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Bologna senza Blu



Foto da: www.blublu.org

Il writing è arte di strada. È una forma di espressione libera, lontana dai canoni del popolo benpensante, è la voce di chi non ha altro modo per essere ascoltato se non colpire la retina dei passanti con colori e incastri fra lettere e figure. È ribellione grafica e artistica.

Bologna, la vecchia signora posta al centro di questo stivale che assomiglia sempre più ad un pedalino spaiato, non ha mai nascosto la sua natura bipolare: se da un lato è stata fucina di artisti ed allo stesso tempo tela di questi, dall’altro ha storicamente contrastato la crescita di qualsiasi fenomeno d’avanguardia. Ma, si sa, l’avanguardia rimane tale fino alla novità successiva, ed anche il più bigotto degli abitanti di Bologna ha finito per abituarsi a quei disegni per strada.

Oggi il writing e la street art in generale sono universalmente riconosciuti come arte, ed in quanto tale in molti si stanno muovendo per trarne profitto. Non è raro vedere esposizioni di writers in gallerie cittadine, eventi volti a valorizzare l’operato di questi artisti con un minimo di ritorno economico per questi. Ma bisogna prestare attenzione all’intento di queste mostre.

A Bologna sta per aprire i battenti Street Art – Banksy & Co: L’arte allo stato urbano, una mostra dove verranno esposti pezzi di storia del writing della città letteralmente staccati dai muri che le ospitavano per essere poi riproposti all’interno di questa manifestazione, con la scusa di voler preservare queste opere così preziose. In pratica, si sta togliendo l’arte di strada dalla strada stessa, chiudendola in gabbia a solo uso e consumo di quei benpensanti paganti che fino a poco tempo fa la guardavano con sdegno. E senza alcun consenso dagli artisti coinvolti, ma solo dai proprietari dei muri così ripuliti.

Per tutta risposta Blu, nome di spicco della street art nostrana che si è trovato suo malgrado nel cartellone di questa esposizione, la notte scorsa ha cominciato a coprire alcune sue opere in città, privando la stessa di “beni della comunità”, come le hanno definite alcune autorità dissociandosi dall’operato dell’artista. La questione viene spiegata approfonditamente qui.

Il paradosso è proprio questo: se prima l’artista rischiava la denuncia per le sue opere, oggi lo fa mentre le copre. In fondo, però, è solo questione di coerenza: del writing, che con la sua arte si ribella ai canoni borghesi, e di Bologna, la solita stronza bipolare.