Scopri l'universo
espanso di Gold
Gold enterprise
Goldworld Logo
QUI NON SI BADA A SPESE
STORIES

La Bibbia per uno stronzo qualunque



Perché possiate condividere con me la sorprendente interpretazione che ho ricavato dalla Bibbia, devo cominciare con qualche riga che ho scritto prima che mi capitasse sotto mano il libro “sacro”.
Sono delle considerazioni personali a cui sono giunto per mia diretta esperienza, e che ho ritenuto opportuno mettere per iscritto nella forma più concepibile possibile per chi non le ha formulate.
Si tratta di  concetti piuttosto contorti e la prima parte dello scritto  può richiedere più di una lettura perché se ne capisca il senso.
Ad ogni modo vi garantisco che quanto esposto  è assolutamente più razionale e verificabile di qualsiasi religione propinata.
La parte che ci interessa per chiarire certi aspetti della Genesi, è il finale della premessa, che non è però raggiungibile  senza la sua parte iniziale e che funge da postulato per affrontare il tema.

Premessa:

Poiché è l’universo stesso che tende a coincidere in un unico luogo, in un unico tempo e soprattutto in un unica situazione, la realtà collassa nella forma “che più si avvicina a ciò che deve essere”  in base alle forze attrattive  di ciò che esiste.
Negli animali si chiamano “desideri”, nelle piante “bisogni”, in ciò che non è vivente “magnetismo”
Negli uomini  (che sono animali) l’universo di ognuno è costruito in base alle proprie emozioni (desideri contrapposti a paure) ma viene plasmato anche in base all’intensità degli stati emotivi altrui (quello che in determinate situazioni viene chiamato magnetismo personale, più o meno marcato negli individui).
Ognuno è una piccola calamita che attrae a se materia, situazioni e condizioni
La somma vettoriale delle forze attrattive di tutti (e tutto) è “QUI / QUESTO/ ADESSO“. Dove QUI rappresenta il luogo, ADESSO l’istante temporale e QUESTO la situazione/condizione.,
Ovvero lo stato attuale dell’esistente mentre stai leggendo questa parola.
In questo modo si vengono a creare quelle che vengono chiamatee “coincidenze”, eventi che vengono definiti strani e che accadono di continuo.
Ed in effetti la parola racchiude effettivamente il significato poiché in quell’istante (della coincidenza)  in quel luogo, e in quella situazione gli universi degli individui (che vivono la coincidenza) coincidono.
Quello che l’universo tende ad essere è un’unica coincidenza che coinvolge tutto ciò che è (materia, tempo, situazioni e  condizioni).
Io credo che questa unica grande “coincidenza” si possa identificare con quello che le varie religioni chiamano Dio.
Credo che questo accada perché siamo parte di un macrorganismo (Dio) che tende ad essere un unica cosa, ovvero una cosa che conosce a fondo se stessa poiché non esiste altro da conoscere. Nel caso in cui raggiungesse il suo fine, non esisterebbe dualismo e quindi nemmeno la distinzione tra ciò che si sa e ciò che non si sa.
Noi (e le forze attrattive dei singoli ego) siamo frammenti del macrorganismo e mobilitatori verso la coincidenza di tutto (la completa coscienza di se).
Le varie religioni chiamano “anima” questi frammenti del macrorganismo, ed è tramite “anima” che il macrorganismo vive tutte le esperienze possibili ed immaginabili.

Il problema è innanzitutto che anche i contenuti di questo scritto  espongono la realtà in maniera frammentata, perchè ogni parola stessa identifica un oggetto (o emozione, idea) e lo separa dal resto (l’ipotetica unica grande coincidenza”).
Questo scritto è basato sul dualismo, il mio stesso pensiero è basato sul dualismo.
E soprattutto, essendo il nostro (del macroorganismo ) stato di coscienza in un perenne corsa verso il “sapere tutto”, questo significa che ora non sappiamo tutto, e non possiamo quindi saperlo.
Qualunque cosa si dica sull’argomento non potrà mai essere la verità.
Se arrivassimo a capire la “verità” , significherebbe che la nostra coscienza sarebbe tale da rendersi conto dell’unità del tutto, e quindi non vedremmo neppure noi stessi come ego separati.
Non esisteremmo nemmeno, poichè essendo UNO (un unico essere esistente), e non esistendo un ipotetico DUE a cui relazionarsi….UNO non potrebbe avere percezione di sè.
(troverete tutto ciò scritto nella Bibbia e spiegato nella seconda parte di questo articolo).
Secondo questo ragionamento al momento l’unica cosa che esiste è  un”macrorganismo in sviluppo
Noi ci percepiamo solo se siamo ego separati, e quindi possiamo esistere soltanto del dualismo.

Bibbia Sacra

Interpretazione della Bibbia secondo uno stronzo qualunque

Solo qualche giorno dopo aver scritto quanto sopra, mi ritrovai a leggere la Genesi e con mia grande sorpresa notai che la conclusione del mio scritto coincideva perfettamente con l’inizio della Bibbia.
Riporterò ora alcuni passaggi, dando quella che a mio avviso è la corretta interpretazione.

“Dio (il macroorganismo, nda) ordinò << Vi sia luce>>. E vi fu luce. E Dio vide che quella luce era buona e separò la luce dalla tenebra. E Dio chiamò la luce giorno e la tenebra notte.”

E’ sorprendente notare che secondo i libri sacri, tutto l’esistente ha inizio con la separazione: lo stesso dualismo con cui si chiude la premessa!
Non solo, in questa frase viene anche sottolineato che fu il macroorganismo (e quindi noi stessi) a dividere l’esistente chiamandolo in un certo modo, nominandolo e dividendolo tramite il linguaggio, che rispecchia la nostra percezione duale della materia in senso bilaterale: la nostra percezione della realtà dà vita ad un certo tipo di linguaggio, e allo stesso modo il nostro linguaggio ha dato vita ad una percezione della realtà duale.
Tutta la genesi è basata sulla separazione

“Vi sia un firmamento in mezzo alle acque che tenga separate le acque dalle acque”

Oltre al termine “separate”, è da notare la ripetizione del termine acque, ad indicare che prima della separazione esisteva un’unica realtà, metaforicamente identificabile con un unico elemento.
Non vi è scritto “che tenga separate le acque dal cielo” o “le acque dalla terra”, ma “le acque dalle acque” poiché prima della genesi non era possibile avere idea della distinzione tra ciò che acqua e ciò che non lo è.

“Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E Dio chiamò il firmamento cielo.”
“Dio chiamò l’asciutto terra e alla massa delle acque diede il nome di mari.”

In questo frase viene doppiamente  ribadito il concetto di dualismo, in quanto oltre alla separazione tra cielo e acque vengono anche introdotti i concetti di sopra e sotto.
Tutta la genesi è una ripetizione del procedimento iniziale, di divisione e nominazione delle cose, tramite i verbi chiamare e dare nome.

“Dio disse:  < La terra faccia germogliare la verdura, le graminacee produttrici di semenza e gli alberi da frutto, che producano sulla terra un frutto contenente il proprio seme, ciascuno secondo la propria specie> .
E così avvenne. La terra produsse verdura, graminacee che facevano semenza secondo la propria specie ed alberi che portavano frutto contenente il proprio seme, ciascuno secondo la propria specie
“Dio creò i grandi cetacei e tutti gli esseri viventi guizzanti, di cui brulicano le acque, secondo le loro specie…”
“Di nuovo Dio ordinò < La terra produca esseri viventi, secondo la loro specie: bestiame e rettili e fiere della terra, secondo la loro specie>. E avvenne così. Dio fece le fiere della terra secondo la loro specie e il bestiame, secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie

Anche in queste frasi viene ampiamente sottolineato l’aspetto della divisione e della classificazione, poiché il dividere in specie è uno degli esempi principali di divisione, e non è un caso che la stessa formula “secondo la propria specie” venga ripetuta quasi all’esaurimento.

Il concetto del duale viene ulteriormente ribadito con queste frasi:
“Vi siano delle lampade nel firmamento del cielo per separare il giorno dalla notte”
“Poi Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra, per governare il giorno e la notte, e per la separazione tra la luce e tra la tenebra”

Come leggete, Dio non creò il giorno e la notte, ma separò il giorno e la notte.
Si dovrebbe parlare di Separazione, anziché Creazione.

Inoltre è spesso ripetuta la frase “E Dio vide che ciò era buono”
Spesso non diamo il giusto peso alle parole, ma questa frase oltre a comunicarci il fatto che la “creazione” sia cosa buona, ci dice innanzitutto che Dio (che ricordo essere il macrorganismo sopra descritto) cominciò a vedere (e quindi a percepire) nel momento della separazione, poiché prima, essendo UNO non aveva facoltà di percepire.
La percezione è infatti conseguenza diretta degli stimoli esterni, quindi provenienti da qualcosa che non è parte di noi.
Prima del dualismo ciò era impossibile.

“Finalmente Dio disse: <Facciamo l’uomo a nostra immagine, come nostra somiglianza, affinché possa dominare sui pesci del mare, e sui volatili del cielo, sul bestiame e sulle fiere della terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra>”

Ad ulteriore supporto delle mie ipotesi (che vede Dio come un macrorganismo che si muove verso la completa conoscenza di se stesso)  non è un caso che venga utilizzato il termine nostra anziché mia.
Certi studiosi ritengono che venga  utilizzato questo termine poiché Dio coincide con gli alieni (ecco giustificato il plurale)  che avrebbero creato l’uomo, che li avrebbe a sua volta identificati come Dei.
Io ritengo che la spiegazione sia ben più semplice: viene utilizzato il termine nostra perché chi ha scritto la genesi (per quanto sia stata successivamente più o meno intenzionalmente fraintesa e modificata) identificava Dio come il macroorganismo, composto da più parti (giustificazione del plurale) e di cui gli stessi scrittori facevano parte (ecco perché “a nostra immagine” e non “a loro immagine”)
Inoltre sono certo che il termine dominare sia stato mal tradotto, e sia più opportuno interpretarlo come “vegliare“, “vigilare” ,”tutelare”  o come viene chiarito nel secondo paragrafo della genesi “custodire: “Dio depose l’uomo nel giardino dell’Eden, perché lo lavorasse e lo custodisse

A questo punto apro una parentesi su quello che, nella Bibbia, viene indicato come il corretto rapporto con le altre forme viventi  e di conseguenza la corretta alimentazione che l’uomo dovrebbe seguire (e che ci tengo a sottolineare non seguo io per primo), ovvero di stampo fruttariano.
“Dio disse: < Ecco, io vi do ogni sorta di graminacee produttrici di semenza, che sono alla superficie di tutta la terra, ed anche ogni sorta di alberi in cui vi sono frutti portatori di seme: essi  (i frutti portatori di seme, nda) costituiranno il vostro nutrimento>.
Il concetto viene ribadito nel secondo paragrafo con la frase ” Il Signore Dio fece spuntare dal terreno ogni sorta di alberi, attraenti per la vista e buoni da mangiare”  a testimonianza del ruolo da “consumo” della frutta, fatta per attrarre a causa dei colori e i cui semi trovano una culla perfetta nelle feci.
Anche il termine bestiame riportato sopra, può essere frainteso a causa dell’odierna accezione del termine.
Non si intende bestiame “da allevamento” ma è semplicemente un sinonimo di “bestie”.
Queste affermazioni portano a pensare che il ruolo dell’uomo sia, a causa della razionalità spiccatamente sviluppata, di rispettare e tutelare tutte le specie viventi ed il pianeta stesso: l’esatto contrario di quello che sta facendo.

La gran parte di ciò che ho riportato è scritto nelle primissime righe della genesi.
Spostandosi poco più avanti, nel secondo paragrafo riguardante l’Eden, si trovano ulteriori e definitive informazioni sul dualismo.

” Il Signore Dio fece spuntare dal terreno (…) l’albero della vita nella parte più interna del giardino, insieme all’albero della conoscenza del bene e del male
” Il Signore diede questo comando all’uomo <Di tutti gli alberi del giardino tu puoi mangiare; ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne, perché nel giorno in cui tu te ne cibassi, dovrai certamente morire>.

Nel leggere queste righe, conscio di quanto esposto nella prima parte del trattato, sono rimasto allibito.
L’albero del bene e del male non  è  che la metafora suprema del dualismo: a qualsiasi persona domandiate un esempio di dualità, essa vi darà come prima risposta “bene e male” o al limite “bello e brutto” , che ad un livello intrinseco significa la stessa esatta cosa.
Non solo! Viene precisato che nel caso l’uomo se ne cibi, e quindi “faccia sua la conoscenza del bene e del male, e ne annulli conseguentemente la distinzione” esso dovrà sicuramente morire.
Ma morire non è da intendere con l’accezione odierna, ma è da interpretare come “smetterà di esistere sotto questa forma“, poiché annullando il dualismo si torna ad essere UNO, quindi nello stato antecedente alla creazione: lo stato in cui non si può avere percezione di sé perché non esiste altra realtà a cui relazionarsi e da cui, quindi, differenziarsi.
E’ lo stesso serpente a dare questa informazione ad Eva, che teme per la sua morte se avesse mangiato il frutto:
“Voi non morirete affatto! Anzi! Dio sa che nel giorno in cui voi ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio, conoscitori del bene e del male”