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Big Eyes: donne, arte e Burton Gli occhi di Tim sul mondo



amy adams

La storia di Margaret Keane (87 anni, un’artista che ancora oggi dipinge) ha letteralmente dell’incredibile. La sua vita è oggetto dell’ultimo film di Tim Burton, Big Eyes. Interpretata dall’eccezionale Amy Adams, Margaret negli anni 50 sposò il sedicente artista Walter Keane (impersonato dall’altrettanto bravo Christoph Waltz, fresco di stella sulla “Walk of fame” di Hollywood), il quale si assunse il credito dei suoi quadri con i bambini dai grandi occhi (divenuti eccezionalmente celebri, tanto che Burton ne era un collezionista e conoscitore da tempi addietro).

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Lasciandola a casa in disparte a dipingere, e spacciandosi per l’autore delle opere di Margaret, Walter si fece spazio nel mondo delle celebrità di Hollywood e delle istituzioni acquistando fama internazionale. Questo fino a quando lei trovò il coraggio di rendere pubblica la mastodontica operazione di frode che era stata messa a punto con maestria dal marito ai suoi danni per anni. Portato di fronte ad un tribunale, Walter al momento della prova finale, accusò un dolore al braccio per cui non potè dipingere, mentre Margaret creò uno dei suoi riconoscibilissimi pezzi nell’arco di appena un’ora, riacquistando la dignità pubblica di cui non aveva mai goduto ed il riconoscimento di cui il marito, incallito bugiardo ed ubriacone, l’aveva privata.

big eyes

Burton illustra assai bene il conflitto interno della donna che, fervente credente, fu sempre realmente combattuta (il suo forte senso dell’onestà costituisce uno dei motivi fondanti della sua inquietudine negli anni), soprattutto perchè dovette nascondere alla figlia la verità, cosa che ne minò la relazione fra le due (e che lei fece per difendere la figlia anche dalla possibile violenza dell’uomo sulle due). In un’epoca in cui le donne raramente si separavano (Margaret aveva già un matrimonio fallito alle spalle da cui ebbe la sua bambina) e ancora più raramente potevano sostentarsi autonomamente, Margaret in un primo momento fu ammaliata dal fascino da venditore di Walter, per poi scoprire l’ insana vera e raccapricciante natura di lui. Riempiendosi la bocca di parole mendaci, sul suo passato e sulle sue doti da pittore, non lasciò avere pace alla povera Margaret neppure dopo che lei si spostò alle Hawaii, da dove, pubblicamente, via radio, lei rese nota la verità.

chris waltz

Il film, a differenza dei precedenti di Burton, sempre ricchi di effetti speciali fantastici, si caratterizza per la sobrietà del racconto, che si propone di mostrare la natura delle cose cosí come fu vissuta dalla vittima di questo sopruso (vi sono solo un paio di scene in cui si è ricorso ad effetti speciali). La sceneggiatura è stata scritta da Scott Alexander e Larry Karaszewski, e la narrazione si sviluppa nella San Francisco degli anni 50/60 principalmente. Proprio in California l’eco del lavoro di Margaret ha avuto grande influenza. Una vasta copertura all’evento (l’uscita del film) è stata data dal magazine Juxtapoz, la bibbia cartacea del movimento Lowbrow fondata da Robert Williams (nato nel 1943) sulla quale tanti artisti (molto spesso proprio provenienti dalla California) hanno avuto l’onore di pubblicare le proprie opere, spesso vagamente influenzate da quegli occhi grandi (come ripete Margaret citando l’adagio: gli occhi sono lo specchio dell’anima) ed estremamente espressivi che hanno reso famosi tanti astri nascenti.

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Gli occhi di Margaret oggi, sono sempre coperti da un paio di grandi occhiali da sole, con i quali si è presentata anche alla prima del film all’interno del Moma (dove aveva sempre sognato un giorno di arrivare, ovviamente). Il film ha già ricevuto 3 nominations ai Golden Globe (per l’Adams, Waltz, e Lana del Rey come interprete della canzone principale della colonna sonora, dal titolo appunto di Big Eyes),