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AGITATO, NON MESCOLATO
AI

L’annoso problema del controllo delle nascite delle AI



Chi mi segue sui social sa che da qualche tempo mi sto dedicando ad approfondire il mondo delle intelligenze artificiali, prevalentemente incuriosito dalle barricate di autori e artisti che si erano mossi in contrasto a questa nuova tecnologia.

Chiarisco subito che la mia non è una presa di posizione, perlomeno non ancora, perché credo che le cose vadano molto approfondite prima di maturare un pensiero a riguardo, ma una cosa la voglio sottolineare: non stiamo parlando di futuro, stiamo parlando di presente.

Come dicevo, le varie battaglie smosse dai molti autori (assolutamente comprensibili), sono state per me il motore per farmi incuriosire sul tema e che inizialmente mi avevano portato a voler realizzare un micro-documentario sul tema. Più che un documentario voleva essere una fotografia sul momento, interagendo con tre autori, ma per impegni vari sotto le feste e le influenze stagionali, ho dovuto rimandare di un paio di settimane e dopo così poco tempo la cosa non aveva già più senso, ma mi ha portato a trasformare queste interviste video in chiacchierate sull’argomento, perché penso appunto che sia un argomento assolutamente da dibattere.

Ma facciamo un passo indietro. Per capire di cosa si parla, credo che la cosa più importante sia entrare nel merito di ciò di cui si parla e per farlo, credo che la cosa migliore sia utilizzare determinati strumenti. O meglio, io ho sempre fatto così.

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Diciamo che mentre continua la mia ricerca per capire le varie declinazioni che toccano il montaggio video, l’editing audio e vari sottotitolatori automatici, tutte cose che utilizziamo da anni senza rendercene conto (le foto particolarmente belle che escono dai nostri smartphone sono possibili solo grazie all’AI), mi sono concentrato particolarmente su due dei modelli che hanno scosso di più questi ultimi tempi, ovvero Midjourney e ChatGPT.

Per spiegare brevemente di cosa si tratta ho chiesto proprio a ChatGPT, che mi ha risposto così:

ChatGPT è un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI che è stato addestrato su una grande quantità di testo per imparare a comunicare con gli esseri umani in modo simile a come lo farebbe un essere umano. Midjourney AI è un programma di intelligenza artificiale sviluppato dal laboratorio di ricerca Midjourney che è in grado di creare immagini a partire da descrizioni testuali.

ChatGPT e Midjourney AI sono due sistemi separati e non correlati, con ChatGPT che si concentra sulla comunicazione attraverso il testo e Midjourney AI che si concentra sulla creazione di immagini a partire da descrizioni testuali.

Effettivamente vedere redigere questo testo in tempo reale ha un che di inquietante, e capisco benissimo tutto il tema legato intorno al concetto di diritto d’autore o più che altro sul fatto che questi modelli siano stati allenati senza il consenso degli autori, ma d’altro canto sono stati addestrati su materiale pubblico e pubblicato, quindi teoricamente copiabili da un essere umano e questo apre ad un’altra domanda: perché se lo fa un essere umano ci dà meno fastidio che se a farlo è una macchina?

Ovviamente non ho una risposta, ma penso che questi modelli di intelligenza artificiale siano uno strumento molto potente e che avrà un impatto sulla società ben oltre la nostra immaginazione.

Ripeto però che penso che sia importante provare ad usare questi mezzi, principalmente per capire cosa potremmo farci, anche solo per cazzeggiare, ma fare muro contro muro e farsi tappare la vena credo non sia molto lungimirante e rischi di farci sbattere contro uno tsunami molto prima di quanto si pensi.

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Come dicevo, per il momento ci sto giocando, non ho intenzione di sostituire le persone con cui collaboro con queste tecnologie, ma di sicuro posso fare più cose di prima grazie a questi strumenti.

Infatti il tema, a mio avviso, è che l’avvento delle AI rimetterà al centro le idee più che i prodotti.

Spiego meglio: in questi ultimi dieci anni la quantità di produzione di contenuti (di qualsiasi tipo) è cresciuta vertiginosamente a discapito della qualità. È più importante produrre e parlare del prodotto che del contenuto e questo ha impoverito moltissimi settori, dalla scrittura alla produzione di audiovisivo, perché era più importante dire che avere qualcosa da dire.

Per come la vedo io, con l’arrivo delle AI questo fenomeno aumenterà ulteriormente e creerà una sorta di livellamento sul basso che porterà per forza di cose a far riemergere i talenti.

Forse i talenti del domani saranno meno tecnici e meno in grado di realizzare concretamente delle cose che richiedevano anni di perfezionamento, ma forse, se vorranno emergere (o meglio, per essere meritevoli di emergere) dovranno avere qualcosa da dire.

Continuerò a parlarne.


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