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Weekly Song #55 – Milano



Milano vicino all’Europa
Milano che banche che cambi
Milano gambe aperte
Milano che ride e si diverte
Milano a teatro
un ole’ da torero
Milano che quando piange
piange davvero

Inizia con queste parole la canzone che negli anni ’70 Lucio Dalla dedicò a Milano. Una città che già in quegli anni poteva dirsi globalizzata: la capitale della moda italiana, del business e dei grandi eventi.
Una metropoli dall’aria indaffarata (per davvero), sempre più internazionale, sempre al centro delle cronache…di qualsiasi colore.
La scorsa settimana lastampa.it titolava:

Appalti e tangenti, terremoto Expo Arrestati Greganti, Frigerio e Paris

“Nuovo terremoto sugli appalti Expo. Un blitz che ha visto impegnati oltre 200 uomini della Guardia di Finanza, ha portato in carcere sei persone più una agli arresti domiciliari accusate a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta”.

Martedì 13 maggio Matteo Renzi, in un’affollatissima conferenza stampa, in seguito alle polemiche e alla richiesta di alcuni parlamentari del M5S di annullare la manifestazione dichiarava: «Expo, chi ha sbagliato paghi. Ma ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro. Si fermano i ladri, non si fermano i lavori. #Italiariparte» (fonte ilsole24ore.com).

L’hashtag è d’obbligo per chi tende a privilegiare twitter come canale ufficiale d’informazione.
Il Premier prometteva inoltre importanti contromisure e nominava una task force guidata dal magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’autorità anti-corruzione.

Insomma, #nuovepromesse. Ma anche tanti #adessobasta, #orasicambia, #maipiù… e così via.

Uno storify già visto, già letto, già twiettato. Non solo da Matteo Renzi.  La storia dei grandi scandali italiani è costellata di promesse di riscatto poi dimenticate, la deriva populista (ahinoi) è sempre più in agguato, e ormai, a pochi giorni dalle elezioni europee, siamo sempre più in bilico fra il desiderio di credere in un vero cambiamento e la voglia di infischiarsene totalmente, tanto… “continueranno sempre a rubare”.

C’è ancora spazio per una speranza?
Nel frattempo (almeno) asciughiamoci le lacrime.