livello del pezzo, dove Chris si esprime al meglio e dove il cut “MC means move the crowd” è un’omaggio all’immenso Rakim. Troviamo a seguire la sorpresa di tutto il lavoro, ”MVP” prodotta niente di meno che da sua maestà Dj Premier. Questo è il pezzo “back to the basic” dove Chris Luva Luva mostra ancora una volta di cosa è capace quando si tratta di punchlines,anche su un pezzo che nessuno si aspetterebbe da un mc del sud degli Usa. Il pezzo fa poi da prologo alla mega collabo con due pesi massimi del mic come Jay-Z e Nas in “I do it for hip hop”, nel quale troviamo una dichiarazione d’amore e di intenti nei confronti della musica (e della cultura) che noi amiamo,fatta dai migliori rapper sulla piazza.

Anche l’ultimo pezzo è un omaggio alla black culture, come si capisce già dal titolo “Do the right thang”, con tanto di intro e outro del regista dell’omonima pellicola, l’immenso Spike Lee!

Ma è anche il momento “conscious”, che invita a pensare, e ad usare la propria testa, il tutto benedetto dalla presenza di Common sul pezzo.

In sostanza, l’album è carico al punto giusto, forse è il più completo del rapper di Atlanta, che dimostra di non essere solo battute ed ironia, ma riesce ad amalgamare il tutto con la strada intrapresa già su “Release therapy”. L’unico neo, forse, di tutto il lavoro, è da cercarsi nella presenza tanto massiccia di collaborazioni, ma oggi in America è la normalità, e in questo caso (per fortuna) non abbassano il livello, anzi aumentano lo spessore del progetto.

Bella prova dunque per Ludacris, e noi tutti ringraziamo sentitamente. Per questo appuntamento è tutto. Tornerò con altri consigli molto molto presto…

Lo zio Slim saluta…
Peace up!!

DISCOGRAFIA:

  • Back for the first time(2000),
  • Word of mouf(2001),
  • Chicken-n-beer(2003),
  • The red light district(2004),
  • Release therapy(2006)

Jack and Slim and DoubleDee