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L’Altro Universo di Lapo Raggiro



In occasione del nuovo disco “L’Altro Universo” uscito il 30 novembre, ho incontrato l’autore, il rapper fiorentino Lapo Raggiro , che oltre ad essere un writer, ha già dimostrato di sapersi destreggiare nel panorama rap con la sua prima uscita “UnderThaGround”.

Dopo aver ascoltato le tracce del cd, aver assimilato le sonorità sperimentali e le rime interiori, ho osservato la cover, che si presenta con un packaging originale e spirituale, che già fa intuire il lavoro compiuto sull’introspezione e la ricerca di qualcosa di più profondo, che oltrepassa i confini della superficialità.

La musica che esso custodisce, fa accedere ad un’altra dimensione, ad un altro universo.

Dopo qualche album e mixtape, sei uscito con il tuo secondo album personale “L’Altro Universo”.
Parlami della creazione concettuale di questo album, dato che sono presenti tracce un po’ più hardcore, accostate ad alcune più “introspettive”.

Il discorso che ci sia roba hardcore e no, è una cosa mia: diciamo che l’ecletticità c’è un po’ in tutte le cose che faccio.
Questo disco è la scoperta di un altro universo, quindi di nuove robe e in questa ricerca è rimasta l’ecletticità, che in realtà ha fatto sì che si stravolgesse tutto: praticamente ho modificato un po’ tutte le mie cose. Sicuramente anche l’aggiunta di sonorità elettroniche ha influito; sempre tenendomi un po’ lontano dalla moda, ho inserito un sound più elettronico, che proviene da Nasty Lime, che si è approcciato appunto alla roba elettronica e ha influenzato un po’ la mia produzione, che include anche un po’ d’ispirazione dubstep.
Oltre a questo, ci sono le mie solite tracce classic, che tiro fuori sempre, in cui mi esprimo meglio.
In ogni caso, il concept del disco è la scoperta di un altro universo, che nasce anche dalle ricerche che ho fatto mentre scrivevo il disco: ricerche spirituali, ricerche di se stesso, ricerche per trovare la propria dimensione.
La mia dimensione è l’altro universo, o meglio: la ricerca della mia dimensione è la ricerca del mio altro universo.

Nella seconda traccia del tuo nuovo album hai rappato su una base dubstep…

E’ l’unica traccia prodotta da me.
Non è dubstep, tecnicamente.
Il giro di bassi è campionato da “A Serbian Film”.
E’ d’ispirazione dubstep, ma poi in realtà la ritmica è prettamente hip hop, un po’ velocizzata… Però sì, le atmosfere son quelle.
Ha il ritmo in levare, però è hip hop a 160.

In “Interspaziale”, mi ha incuriosito il sample iniziale: da dove l’hai preso?

E’ un mandala, che è nella colonna sonora di “A Serbian Film”, appunto, che ho campionato.
Aveva un super senso con il disco, quindi era per forza da tenere e poi l’ho modificato io.

In una vecchia intervista riguardo ai featuring, ho letto che “Non ci sono persone con cui ho legato di più o di meno”. E’ cambiato qualcosa da allora, hai trovato più affinità con qualcuno (a parte S-One)?

Buonissima domanda, perché poi le cose si sono sviluppate bene e a Firenze abbiamo creato una roba: FI Riders.
E’ un progetto creato dalla gente che alla fine ha legato di più nella scena fiorentina, che include: la mia cerca di amicizie, quella del Nanne, di Ganji Killah, degli White Socks, ovvero di Charlie DaKilo e Tiezzo.
Diciamo che le persone con cui ho stretto più legame sono quelli che sono inclusi nel progetto FI Riders.
Inizialmente me li sentivo un po’ tutti uguali, poi ti rendi conto che puoi sviluppare delle collaborazioni e alla fine facendo lo studio e vivendoci tutti i giorni, mi sono ritrovato con mio cugino Malko e Tony Smoka.
Però alla domanda di quell’intervista, risposi: “non ho nessuno”.
Perché effettivamente a quel tempo, a parte il Nanne che mi stava simpatico ed era quello con il quale facevo più roba, ma che comunque non è che avessi legato a livello personale o musicale, non c’era nessun altro.
Con lui e la Tullo Soldja, ho fatto appunto FI Riders: senza dubbio sono quelli che si collegano di più a Firenze e più che altro, sono gli unici attivi davvero da una vita e io avendo quella mentalità lì, mi ci trovo bene.

Parlami della collaborazione con Malko.

Siamo cugini.
La storia è nata così: abbiamo cominciato a fare rap assieme, a vivere assieme, e di conseguenza a fare musica assieme.
Dopo un po’ abbiamo tirato fuori un album, registrato da Michelangelo Buonarroti nel 2007.
Poi ho fatto qualche album da solo e intanto lui scriveva per conto suo.
Abbiamo deciso di smezzare lo studio, che era già mio e siamo ripartiti a fare roba molto più intensamente di prima.
Abbiamo un disco in canna, praticamente già pronto, solo da mixare, come PFG, (il vecchio gruppo). Musicalmente è un disco assolutamente diverso: molto più sperimentale, ancora più ricercato.
Fondamentalmente è nata così la collaborazione: si vive insieme e abbiamo la stessa visione della follia.
Siamo figli di due fratelli molto simili, quindi siamo fratelli anche noi.

Musicalmente trai ispirazione da qualche artista italiano (o straniero) in particolare, proprio a livello di impostazione vocale?

Son cresciuto ascoltando Bassi Maestro.
Principalmente l’influenza a livello di composizione, di struttura dell’mc è quella di Nas.
Anche Bassi è venuto fuori ascoltando quella roba là.
Alla fine quindi non è che mi ispiri proprio a lui, ma a gente americana, in particolare di Brooklyn.
A me piace Brooklyn principalmente, poi anche altro, però mi ispiro di più a quella scena lì.
Alchemist, Mobb Deep e poi la roba nuova: Beast Coast, Flatbush Zombies, The Underachievers, Roc Marciano… Non sono famosissimi.
Di gente underground in Italia mi piace qualcuno.
Ho anche rapporti con qualche personaggio, però sono abbastanza chiuso.
Il fatto è che stando a Firenze, chi viene a suonare è aperto a tutti, poi però non è che si instauri una grande amicizia, a parte con qualcuno.
Con E-Green ad esempio, abbiamo suonato assieme e abbiamo legato.
Poi Mekoslesh di Padova e Bako Crisi di Milano spaccano; mi piacciono i Dirty Dagoes, un gruppo di beatmaker, che fanno parte di un crew a 360°: dalla produzione di erba legale alla produzione di beat, sparsi un po’ a giro per il mondo, tra Barcellona e Germania, però provengono tutti dalla Sardegna.

Secondo te quanta importanza ha la parte dell’immagine, per la produzione di un disco? La gestisci tu personalmente? Pensi che sia essenziale per la divulgazione musicale o è solo accessoria?

Sono armi che puoi usare in due maniere: io credo di averle sempre usate nel modo positivo, anche se poi esco un po’ tamarro, più di quello che vorrei.
I video, le cover, ecc le realizzo in maniera creativa, perché provengo dai graffiti e la mia crew è fatta di writer.
Tutta la roba che produco, la faccio uscire con delle grafiche curate tutte da me e i miei amici. Per noi è importante, ma più che altro è divertente.
A livello concettuale secondo me, non conta poi così tanto, conta il contenuto.
Mi piacciono più i musicisti che somigliano a topi da studio, piuttosto che a rock star.

Vorresti avere feat con qualcuno di esterno alla scena fiorentina?

Cool Caddish.
E’ sardo e fa parte del gruppo dei Dirty Dagoes, del quale parlavo prima.
Lui si è creato una sua fan base, non fa un cazzo con nessuno e spacca veramente tantissimo.
Mi piace Jack The Smoker, Gucci Boy…
Ma penso che Cool Caddish sarebbe la persona con cui farei un feat più volentieri di tutti.
Tra i più famosi collaborerei con Esa, che sta facendo roba veramente favolosa.
L’abbiamo conosciuto qua, abbiamo stretto un po’ d’amicizia anche se è venuto una volta sola, forse più che con E-Green.
Si è creato più legame e sta facendo della roba nuova che a tutti fa schifo, ma in realtà spacca il culo.
Poi roba tamarra, no.
Mi piace Ghemon, ma non per una collaborazione.
Invece di produttori, mi piacerebbe lavorare con Zonta e Shocca.

Cosa pensi della scena fiorentina/toscana? Hai notato un’evoluzione rispetto a qualche anno fa?

Li ho mangiati tutti!
Anzi, li devo mangiare tutti!
Ora secondo me nella scena c’è un attimo di stallo, c’è crisi.
Si è un po’ seccata, però quando ci sono serate la gente va.
Sicuramente ce ne sono meno, però quelle che ci sono hanno una bella risposta.
Poi ci sono due o tre crew, come la Smokin’ Hot e la Mo’ Fire, che organizzano le serate, che cercano di portarle avanti e chiaramente non c’è troppa gente, però…
Poi ora se piace l’hip hop, piace quello di moda. Le persone vanno a sentirsi altro; non piace molto l’underground.

Diciamo che la scena underground si sta perdendo un po’ e le persone stanno seguendo più il mainstream?

In realtà l’underground vive di più! Più c’è mainstream, più c’è underground.

Ma ho notato che i ragazzini con i quali ho parlato, dato che seguono il mainstream, si interessano all’underground, ma poi non sanno dove indirizzarsi…

In Italia l’underground è inascoltabile.
Un ragazzino non può ascoltare underground italiano.
Ci sono pochissimi personaggi validi.
Posso piacere io, può piacere un altro, ma comunque i ragazzini possono apprezzare a spot, perché per caso hanno ascoltato dei pezzi e se ne sono innamorati; perché li conoscono loro e pochi altri ed è una cosa che esalta, cioè a me piace ascoltare un artista che ascolto solo io.
L’underground funziona, però i canali non danno spazio.
Non credo sia colpa nemmeno dei canali; in realtà non lo so di chi è colpa, però non è facile ascoltarsi roba buona underground italiana.
Se apri un sito per cercare nuovi rapper italiani, non è che il primo che becchi è figo.
Ce ne saranno tre, cinque.
L’underground in Italia è brutto.
Cioè c’è gente brava, ma ti devi mettere a cercarla.
La cosa positiva dell’underground è che non ha numeri, ma ha qualità maggiore.
In tutte le parti del mondo è così; anche in America nessuno s’incula i rapper fighi, nemmeno gli americani.

Stai realizzando collaborazioni anche all’estero?

Sì, per esempio nel disco c’è due basi di Al’Tarba, che è francese e abbastanza noto.
Poi ho basi di un ragazzo americano che usciranno prima o poi e anche con i ragazzi di Barcellona ogni tanto facciamo qualcosa.
Mi piacerebbe collaborare di più fuori dall’Italia.
Poi c’è anche Tony Smoka, che sta organizzando roba con gli americani, insomma ha dei rapper americani nel disco e io lo sto aiutando a fare le cose, trovarli, ecc.

Attualmente quali progetti hai per il futuro?

Ho un monte di roba.
Il disco con Malko, con PFG, il suo disco da solista mixtape, che abbiamo registrato e mixato qua; poi c’è in progetto altra roba, come il nuovo disco di Tony Smoka, che ho curato e piano piano usciranno anche altre cose mie, che sono in canna: tipo il mio EP di tre tracce dal titolo “Il Primo Joint del 2014”, che uscirà il 20 gennaio.

Curiosità: come ti sei procurato quel segno sul naso? E’ una cosa su cui cade l’occhio. E’ una cicatrice?

No, è un angioma.
E’ in corrispondenza di una gobba che ho sul naso, che mi è venuta quando me lo sono rotto da piccolo. Grazie a quello ora ho questo naso stiloso.

Mi ha intrigato il fatto che nel pezzo “Pesche Viola”, tu in realtà non citi mai il colore “viola”, ma “nero”. Perchè?

Ma te sei un genio. Domanda fantastica.
E’ la domanda che ho sempre voluto mi facessero.
Allora il discorso è che io fisicamente ho le pesche viola, non nere.
Per questo motivo il pezzo si doveva chiamare “Pesche Viola”, ma quando rappavo mi veniva da dire sempre “pesche nere”.
“Pesche nere” creava più atmosfera, secondo me, ma il problema era che il pezzo doveva avere il colore viola, per essere coerente con il concept, la cover del disco, il riferimento a Firenze e le mie pesche.
Era perciò che dovevo dire “pesche viola”, però continuando a provare, ho notato che alla fine stava troppo bene “pesche nere”, perciò nonostante Gastòn si sia incazzato ho continuato a tenere “nere” e alla fine è rimasto.
In conclusione, è diventata una figata, perché ascoltandolo devi accorgerti di questa incoerenza.

Aspettando di ascoltare il nuovo EP, che sarà disponibile questo 20 gennaio, consiglio di scaricare “L’Altro Universo”, che trovate sul sito di Lapo Raggiro, cliccando QUI.

Nel frattempo, vi invitiamo a partecipare alla serata “FI Cypher”, questa sera 18 gennaio, al Full Music a Firenze. Parteciperanno: Daninjaz, R Double D, Daretta, Toni Mannaja, Nanne, Tenore, Blazer Zero, Filtro Foltri, Black M, Lo Snooze, Mr En, Doberman, Don Tiezzo, Rasheed, Asso, con ospite d’onore Ganji Killah e chiaramente Lapo Raggiro.

Stay Gold.