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L’Ignorante2.6 L’uomo nero



Il vento che soffia alza leggermente la sabbia che li circonda.

Il solito vento fa smuovere anche quella specie di tunica che avvolge l’uomo nero.

Si, quell’uomo nero usato dai genitori di un altra epoca come scusa per tenere a bada i bambini birboni, quell’uomo nero usato anche per cullarli e a cui sarebbero dovuti arrivare centinaia di migliaia di bambini… “Ninna nanna ninna o.. questo bimbo a chi lo do..”

L’uomo nero è arrivato, ed è in piedi accanto ad un altro seduto in terra sulle ginocchia, ha la barba incolta, pochi capelli, la pelle chiara sembra diverso anche nella postura, sembra remissivo, impaurito..

Babbo perché il tato è in ginocchio e l’uomo nero in piedi? 

Anche quello in ginocchio è vestito con un altra specie di tunica.. ma di un colore diverso, più vivo, fresco, sa quasi di estate, sa quasi di festa.. è arancione.

Ha le mani dietro. E’ in silenzio. Adesso parla l’uomo nero.

Poi parla anche l’uomo in arancione. Le parole non contano.

 

Cambio canale.

So già il finale, l’abbiamo già visto, siamo abituati, è così.

 

L’uomo nero afferra con forza la testa dell’altro spingendola in avanti, appoggia il coltello alla nuca e incide. Non c’è un gemito, l’uomo non si sposta, non si muove, spalanca solo gli occhi. La mano che impugna il coltello continua la sua corsa, la lama affonda ancora più nella carne, recide i primi tessuti del collo, le prime fasce muscolari, le prime vene, arriva quasi subito all’osso. L’uomo è vivo, prova a dimenarsi, cerca una via d’uscita che non esiste, sgrana gli occhi ormai persi nel vuoto della fine, il dolore è profondo e arriva a riempire lo stomaco, il sangue gli invade la trachea, mentre l’uomo in piedi mette più forza cercando di strappare dal corpo quella testa inutile. Il sangue è denso, scuro  e ricopre ormai le spalle e il vestito arancione, le gambe iniziano a tremare involontariamente, l’uomo prova a respirare profondamente per cercare di riempire ancora una volta i polmoni, ma è solo un rumore sordo, un gorgoglio, allora urla.. ma esce solo un rumore straziante, le gambe lentamente si placano e arriva finalmente la morte.

Da quando ci siamo abituati a tutto questo?

Vorrei solo sapere da quando, ci siamo abituati a tutto questo.

Non ho paura dell’Isis ma dell’indifferenza in cui siamo caduti e della semplicità nell’accettare la morte delle persone.

“Ninna nanna ninna o.. questo bimbo a chi lo do.. lo darò all’uomo nero..che lo tiene…”

Augh.