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L’artista di Unlimited Struggle dopo due anni, torna annunciando un domani che non c’è con il nuovo disco “Realtà Aumentata”.

Mistaman e L’Illuminazione Del Contrasto

Scritto il 2/12/16 da Anya Baglioni

Nato in una città, che raramente si è sentita inclusa in una fiorente scena Hip Hop, in qualche modo ha spiccato come tempo fa Frank Siciliano disse in un’intervista a Gold «(…)Treviso fa parte delle piccole eccellenze: c’era Starch, Solow, CKC… Ci sono state delle persone che hanno anticipato, ma sapevamo che dovevamo dare un’occhiata fuori. Siamo stati sempre con la voglia di uscire dalle nostre quattro mura». E con loro, da quelle quattro mura è spirato un suono, che nel 1994 con i Centro13 ha dato un fiato, oggi solo, Mistaman ha concretizzato pensieri risultato di una realtà ostica. Una realtà che nel suo essere ovattata, quasi virtualmente più vivida di quella effettiva, è estremamente tangibile.
Domande sorte dall’ascolto di Realtà Aumentata, ottengono risposta dall’autore di un disco frutto di un’illuminazione.

Il disco si apre già con un’atmosfera futuristica. In Apocalypse Yao la base trap accompagna un angosciante testo in cui non pare sia preannunciato un futuro ottimista e alcune delle successive si presentano con lo stesso concept, ma con una variazione di beat, che pur mantiene quell’aspetto elettro-onirico.
Dopo due anni di assenza (a parte le collaborazioni continue) proponi un disco critico con quale scopo?

Semplicemente è uscito così, non mi sono messo uno scopo particolare. Ero in una fase di rigetto di tante dinamiche che mi avevano appesantito e parlarne nei pezzi è stato un modo per scaricare questo peso.

Credi che la realtà virtuale sia una scappatoia per quella quotidiana di ogni singolo individuo?

Credo che la realtà quotidiana sia una cosa da cui chiunque fugge in qualche modo e che per non impazzire sia anche giusto farlo. Ma credo anche che tutti prima o poi dobbiamo affrontarla per crescere come persone.

Quanto pesi la critica di un pubblico che ritieni superficiale, come dici in Non C’è Domani?

Nel pezzo mi riferisco a un pubblico generalista, mi piace pensare che chi arriva ad ascoltare la mia musica e magari ad appassionarsene non sia così superficiale. Non ho mai sottovalutato la capacità di comprensione del pubblico e non ho mai voluto abbassare il livello della comunicazione per arrivare a tutti. Come dico ironicamente in un pezzo del disco: “Se non ti piaccio non preoccuparti, non possono aver tutti buoni gusti”.

In questo album oltre a giocare con i vocaboli (come hai sempre fatto nelle precedenti produzioni), ti cimenti in testi più intimi (in pieno stile U.S.): qual è stata l’ispirazione che ti ha portato ad aggiungere questo lato di te all’interno della tua musica dopo vent’anni di rap?

Mi sono trovato di fronte ad un blocco quando mi son trovato a scrivere il disco, perché mi son reso conto del pericolo di ripetere ciò che già avevo fatto, così mi son messo ad analizzare le mie motivazioni nel fare musica. Da questa analisi è iniziato un percorso più interiore che si è riversato nella scrittura e ho pensato che potesse essere qualcosa di inedito per me, una dimensione verso cui evolvermi.

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Non trovi che l’accostamento tra brani dalle rime nichiliste a quelli più sentimentali creino un ossimoro contrastante per la fruibilità di un unico concept del disco?

Mi piacciono i contrasti, i fulmini a ciel sereno e la calma dopo la tempesta. In me convivono sentimenti contrastanti e opposti e credo sia giusto che anche la mia musica sia così.

Ma quindi: commerciale:superficiale=underground:profondo?

In Hiphopcrisia dico una cosa ben diversa. Non faccio distinzione tra underground o commerciale, ma tra musica profonda e musica superficiale, fintanto che una cosa soddisfa il mio bisogno di profondità non mi interessa se sia più o meno commercialmente appetibile.

Hai iniziato a rappare con Roc Beats e Frank Siciliano e nonostante dal 2001 tu abbia iniziato una carriera solista ad oggi sei ancora affiancato da Roc Beats e Frank Siciliano. Come si è mantenuta questa unione nonostante il percorso individualista che hai scelto di percorrere?

Di base c’è una grande amicizia che trascende la musica. Pur essendo persone molto diverse in qualche modo ci completiamo e in ognuno di noi c’è qualcosa che manca all’altro. Queste differenze creano un equilibrio dinamico che tiene in moto le idee. Dal vivo poi abbiamo degli automatismi che non sarebbe facile ricreare altrimenti.

Qual è quella “Congiunzione astrale” che stai aspettando?

Quello che aspetto ogni volta che concepisco un album è un’illuminazione che mi porti ad un risultato inaspettato. So che questo mi rende meno produttivo ma non potrei fare altrimenti.

Se con questo disco dichiari che “per distruggere la terra / sembra siate sulla retta via” come farai a sperare che ci sia ancora “poesia”?

Tranquilli, quando l’umanità si estinguerà saremo già tutti morti.

Anya Baglioni Autore

Anya Baglioni
Egocentrica con stile, creativa per necessità, public relator per vocazione, devota all'obiettivo e manager a tempo perso. Forse ho detto tutto.