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L’ignorante3.7 “Torni a bordo, cazzo!”



16 anni.

Martina aveva 16 anni quando a novembre scrisse un post, non su Facebook, ma uno di quelli alla vecchia maniera su carta, con scritto: “Questo posto non è per me, grazie di tutto.”

Era novembre, novembre scorso, faceva già freddo e pioveva molto in quel periodo, l’ultima immagine dalla telecamera di sorveglianza di casa sua la ritrae mentre vestita di scuro, con leggins e felpa, scavalca il cancello di casa e scompare nel buio, sono le 21.32, è domenica sera, in giro non c’è un cane.

Martina andava a scuola, faceva l’alberghiera, sembra che in quel periodo avesse subito atti di bullismo, sembra.. sembra perché il bullismo non è sempre violenza che lascia segni fisici, spesso sono mali dell’anima e i mali dell’anima, lasciano segni solo dentro.

Martina viene ritrovata una settimana dopo, in Arno, il suo corpo rimane impigliato ad una imbarcazione usata per la pesca, insieme a dei rami, Martina viene riconosciuta subito per quei suoi abiti, leggins e felpa.

L’ultima ad averla vista, una signora su un ponte dell’Arno, la sera prima, erano le 21.45.

Torna a bordo cazzo.

Di queste storie ce ne sono a decine,  storie di ragazzi che scelgono di lasciarsi andare, lasciarsi andare all’ansia, alla solitudine, o solamente all’ingiusta considerazione che alcune stronzette hanno di loro a scuola, per il loro inusuale atteggiamento o perché strani, che a volte vuol dire solo essere amanti del silenzio di se stessi.  Tua madre non ti capisce, sei solo in mezzo a mille persone, non hai voglia, andate tutti a fanculo.

Torna a bordo cazzo

Quella frase è servita a creare un piccolo eroe nella tragedia della Concordia, dove i morti furono 32, quel torni a bordo cazzo,  rabbia e orgoglio anche di tutti noi che in quei giorni seguivamo quell’evento. Tutti siamo stati un po’ Capitani De Falco.

Ognuno dovrebbe trovare il suo Capitano De Falco nel momento critico, non perché sia lui un eroe, ma perché ci ha fatto vivere e sentire il senso del dovere, la forza che andrebbe messa a volte, non sempre,  nell’incoraggiare qualcuno.

Certo, non sappiamo se rimanere a bordo a coordinare i soccorsi sarebbe bastato a salvare tutte quelle persone, come non sappiamo se Martina, trovando il suo De Falco si sarebbe salvata, ma quanto vale una vita? Vale almeno lo sforzo di ascoltare, provare a carpire i malumori di chi abbiamo intorno e al limite urlare anche un bel Torna a bordo cazzo!? Penso proprio di sì.

Ci vuole coraggio, ci vuole coraggio anche per ascoltare gli altri, ci vuole coraggio per unirsi nelle sofferenze degli altri.

16 anni sono quelli che Capitan coraggio Schettino prende in primo grado e se li prende comodamente dalla sua stanza d’albergo perché influenzato, mentre oltre 300 migranti (300) muoiono nel Mar Mediterraneo, sempre barche, sempre persone… restiamo umani diceva Vittorio Arrigoni. Restiamo umani, uniti, vicini. Restiamo uniti almeno fra combattenti moderni, combattenti pronti a dare battaglia per ideali mentali e spirituali e che non hanno più modelli reali da seguire, perché non ne esistono.

Rimaniamo combattenti, combattenti del futuro, combattenti senza armi, senza fucili, combattenti della vita quotidiana, combattenti della speranza, dei sogni, combattenti che lottano ogni giorno per cambiare un pezzettino di sé nel marasma generale, combattenti per i diritti di tutti.

Quei combattenti che se serve possono urlare:  Torna a bordo cazzo! perché una frase può salvare una vita.  Anche la nostra.

Augh e buona fortuna.