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VENEZIA È BELLA MA NON CI VIVREI
Cinema

I film che ho visto in sala nel 2020



Questo è stato sicuramente un anno particolare, sia per il cinema che per tutti noi.

Le sale cinematografiche sono state tra i primi luoghi a subire restrizioni, le prime a chiudere (dal 4 marzo al 15 giugno) e a richiudere (dal 25 ottobre a fine anno).

Nonostante i sette mesi abbondanti di sale chiuse e le riaperture prive di film, sono comunque riuscito a vedere quasi una quarantina di film.

Eccoli:

Toto Tolo di Checco Zalone

Premetto che non considero assolutamente Checco Zalone un cretino, dopo i primi film che comunque ritengo divertenti, avevo deciso di evitare di guardarli in sala, ma stavolta mi aveva incuriosito.

Va detto che il film non funziona, non sa bene cosa vuole essere e ha un finale talmente sopra le righe che è evidente che non avesse idea di come chiuderlo, ma ho apprezzato tantissimo il coraggio.

Soprattutto perché ha deciso di giocarsi una buona parte del suo pubblico.

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Sorry, We Missed You di Ken Loach

Il cinema di Ken Loach è sempre un bel vedere, sia per gli occhi che per il cuore.

Un film anti-capitalista che mostra una realtà che facciamo finta di non vedere, ma che ci è molto più vicina di quanto si pensi.

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The Farewell di Lulu Wang

Una regista cinoamericana fa un film americano ambientato in Cina e recitato in cinese.

Un film veramente bello sul potere del pensiero positivo.

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Jojo Rabbit di Taika Waititi

Sono fan di Waititi dai tempi di Boy (che straconsiglio) e non posso che essere felicissimo del percorso che sta facendo.

Dopo il bel (so che in molti lo odiano) Thor: Ragnarok, torna con una trasposizione schizzata del romanzo Il cielo in gabbia.

Una commedia sul nazismo con un Hitler immaginato interpretato dal regista che fa ridere e piangere.

Ha vinto il meritatissimo Oscar per la sceneggiatura non originale.

Consigliatissimo!

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Figli di Mattia Torre

Era da tempo che non ridevo così tanto in sala.

Una commedia italiana del compianto Mattia Torre sulle difficoltà della genitorialità.

Sarà che l’ho visto dopo essere diventato padre da pochissimo, ma mi ha conquistato tantissimo e divertito da morire.

Da non perdere.

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Richard Jewell di Clint Eastwood

E anche quest’anno Clint Eastwood ci regala un bellissimo film sull’inguistizia e sulle responsabilità dei media nel processare qualcuno solo per vendere notizie.

Basato sulla storia vera di Richard Jewell, il film è veramente bello e ben realizzato.

Bravissimo Paul Walter Hauser nel ruolo del protagonista.

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Piccole Donne di Greta Gerwing

Non si può certo dire che questa trasposizione del classico romanzo di Louisa May Alcott sia un brutto film, ma non mi ha convinto per niente, soprattutto per la narrazione sviluppata su due linee temporali che ho fatto molta fatica a distinguere.

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Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau

Non avevo mai visto questa colonna portante della Storia del Cinema, nonché uno dei primi film horror ad entrarci in modo prepotente.

Adattamento non autorizzato del Dracula di Bram Stoker, nonostante i novantanove anni d’età, sembra ancora un ragazzino.

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Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn di Cathy Yan

Era meglio se non rinasceva.

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Memorie di un assassino di Bong John-Ho

Dopo gli Oscar (meritatissimi) di Parasite, è stato finalmente portato in sala un meraviglioso film del 2003.

Basato su una storia vera ancora avvolta nel mistero.

Un film incredibile, da recuperare a tutti i costi.

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Amarcord di Federico Fellini

Altra lacuna cinematografica che sono riuscito a colmare grazie all’inizio di una rassegna in occasione del centenario del regista riminese.

Questi classici cerco sempre di recuperarli in sala perché nelle visioni domestiche tendo sempre a distrarmi e a non capirne l’effettiva potenza, quindi ero ben felice di una rassegna su Fellini.

Purtroppo il Covid mi ha rotto le uova nel paniere.

Comunque il film è bellissimo e andrebbe visto da tutti.

***

Doppio sospetto di Olivier Masset-Depasse

Una grandissima sorpresa direttamente dal Belgio.

Un thriller hitchockiano su un dramma familiare che spiazza e lascia con un senso di disagio come solo i migliori film del genere sanno fare.

Non voglio svelare nulla perché merita davvero tanto.

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Volevo nascondermi di Giorgio Diritti

Uno dei migliori film italiani degli ultimi anni con una delle migliori interpretazioni di Elio Germano (per cui ha vinto anche l’Orso d’Argento per la miglior interpretazione maschile al Festival di Berlino).

È un biopic su Antonio Ligabue, un film meraviglioso che racconta la vita del pittore in diversi momenti della sua vita, con un utilizzo del trucco prostetico davvero impressionante.

Mi è piaciuto tantissimo, così come mi è piaciuta tantissimo la dichiarazione fatta di Elio dopo la premiazione.

Eccola qui:

«Lo sforzo che facciamo tutti nella vita è quello di piacere agli altri. Siamo condizionati da ciò che vogliamo sembrare e ci perdiamo in qualche modo la vita. Le persone più fragili ed esposte ci danno una grande lezione di libertà, Ligabue era deriso da tutti, ma siamo qui a parlare di lui, non delle persone ricche e famose. L’umanità sta nei fragili, la ricchezza e la sete di competizione non sono umane»

Da vedere assolutamente!

***

La partita di Francesco Carnesecchi

Piccolo film italiano ed opera prima di Francesco Carnesecchi, regista sicuramente da tenere d’occhio.

Il film racconta apparentemente di una partita di calcio di ragazzi, ma in realtà parla delle vite di periferia, di quella gente che cerca di sopravvivere in un ambiente dove domina povertà e corruzione.

Ha qualche difetto classico delle opere prime, come la voglia di far vedere più del necessario (parlo soprattutto dell’ultima scena in stile Monty Phyton), ma è tutto sommato un film interessante.

Purtroppo lo ricorderò come l’ultimo film che ho visto in sala prima dell’inizio della pandemia.

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I miserabili di Ladj Ly

Uno dei film di cui si era parlato tantissimo durante il Festival di Cannes del 2019, è il controcampo del bellissimo L’Odio di Mathieu Kassovitz.

È la storia di un nuovo poliziotto che viene affiancato alla squadra mobile che opera nei quartieri periferici di Parigi.

Molto interessante e con una delle sequenze più adrenaliniche e ben realizzate dell’anno.

È stato un bel ritorno in sala.

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Qualcosa di meraviglioso di Pierre-François Martin-Laval

Un bel biopic sul giocatore di scacchi bengalese Fahim Mohammad che arrivò come immigrato in Francia insieme al padre e finì per vincere il mondiale giovanile.

Molto buono, semplice e gradevole.

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High Life di Claire Denis

Così come aveva fatto Grey lo scorso anno con Ad Astra (il film di fantascienza con Brad Pitt), anche questo film racconta di una storia piccola e familiare in un contesto sconfinato come lo spazio.

Non mi ha convinto fino in fondo (soprattutto non mi ha convinto la sciamana sessuale interpreta da Juliette Binoche), ma visivamente è incredibile (l’ultima immagine del film mi è rimasta impressa per mesi).

Consigliato con riserve.

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Gli uomini d’oro di Vincenzo Alfieri

Il miglior film di genere italiano degli ultimi anni.

Veramente un bel thriller basato su una storia vera con un sorprendente Fabio De Luigi in un ruolo drammatico.

Davvero consigliatissimo.

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Onward – Oltre la magia di Dan Scanlon

La Pixar riesce sempre ad emozionarmi e anche stavolta riesce nel suo intento con una storia che parla di elaborazione del lutto e di famiglia, il tutto ambientato in un mondo fantasy che però non è più collocabile nel nostro medioevo, ma ai giorni nostri.

Purtroppo non ha avuto il successo che avrebbe meritato, ma è un film grandioso.

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Tenet di Christopher Nolan

Ecco il primo (ed unico) vero grande blockbuster uscito post-lockdown e purtroppo non è andato benissimo.

Ecco, questo è il classico film che è nato prima dall’idea tecnica che si voleva utilizzare e poi ne è stata sviluppata una sceneggiatura che potesse sostenere questo aspetto (come Gemini Man di Ang Lee).

L’idea tecnica in questione è il reverse (già utilizzata in Memento, per me il suo miglior film insieme a The Prestige) e non si può certo dire che il film non sia spettacolare.

La trama invece è talmente semplice che è incredibile che la gente dica che non si capisca.

Si tratta del viaggio dell’eroe, struttura narrativa teorizzata da Christopher Vogler, e Nolan non fa niente per nasconderla, tanto da chiamare i personaggi con l’archetipo utilizzato nello schema narrativo: il protagonista, l’antagonista, la fanciulla da salvare, il mentore, etc.

È stato odiato da tutti, ma io mi ci sono divertito e l’ho visto in sala per ben due volte.

Per citare i film di Nolan, non era certo il blockbuster che ci meritavamo dopo mesi di lockdown, ma era quello di cui avevamo bisogno.

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Snowpiercer di Bong Joon-Ho

Altro film di Bong Joon-Ho riportato in sala dopo gli Oscar di Parasite, questo è a mio avviso uno dei film di fantascienza più importanti degli ultimi anni.

Come la quasi totalità dei film coreani di questo periodo, anche questo parla di diseguaglianze sociali.

Lo fa con la metafora del treno che rappresenta la società: gli unici superstiti della Terra si trovano su un treno in cui ogni vagone racchiude una classe sociale, partendo dai più poveri in fondo al treno per arrivare ai più ricchi nei vagoni di testa.

Un film anticlassista interpretato da un cast internazionale in cui spicca Chris “Captain America” Evans.

Da vedere assolutamente!

****

Dogtooth di Yorgos Lanthimos

Il film che ha consacrato il talentuosissimo regista greco, arriva in sala dopo dodici anni.

È un piccolo capolavoro disturbante che affronta il tema della percezione della realtà e di come può essere manipolata.

Veramente interessante.

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Honey Cigar di Karim Aïnouz

Un film di formazione che parla di seconde generazioni, sebbene ambientato negli anni ’90 racconta benissimo il presente.


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Final Account di Luke Holland

Un bellissimo documentario che racconta dell’ultima generazione vivente di partecipanti tedeschi al Terzo Reich di Adolf Hitler. 

È davvero interessante vedere come alcuni hanno elaborato quel periodo pentendosene mentre altri continuano a negare a loro stessi la realtà di ciò che è accaduto.

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Laccidi Daniele Luchetti

Non so neanche da dove partire.

È un film così sbagliato che l’unica sensazione che mi ha lasciato addosso è irritazione.

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Apples di Christos Nikou 

Film greco che deve molto a Lanthimos.

Una storia che parla di identità e di memoria che ricorda moltissimo nelle atmosfere e nella messa in scena il bellissimo The Lobster.

Decisamente meno interessante di Lanthimos, ma comunque interessante.

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Mosquito State di Filip Jan Rymsza

Questo è forse il film più brutto che abbia mai visto in sala.

Sicuramente è il film più brutto che ho visto ad un festival.

Un mix tra Wall Street e La Mosca, che potrebbe anche sembrare uno spunto interessante, ma no.

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The Furnace di Roderick MacKay

Un western ambientato in Australia con i dromedari.

Serve altro per convincervi a vederlo?

Al di là di questo è un film davvero interessante per capire cosa succedeva al tempo in Australia, più dal punto di vista dell’immigrazione che da quello avventuroso della storia, che comunque c’è e funziona.

A me non è dispiaciuto.

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The Human Voice di Pedro Almodovar

Un cortometraggio del regista spagnolo con una bravissima Tilda Swinton, tratto dall’opera teatrale di Jean Cocteau, di cui ne esiste un adattamento anche di Rossellini.

Molto bello.

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Quo Vadis, Aida? di Jasmila Žbanić

Sicuramente il film più bello di questa edizione di Venezia e sicuramente tra i film più belli dell’anno.

È la storia del massacro di Srebrenica, il genocidio che ha visto la morte di oltre ottomila musulmani bosniaci, raccontato dal punto di vista di una traduttrice dell’ONU nei momenti a ridosso del terribile massacro.

È davvero un film incredibile, in cui non si vede una goccia di sangue o una scena brutale ma che ricorderò come uno dei film più violenti degli ultimi anni.

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Piece of a Woman di Kornél Mundruczó

Un film sull’elaborazione del lutto, con un piano sequenza iniziale di venti minuti su un parto casalingo che, forse perché ho vissuto da troppo poco questa esperienza, mi ha devastato.

È oggettivamente un buon film, diretto ed interpretato molto bene, ma non credo che lo rivedrò.

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The Duke di Roger Michell

Commedia inglese con il freno a mano tirato.

È divertente, ma da Roger Mitchell mi aspettavo molto di più.

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Mandibules di Quentin Dupieux

Questo è sicuramente uno dei film più divertenti dell’anno e il miglior film di Quentin Dupieux aka Mr. Oizo, regista decisamente particolare ma che in passato, perlomeno per i miei gusti, ha sempre esagerato.

È la storia di due dei personaggi più ben scritti degli ultimi anni, due criminali da strapazzo, che trovano una mosca gigante mentre devono portare a termine una consegna di una valigetta (ogni riferimento a Pulp Fiction è assolutamente voluto).

È un film di personaggi, esilarante, con un saluto tra i due iconico (Torò) come non si vedeva dai tempi de Il principe di Bel Air.

Da vedere assolutamente in lingua originale!

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Miss Marx di Susanna Nicchiarelli

Grande film in costume di respiro internazionale che raccontando la storia della figlia di Carl Marx ci racconta benissimo il presente e la condizione femminile.

Molto bello.

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Sun Children di Majid Majidi

Un film iraniano molto bello e molto crudo che, come viene esplicitato all’inizio del film, è dedicato a tutti i bambini sfruttati dai “grandi” in giro per il mondo.

È la storia di alcuni ragazzini costretti a diventare grandi molto prima del dovuto.

Bellissimo!

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Missing Link di Chris Butler

La Laika è sicuramente un’eccellenza nell’animazione stop-motion e anche stavolta lo dimostra con un film un po’ più leggero dei precedenti, ma comunque molto carino.

Forse è per un target più piccolo, ma merita la visione.

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Palm Spring di Max Barbakow

Questo è il vincitore del Sundance di questo strano anno ed è un film che centra perfettamente lo spirito di questi tempi pandemici: la ripetitività.

È un film che tratta il loop temporale come Ricomincio da capo e altri mille film che trattano questo tipo di fantascienza, ma lo fa in un modo davvero intelligente e innovativo.

Innanzi tutto stavolta il film inizia con il nostro protagonista già nel loop e, quando il film inizia realmente, questa volta nel loop abbiamo una persona in più.

È divertentissimo! Era davvero tanto che non ridevo così in sala e consiglio a tutti di vederlo.

Tra l’altro ha avuto un lancio su Amazon Prime geniale: è uscito il 9 novembre, il giorno in cui i nostri protagonisti sono nel loop temporale.

Solo amore per questo film, uno dei migliori dell’anno.

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I predatori di Pietro Castellitto

Purtroppo è stato l’ultimo film dell’anno visto in sala, perché dal girono dopo è iniziato il secondo lockdown, decisamente più soft, ma pur sempre con i cinema e i teatri chiusi.

È la versione più soft (e forse anche più efficace) del buon film dei gemelli D’Innocenzo Favolacce, un film che parla di disagio e incomunicabilità generazionale, esattamente come questo, solo che i toni scelti da Castellitto Jr. sono più da commedia e leggeri.

Forse perché è il primo film italiano che parlasse di presente che ho visto dopo il lockdown (anche se era stato girato ovviamente prima della pandemia), mi ha leggermente destabilizzato nelle scene di assembramento e di vita pre-pandemica, tipo che rimanevo stranito nel vedere le persone senza mascherina o non rispettare le distanze di sicurezza, sensazione decisamente strana.

So che tutti volgiamo dimenticarci il prima possibile di ciò che stiamo vivendo, ma è indubbio che per ora (e forse per qualche anno), tutte le storie che vedremo che non terranno conto della pandemia saranno storie di fantascienza ucronica o utopica.