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Intervista agli Shakalab. Le mille facce della Sicilia che vibra!



Nella Sicilia Occidentale sono ormai un’istituzione della musica reggae e delle dancehall. Spettacoli di qualità, simpatici e poliedrici, che vanno dai freestyle al raggamaffin’ fino allo scratching, comprendendo momenti d’intrattenimento e improvvisazione. Loro si definiscono una famiglia, e ad essere sinceri, assistendo ai loro live l’impressione è proprio quella, vista la passione e la sinergia che li anima.

Ecco due chiacchere con Lorrè degli Shakalab, la parte vibrante della West Coast siciliana, in esclusiva per Gold.

Innanzitutto come nasce il progetto Shakalab? Come vi siete incontrati?

Ci conosciamo da tanti anni, però eravamo ognuno immerso nel proprio progetto solista… poi un giorno è saltata fuori l’idea di comprare un furgone e fare un tour insieme. Così iniziarono interminabili prove e i concerti una volta tornati dal tour iniziarono a moltiplicarsi esponenzialmente, fino ad arrivare ad oggi. Adesso siamo una famiglia in cui tutte le energie convergono per uno scopo comune.

Ognuno di voi nasce da correnti musicali simili e differenti allo stesso tempo, come avete fatto a coniugare i vostri stili?

I nostri stili sono differenti ma hanno una radice comune: la Black Music. C’è groove, improvvisazione, intrattenimento e messaggio. Anzi, come si possono non coniugare?

La provincia di Trapani è il fulcro del vostro successo e il punto di partenza della vostra diffusione. Come considerate la realtà musicale della Sicilia occidentale e della Sicilia in generale?

La realtà musicale, soprattutto nei piccoli centri, è molto interessante. Siamo nella periferia dello stivale ma abbiamo anche molte meno distrazioni, nella provincia è possibile trovare ottimi musicisti e gente che mette tanta passione in quello che fa. Una cosa che possiamo lamentare è che molti ragazzi da queste parti non ci credono fino in fondo, l’obiettivo di fare della propria passione un mestiere è una cosa alla quale non sono abituati, c’è sempre la sensazione che un giorno o l’altro arriverà il “lavoro serio” che toglierà tempo allo “svago” della musica. Negli ultimi anni, comunque, si stanno sbloccando molte cose e iniziano ad uscire piano piano tante realtà che danno ottimi risultati.

Nei vostri live si alternano freestyle rap, scratching e raggamuffin’. E’ la simbiosi di queste discipline il segreto del successo degli Shakalab?

Buona parte del merito forse è dovuto a questa alternanza, mischiando tutti questi ingredienti si riesce ad offrire un suono ed uno spettacolo adatto ad un pubblico più trasversale. Si passa dal Roots Conscious di Jahmento agli scratches di Delta, mischiato allo stile di Lorrè, Br1 e Marcolizzo con freestyle, intrattenimento, new roots e metriche più serrate. Ce n’è per tutti i palati insomma.

Nella maggior parte dei vostri testi cantate in siciliano. E’ un vantaggio o uno svantaggio, sia da un punto di vista metrico che semantico? E relativamente all’hip hop in particolare, il siciliano si presta bene secondo voi?

Avere la padronanza del siciliano è un gran vantaggio, è una lingua molto espressiva e con sfumature innumerevoli. Il siciliano sta bene nella musica in generale, è molto musicale. Nell’hip hop se si ha qualcosa da comunicare si presta bene qualsiasi lingua, l’importante è sempre riuscire a trovare un proprio stile e non risultare mai caricaturale.

Cosa foga di più la gente quando li vedete ballare sotto il palco? I freestyle, gli scratch o i vostri pezzi di punta?

Durante i live la gente si esalta continuamente (ahahah), e noi a presso a loro. E’ una cosa soggettiva e varia di città in città, ci sono posti dove per i pezzi volano e per il freestyle invece stanno molto attenti a quello che si dice, in altre città invece è tutto il contrario.

Di cosa parla il vostro ultimo album “Tutto sbagliato”? E come mai avete scelto questo nome?

Siamo molto pignoli nel lavoro, per cui finché una cosa non ci sembrava impeccabile era “tutta sbagliata”, è stata una delle frasi più dette durante la lavorazione del disco, soprattutto da Dj Delta che in quanto a pignoleria è un vero fuoriclasse!
Poi di sti tempi guardandoci un po’ a torno, la crisi, la situazione politica, l’ambiente, una delle prime cose da osservare è proprio che “è tutto sbagliato”. Insomma, ci sembrava un titolo abbastanza idoneo e al passo coi tempi.

Delle vostre collaborazioni con i big della musica reggae, come i Sud Sound System, Lion D. e Bunna, cosa potete dirci?

E’ stato un grande onore, i cd dei Sud Sound System e degli Africa Unite li abbiamo consumati a profusione per tutti gli anni 90, sono i due esempi più grandi per chi fa quello che facciamo noi. Dire che è stato un piacere è riduttivo, grazie alla loro umiltà e disponibilità negli anni abbiamo avuto la possibilità di trovarci tante volte sui palchi insieme e registrare due brani dei quali andiamo molto fieri. Lion D rappresenta la nuova generazione del reggae italiano e secondo noi uno dei migliori in circolazione. Nel disco c’è anche Adriano Bono che è la voce dei pezzi più conosciuti dei Radici Nel Cemento e anche lui è stato uno di quelli che negli anni 90 ha regalato molto al Reggae italiano.

Uno dei vostri pezzi più rappresentativi è “Il posto giusto”. Come considerate la realtà siciliana basata sull’emigrazione continua di giovani talentuosi, sia da un punto puramente lavorativo, che da un punto di vista prettamente musicale?

Viaggiare è una cosa essenziale e portatrice di ricchezza, ma quando una persona è costretta a farlo per necessità o per fame diventa devastante. Noi cerchiamo di essere propositivi e siamo rimasti a fare lavoro sul territorio sperando che molti giovani restino seguendo il nostro esempio. Se solo riuscissimo a far fruttare i nostri talenti senza bisogno di scappare sarebbe una grande cosa, la nostra terra ha mille risorse ed è una tristezza vedere ogni giorno partire ragazzi talentuosi. Qui si fanno le antenne americane e le chiatte per le petroliere, la strada è lunga ma crediamo ancora che le persone unite dal giusto spirito d’iniziativa riescano a spuntarla sempre.

Avete notato un rallentamento della musica reggae in Italia a scapito dell’Hip Hop? Se è così secondo voi è solo una questione di punti di vista dettata dalla commercializzazione massiva della musica underground o c’è qualche altro motivo?

La musica reggae ha sempre avuto un andamento ciclico, quindi è normale vedere regolarmente generi che hanno una diffusione maggiore in un periodo e che poi vengono di nuovo raggiunti. Adesso l’hip Hop è ovunque ed è il genere in cui major ed etichette stanno spendendo di più, nel reggae questo è sempre successo sporadicamente.

Questa commercializzazione secondo voi fa bene alle piccole realtà o le danneggia?

Non saprei, la musica fatta bene è un bene che venga diffusa, il problema è quando si cerca di inculcare un’ attitudine o un certo tipo di suono con la forza mediatica, il che danneggia sicuramente il livello di ascolto da parte dell’utenza.

Siete stati ospiti al Sicily Music Village di qualche anno fa, festival che si teneva nel periodo di ferragosto nella Sicilia orientale. Che ne pensate della sua chiusura?

È una brutta storia, così come quelle del Rototom che da Osoppo è stato spostato in Spagna. Bisogna essere coglioni per farsi scappare certe situazioni, probabilmente le nostre istituzioni hanno dei ritardi nel comprendere che certe cose sono una risorsa infinita di cultura e di soldi.

Voi fate parte di quelle realtà che si fanno in quattro per la diffusione musicale, con svariati live, sia in gruppo che singoli. La Sicilia, o meglio i siciliani, da questo punto di vista, potrebbero fare di più oppure bisogna dare esclusivamente la colpa alle forti resistenze legali e burocratiche?

Le resistenze burocratiche hanno la colpa maggiore, i locali pagano tasse esagerate e i gestori tendono a non rischiare puntando sulle solite cover band che francamente hanno un po’ stancato! Col tempo le cose vanno migliorando, speriamo che a poco a poco possa esserci il giusto spazio per i tanti progetti indipendenti ed inediti.

Qualcosa sul vostro futuro? Nuovi uscite, nuovi progetti, nuovi live importanti?

Usciremo con un paio di singoli prima dell’estate e stiamo già iniziando a raccogliere materiale per un nuovo album. Verso giugno faremo un tour italiano, presto pubblicheremo le date sulla pagina facebook “Shakalab Official”.

Grazie mille..tanto ci vediamo sicuramente da qualche parte!

Grazie a te!