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Romo: Human Beatbox straight outta Sardinia



Nell’era di internet capita un po’ a tutti. Ci sono persone che stanno a migliaia di chilometri da te, che hai visto nella vita reale quasi mai, e malgrado questo riesci a stabilire subito un certo feeling. Un alto grado di connessione che non sempre succede con chi invece frequenti ogni giorno.
Con Romo, all’anagrafe Roberto Masala, è andata un po’ così, nato tutto da scambi di email, ai tempi lontani in cui mi affacciavo a collaborare con i ragazzi del Kemp su a Praga. Ai tempi in cui, grazie a lui e altri personaggi come Alien Dee e Dhap, il Beatbox di casa nostra iniziava a svalicare i confini italici.

Che te lo dico a fareRomo x Gold

L’occasione di farsi una bella chiacchierata è stata quella dell’uscita del suo nuovo progetto, dal nome “Beatbox Sample Pack”, di cui parleremo alla fine di questa intervista.

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“Beatbox Sample Pack”

Alla fine appunto, perché oltre al progetto in sé per sé (fichissimo), ci tenevo a fare una scarrellata di tutti questi anni, per far conoscere di più la storia di Romo, che parte sì dalla Sardegna (come da titolo dell’articolo), ma poi arriva al mondo.

Romo: Human Beatbox straight outta worldwide

Ciao Romo, sei sulla scena da una vita, sempre carico e pieno di energia, mega iperattivo. Però stranamente molti, perlomeno in Italia, ancora non ti conoscono. Parlaci un po’ di te: quando e come ti sei avvicinato all’Human Beatbox e in generale alla cultura Hip Hop. Quali sono state le tue influenze musicali, e gli artisti che ti hanno ispirato e ti ispirano attualmente.

«Ciao Paolo, grazie per i complimenti. Mi sono avvicinato al Beatbox verso la metà degli anni novanta. Inizialmente provavo a riprodurre le batterie elettroniche, i suoni di basso o sintetizzatore dei brani dance che sentivo in radio delle varie hit eurodance del periodo, come “The summer is Magic” dei Playahitty o il basso della cover degli Heaven 17 prodotto da Molella & Phil Jay e molti altri, cercando poi di personalizzare il tutto e creare un breve show.

Ero diventato popolare tra gli adolescenti del periodo come “Quello che fa la radio”. In pratica rifacevo i brani con la voce, e li univo assieme in modo creativo creando una sorta di mega mix senza pause come fanno i DJ, senza sapere che esistesse il Beatbox come forma d’arte. Che scoprìì poi in seguito con i vari Rahzel, Doug E. Fresh, Fat Boys, etc. In quel periodo arrivava poco a livello musicale in Italia, figurati in Sardegna. Internet era solo agli albori…

Le cose te le dovevi andare a cercare. Spulciare bene i negozi di dischi, ascoltare la radio e guardare la TV specialmente nelle ore notturne. Ricordo ancora che un’emittente sarda trasmetteva illegalmente MTV UK, dove avevo scoperto cose per me pazzesche all’epoca. La Drum & Bass di Goldie, Il breakbeat dei Freestylers, l’Acid House…

Inizialmente ero molto influenzato dalla cultura rave e dalla musica dance elettronica. Avendo iniziato anche a produrre brani House, Techno e Hardcore e a muovere i primi passi come DJ.

Mi sono poi avvicinato alla cultura Hip Hop più o meno nello stesso periodo del Beatbox. Attraverso dischi classici dell’Hip Hop italiano e internazionale/europeo, come gli album degli Articolo 31, dei Sottotono, Lyricalz, SR Raza, La Fossa, i classici di Coolio, 2Pac, Public Enemy, Biggie, Will Smith e Jazzy Jeff, The Roots, Outkast, i francesi IAM, Suprême NTM, Alliance Ethnik, o Advanced Chemistry, Alina e Fettes Brot in Germania.

Influenzato da questi ascolti, in seguito, ho iniziato a produrre strumentali Hip Hop, avvicinandomi anche al Djing e B-Boying, e organizzando i primi eventi a tema nel mio paese.

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Roberto Masala aka Romo

Nei primi anni 2000 non conoscevo nessun altro in Sardegna e in Italia che facesse Beatbox. Ma avevo ascoltato il disco di Alien Dee con DJ Gruff “Esemplificazione del suono” che mi aveva molto ispirato. Nelle varie chat su MIRC e altri software presenti al periodo, conobbi alcuni beatboxer tra cui MIND, e nel 2005 decisi di creare il primo portale tutto dedicato al Beatbox Italiano Humanbeatbox.it, di cui si trova ancora traccia qui, con lo scopo di unire la scena che in quel periodo era molto “isolata”.

Internet era ancora molto lento e non molto diffuso, e giravano pochi video online. Ragion per cui decisi di creare un portale dove inserire un forum, dei link, contenuti multimediali e interviste, in modo da creare un punto d’incontro per la scena del Beatbox in Italia».

Dalla Sardegna hai iniziato a girare poi in tutto il mondo, tanto che nelle edizioni del 2012 e 2018 hai partecipato all’organizzazione del campionato mondiale di Beatbox, che si tiene, come sempre, a Berlino. Come hai conosciuto Beelow? Che esperienza è stata collaborarci?

«Sì, viaggiare è un’altra delle mie passioni, che mi ha permesso anche di conoscere musiche di paesi lontani e scoprire perle rare che poi metto nelle mie selezioni o mixtape.

Il problema dello stare in Sardegna al tempo (ma credo anche ora), è che si rimane un po’ isolati. Per quanto mi riguarda, la Sardegna nonostante sia un posto fantastico, non mi dava più molti stimoli a livello musicale. C’erano pochi concerti di artisti internazionali, e nonostante ci fossero comunque diversi eventi, specialmente con l’arrivo della bella stagione, alla fine ci si conosceva un po’ tutti.

Così non appena sono riuscito a raccogliere dei soldi sono partito per l’Inghilterra, destinazione Bristol. Una città che offre molto dal punto di vista culturale e musicale, che mi ha particolarmente ispirato. In UK ho conosciuto vari beatboxer, tra cui il grandissimo Vid Warren (R.I.Power) che faceva spettacoli di beatbox e juggling, e ho visto il concerto di Beardyman, a mio avviso uno dei grandi innovatori di questa forma d’arte. Dopo Bristol ho vissuto per alcuni anni a Berlino, dove ho avuto il piacere di incontrare BeeLow a una serata in un club.

BeeLow é un grandissimo, e ha dato tanto al Beatbox. Inoltre tramite lui ho conosciuto molti artisti della scena Hip Hop berlinese e tedesca.

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BeeLow – Fondatore Beatbox Battle World Championship

Nel 2012 gli avevo dato una mano per l’appunto nell’organizzazione della Beatbox Battle che si tenne a Maggio. Ricordo con piacere le riunioni col team a pianificare l’evento settimane prima del mondiale. Lì ho imparato quanto lavoro ci sia dietro le quinte di un festival così grosso.

È stata una tre giorni fantastica e indimenticabile, dove conobbi un sacco di beatboxer da tutto il mondo come Killa Kela, Skiller, Eklips e tanti altri. Ricordo un’energia pazzesca sopra e sotto il palco. Indimenticabile per me la sfida Skiller VS Alem. Era venuto giù tutto. Avevo fatto talmente tanto beatbox durante quei tre giorni, che avevo letteralmente perso la voce!

Tra gli sponsor ufficiali della battle c’erano Redbull e Pringles. Beh… inutile dire che mi ero scolato qualcosa come 9-10 Redbull. Pazzesco. Il problema fu che dopo la serata non avevo dormito per due giorni. Non fatelo! *Ride*. 

Altro aneddoto divertente, ricordo poi che alcune settimane dopo la battle, BeeLow aveva invitato tutto il team a un meeting in questo locale fuori di testa di Berlino, lo Zyankali bar, con tavoli a forma di sarcofago, scheletri… e cocktail provenienti dall’oltretomba! *Ride*. 

Inoltre ero nella crew della finale nazionale tedesca del 2012, sempre a Berlino e al Mondiale del 2018. BeeLow e tutto il team sono sempre stati fantastici e molto professionali. Nel 2018 c’era anche un workshop con Tyte, un pioniere e innovatore del Beatbox in Inghilterra. Molti beatboxer si ricorderanno dei suoi video tutorial nei primi anni 2000 su humanbeatbox.com.

Però ti confesso una cosa. A me sembra che lo spirito di comunità nel mondo del Beatbox si sia un po’ persa. C’è un sacco di competizione adesso tra beatboxer. Tutti vogliono fare le battle e avere tanto seguito sui social. Questo porta magari a migliorarsi e superare se stessi, ma vedo anche tanta omologazione nei suoni e negli stili. Cosa che magari 10 anni fa si vedeva molto meno».

Nel corso degli anni hai poi partecipato ad altre grandi manifestazioni come la Winter Music Conference e l’Amsterdam Dance Event, ma sotto un’altra veste da quella di beatboxer. E qui, come è andata?

«Oltre a essere un beatboxer, come ti dicevo, sono anche un produttore musicale, DJ e sound designer molto appassionato di Club Music & Urban Culture. Figurati che come tesi di laurea scelsi di parlare della storia del DJ! Amo molto viaggiare e scoprire di conseguenza la cultura musicale dei paesi che visito.

I miei DJ set sono un eclettico mix di vari stili: House, Electro, Funk, UK Garage, Techno, Hip-Hop e Disco… Il genere per me non conta molto. L’importante è che la musica sia buona e faccia divertire la gente. Ho messo musica in Europa e nel Sud Est Asiatico, ed è bellissimo vedere come la gente reagisce ai diversi brani musicali nelle diverse parti del mondo!

Nel 2015 sono andato a Miami per partecipare alla Winter Music Conference e proporre la mia musica. WMC é una conferenza per produttori di musica dance/elettronica, che si tiene ogni anno nello stesso periodo dell’Ultra Music Festival.

Ho passato mesi a preparare tutto, prenotando i voli, gli alberghi, aggiornando il mio sito, stampando centinaia di CD pROMO con mixtape, brani musicali etc. Poi due giorni prima di partire per gli USA, durante una visita last minute per un nodulo che avevo nel collo, ho ricevuto una brutta notizia: Carcinoma alla Tiroide. Avevo già prenotato tutto, speso un sacco di tempo e denaro, e poi questo. Ero devastato.

Poi però l’endocrinologa mi riassicurò sul fatto che potevo comunque posticipare di alcuni mesi l’intervento, e presi quindi la decisione di partire. Dopo una sosta di alcuni mesi negli USA, sono poi tornato in Italia per curarmi. Tutto è andato bene, anche se prima dell’intervento mi avevano detto che ci sarebbero potute essere delle complicazioni per quanto riguarda la voce. Ero terrorizzato al solo pensare che non avrei potuto usarla come prima.

Per un beatboxer perdere la voce sarebbe stato un grandissimo trauma! Fortunatamente per me tutto è andato per il meglio, e dopo un periodo di riabilitazione ho ripreso a fare beatbox e serate più in fotta di prima. Quando ti capitano degli eventi spiacevoli come questo, il modo di rapportarti alla vita cambia. Hai una diversa percezione di cosa sia realmente importante, e capisci quanto essa sia preziosa.

Nel frattempo ho ripreso a produrre musica, realizzando diversi brani dance / R&B con dei cantanti, e sono andato poi ad Amsterdam per promuoverli. L’Amsterdam Dance Event, come il WMC si tiene ogni anno. Si tratta di una conferenza musicale che dura 5 giorni con un sacco di DJ e Live set in tutta la città, oltre a diverse conferenze e demo listening sessions con speaker di alto calibro. Tra gli altri vi hanno partecipato Paul Van Dyk, Luca Pretolesi, Dub FX, Booka Shade, Carl Craig, Jillionaire, etc.

Mentre cammini per Amsterdam, ti può capitare di incontrare DJ e producer come Laidback Luke o London On Da track. Inoltre, come al WMC puoi conoscere un sacco di produttori musicali, stringere nuove collaborazioni e amicizie, e magari pubblicare il tuo nuovo brano musicale su etichette come Defected o Spinnin Records. Oltre alle record label, puoi anche incontrare di persona A&R, talent scout ed etichette indie o major, cosa non da poco.

Ho scritto un articolo a riguardo, in inglese, che potete leggere qui. Consiglio a tutti i producer di farci un salto almeno una volta, perché ne vale veramente la pena».

Principalmente, dicevamo prima, Europa e Sud Est Asiatico sono state le tappe dove ti sei esibito in veste di beatboxer, ma anche come DJ. Come impostavi i tuoi show?

«Mettere musica in posti come la Thailandia, è qualcosa di molto speciale. Nelle serate mi capitava spesso di trovare un incredibile mix di culture e persone provenienti da un sacco di posti diversi. Un eclettico mix di posti e culture perfetto per l’eclettismo delle mie selezioni!

A volte poi capitava di trovare un sacco di americani sul dancefloor, e allora in quel caso proponevo un mix magari più focalizzato sulla urban music made in USA, intervallando magari ogni tanto con della musica elettronica.

A me poi piace ballare in mezzo alla gente, scatenarmi in pista tra un brano e l’altro e poi tornare subito in consolle per il prossimo mix. Un DJ secondo me si deve adeguare anche alle situazioni, osservare e capire la pista cercando di far divertire tutti!».

Il tempo vola, ma ben 10 anni fa ti abbiamo avuto anche nella nostra Firenze, tra gli ospiti che hanno aperto la data di Afrika Bambaataa. La tua esibizione fu in combo assieme al caro Willie DBZ, purtroppo scomparso a fine 2016. Tu al beatbox, Willie alle rime. Cosa ti è rimasto di quella serata?

«Sì, sono passati diversi anni ma lo ricordo come se fosse ieri. È stato un onore accompagnare Willie DBZ sul palco col mio beatbox. Willie era veramente un grande MC e una gran persona, che ci metteva tanto amore e passione con grasse rime, punchlines e tanto groove. Non posso non citare i dischi prodotti assieme a Parole del Profeta e Toscani Classici: a mio parere dei grandi classici dell’Hip Hop Italiano.

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Romo e Willie DBZAfrika Bambaataa meets Florence, 2011

Mi ricordo inoltre che conobbi un sacco di gente, tra cui il mitico Damir Ivic che presentava il suo libro “Storia ragionata del rap italiano”, MC Nill, DJ Leva 57, Luca “Led” Miniati, e lo stesso Afrika Bambaataa accompagnato dal mitico Donald D.

Bambaataa fece un DJ Set pazzesco. Ricordo che io, assieme ai tanti B-boy presenti ballammo fino allo sfinimento. What a night!».

Se parliamo d’Italia, e di Human Beatbox, non possiamo non citare Alien Dee, Dhap e Itabeatboxers. Come vedi gli italiani nel panorama mondiale?

«Nella scena Italiana ci sono beatboxer molto validi come Azel, Adel, Joker, Slykku, Frank Venus, Orange Beat e altri. Alcuni di loro li ho incontrati durante la Grand Beatbox Battle a Varsavia, e la Beatbox Battle di Berlino. Sono molto bravi e si vede che ci mettono tanta passione.

Sì, Alien Dee è un grandissimo. Con Davide ci eravamo incontrati diversi anni fa a Roma per un raduno che avevo organizzato io al Forte Prenestino, dove avevo conosciuto molti beatboxer provenienti da tutta Italia. Si trovano alcuni video online qui. Lui è quello che prima di tutti ha portato il beatbox italiano fuori dai confini italici.

Lo stesso Dhap, anche lui tra i primi ad esibirsi fuori dall’Italia, che ha fatto tanto per la scena del beatbox nello stivale creando Itabeatboxers, e avendo organizzato tra l’altro il primo raduno nazionale a Parma nel 2008, e i successivi campionati italiani. Con Danilo ci siamo invece incontrati diverse volte a Berlino.

Da non dimenticare anche il mitico Mind di Roma, anche lui uno dei primi a calcare i palchi in Italia con il gruppo dei Quintomondo. Io, Davide e Mind se non erro siamo coetanei. 1981 represent!

Mi piacerebbe comunque vedere la scena italiana più unita. Ho viaggiato per il mondo negli ultimi dieci anni, e in alcuni paesi, come ad esempio Svizzera e Stati Uniti, si nota molto il grande lavoro di squadra delle varie associazioni nazionali, che porta poi i beatboxer ad occupare posizioni di rilievo, nelle battle o come giudici. Penso che la scena italiana potrebbe imparare molto da loro».

Sempre parlando di italiani nel mondo, parlaci del progetto “Italians Got Groove”.

«Le compilation, mixtape e playlist ‘Italians Got Groove’ che ho fatto negli anni, sono un tributo ai grandi compositori italiani di musica per il cinema e produttori degli anni ‘60 e ‘70 e ‘80.

Parlo di grandissimi come Piero Umiliani, Riz Ortolani, Ennio Morricone, Stelvio Cipriani, Claudio Simonetti, Detto Mariano, Mauro Malavasi, Celso Valli e tanti altri che hanno reso onore all’Italia nel mondo con della grande musica, che spesso è stata campionata da molti famosi produttori Hip Hop e Dance internazionali.

Sono un appassionato di musica a 360 gradi, molto curioso, e ho sempre ascoltato musica di diversi generi. I miei mixtape sono un’ottima rappresentazione di questo mio eclettismo in musica, che spesso trascende il concetto stesso di genere musicale. Sentitevi a riguardo i miei due mixtape qui e qui e capirete cosa intendo.

Il mio Mixtape tributo al suono delle colonne sonore made in italy, tra l’altro, è arrivato tra i primi dieci posti della classifica di Mixcloud.

Spesso nei miei DJ set mi piace creare delle serate ‘a tema’, che illustrano la musica di una determinata epoca o nazione. Ho fatto di recente delle playlist su Youtube e Spotify di Funk, Jazz e Disco prodotta in Europa tra la fine dei ‘60 fino alla fine degli ‘80, che potete ascoltare quiqui e qui. Quasi venti ore di musica!».

Arriviamo così al tuo ultimissimo lavoro appena uscito: il “Beatbox Sample Pack”, che sembra davvero molto interessante. In cosa consiste, cosa ci troviamo dentro?

«Ho lavorato a questo sample pack per circa 2 anni, registrando per molti mesi i suoni con un microfono professionale. Selezionando poi con cura i suoni più interessanti e creativi. È prodotto con la sola voce, e in alcuni casi manipolata con diversi effetti.

Con questo sample pack (tra l’atro il primo di questo tipo prodotto in Italia, n.d.r.) ho voluto alzare l’asticella, e creare dei suoni originali e unici che potessero andar bene per produttori di diversi generi musicali come Techno, Hip Hop o altri. Il pack è bello corposo. Sono 600 MB di suoni, e oltre 580 loops o suoni singoli o tracce MIDI, che i produttori possono utilizzare gratuitamente nelle proprie produzioni.

Ho volutamente scelto di non includere suoni di sintetizzatore, bassi, chitarre suonate o altri strumenti musicali. Tutti i suoni che sentite sono stati creati con la mia voce, a volte editati con vari plugin. Sono molto soddisfatto del pack, che in un mese è stato scaricato da oltre 700 persone, e sono già uscite alcune collaborazioni che ne utilizzano i suoni, tra cui “Fresh“, questo pezzo bomba di DJ EKL.

I produttori possono utilizzare sia i suoni singoli, che creare dei veri e propri brani col solo utilizzo del pack, a patto che mi citino nei credits del brano. Invito quindi tutti i producer e beatmaker a inviarmi i propri brani creati col pack e taggarmi su Instagram. Potete scaricarlo gratuitamente qui».


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