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Intelligenza artificiale: un superpotere ci rende supereroi?



Continuano le mie riflessioni sul tema dell’anno, l’intelligenza artificiale, per i più distratti.
Riguardo al tanto discusso tema dell’allenamento di questi modelli, che al momento viola totalmente le proprietà intellettuali e il copyright, dico solo che stanno partendo delle class action da parte di vari artisti, che potete approfondire qui (https://stablediffusionlitigation.com); non so come andrà a finire e se effettivamente risolverà realmente qualcosa, visto che il tutto si basa su modelli statistici, ma sicuramente sarà uno degli argomenti principali di cui sentiremo parlare nei prossimi mesi.

Riguardo al suo utilizzo invece penso che ci sia ancora molto da dibattere e, continuando a fare ricerca, utilizzando le varie piattaforme e facendole provare agli altri, mi sono reso conto che in realtà ci vorrà ancora del tempo (non molto) prima che impattino realmente sulla società.

Cosa intendo? Che il fatto di avere accesso a un superpotere non ci rende automaticamente “supereroi”.
Spiego meglio: è indubbio che utilizzare dei mezzi che utilizzano l’intelligenza artificiale renda più performanti, che si tratti di redazione di testi, montaggio, fotografia, etc. ma non è sufficiente.

Tra l’altro la stiamo utilizzando tutti da anni, probabilmente in modo inconsapevole, ma per esempio il vetusto T9 si basa su un modello di AI, ma questo è un ulteriore tema gigante che magari affronteremo poi. Ciò di cui voglio parlare oggi è l’importanza della formazione che sta dietro all’utilizzo di determinati mezzi, quello che potremmo sintetizzare con l’espressione nerd RTFM (Read The Fucking Manual).

Probabilmente ChatGPT è il primo vero modello di AI che useranno tutti, un po’ come fu Facebook nel 2006 per ciò che riguarda i social network, ma non è detto che verrà sfruttato per il suo potenziale. Questo perché, appunto, per capire cosa è possibile farci bisogna aver studiato cosa può fare.
Prendiamo l’esempio della scrittura di codice HTML da parte di ChatGPT: sapevate che può scrivere codice? Ora lo sapete. Questo vuol dire che potete programmarvi un sito internet da soli? No, o al massimo ni. Se non sapete di cosa si parla, anche davanti ad una stringa di codice resterete sempre ignoranti e non in grado di comprendere che cosa avete davanti. Va detto però che, sempre utilizzando ChatGPT, se uno ha voglia di apprendere e fa le domande giuste, forse alla fine riuscirà a pubblicare la sua pagina web.


Qual è il punto quindi? Che bisogna fare i compiti. Se non si studia, si rimarrà sempre ignoranti di determinati argomenti e questo secondo me è applicabile a tutte le discipline, comprese quelle legate alla creazione di immagini. Certo, c’è da dire che, affidandosi totalmente al caso, alcuni output possono illudere chi li ha creati di essere un genio, ma è appunto puro caso.

Discorso totalmente opposto se si parla invece di chi ha studiato. Un fotografo che utilizza uno smartphone (che si serve tantissimo delle AI) farà sicuramente foto migliori di chi non ha nessuna conoscenza di fotografia e di composizione, così come un copywriter che utilizza ChatGPT ha sicuramente più frecce nel suo arco rispetto a chi lo utilizza in modo casuale e sicuramente un designer che utilizza Midjourney o Dall-E 2 lo sfrutterà in modo migliore di quello che prova a scriverci cose a caso e ottiene una bella immagine.

Altro tema ancora è l’immaginazione (applicata in tutti i campi) che di certo una AI non ha e che, tranne rari casi innati, si forma coltivandola costantemente.

Aggiungo anche una breve riflessione che è nata nei commenti sui social dei miei post sull’argomento, ovvero l’utilizzo consapevole di questi strumenti. Penso che, al momento stia tutto all’onestà intellettuale di chi le stia usando; se a utilizzarlo è un privato per un utilizzo “innocuo” come per esempio quello della creazione dei meme è una cosa, se invece parliamo di una grande azienda per uso commerciale il discorso cambia, ma anche qui si apre un capitolo che vorrei affrontare con più calma.

Quindi, concludo riportando la traduzione di un tweet che mi ha stimolato questa riflessione: non saranno le AI a rubarvi il lavoro, saranno i designer che la utilizzeranno.


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