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CON LA LUCE FLUORESCENTE SEMBRA UN QUADRO DI JACKSON POLLOCK
Rap

Toscana | Il rap che non esiste



Se fossi un rapper scriverei un pezzo incazzato diretto al nemico, reale o immaginario che sia.

Se fossi Guccini scriverei l’Avvelenata.

Ma visto che non sono né l’uno né l’altro, bene o male che sia, questo articolo è quello che è: uno sfogo contro chi vede la realtà indossando i paraocchi.

Oggi più che mai internet ed i social danno la possibilità di dire la propria opinione a chiunque voglia esporla, con l’effetto collaterale di incappare spesso in affermazioni infondate condivise come verità assolute. Lo fanno per errore le persone comuni, lo fanno più o meno volutamente i volti noti della politica, lo fanno anche alcuni portali per veicolare l’attenzione del lettore dove fa loro più comodo.

È il caso di un articolo apparso poco tempo fa su un portale abbastanza conosciuto (non lo nomino nemmeno sotto tortura, ma mi riservo di valutare eventuali omaggi) che, col solo scopo di esaltare un live di un rapper emergente in un noto locale fiorentino, osannava lo sponsor per aver portato rap di qualità in Toscana, dove “il rap non esiste”. Mi viene la ciccia di gallina solo a scriverla questa cosa.

A sostegno di questa pruriginosa affermazione, che se fossi per strada definirei amorevolmente “cazzata”, l’autore (che non si firma) aggiunge che ha cercato il rap toscano su YouTube trovando solo robe tristi, e sul web non ha trovato niente se non un articolo del Tirreno su Manu Phl e una domanda su Yahoo Answer alla quale l’unica risposta seria cita Blebla.

Amico anonimo, permettimi di farti un appunto, senza girarci troppo intorno: hai scritto una bischerata.

Intendiamoci, anche io che non sono un giornalista, ma che metto la mia faccia da schiaffi in fondo ad ogni articolo, faccio spesso il giochetto di prenderla alla larga per poi arrivare al nocciolo della questione, ma qui, per introdurre il reportage fotografico di una serata, hai sminuito il lavoro di gente che da anni porta avanti una passione innata verso il rap e l’Hip Hop.

Non hai trovato niente online? Hai provato a vedere, chessò, su un certo portale dorato con base a Firenze? Certo, se cerchi sul tubo “rapper toscani” cosa ti aspetti? Credi davvero che ogni artista inserisca nelle informazioni del video le proprie coordinate geografiche? L’Hip Hop non è online, l’Hip Hop è giù in strada.

Hai disegnato un deserto toscano per dare il merito allo sponsor di aver portato la lieta novella del rap in terre vergini, ma fai attenzione che dietro quelle dune ci sono orde di emcees armati di rime fino ai denti e pronti all’assalto.

Mi rivolgo sia al sito, che ribadisco non voglio nominare, che all’autore: documentatevi, vi siete persi una bella storia. Anzi, sapete che si fa? Colgo l’occasione per iniziare a raccontare il rap toscano dalle origini, coinvolgendo i protagonisti e interagendo con loro. Non so ancora come e in che modo, ma qualcosa tiro fuori. Facciamo nascere qualcosa di buono da questo fatto che, a guardarlo bene, è marrone e non profuma.

Willie DBZ Rest In Power

Per chiudere, mandando baci e tanto love ai figuri di cui sopra perché in fondo non riesco a portare rancore, vi lascio il ricordo di quello che sarebbe stato il primo protagonista di quella che sarà una serie di articoli sull’argomento, colui che ad oggi è idealmente presente in ogni situazione hip hop a livello toscano e nel cuore di molte persone in giro per l’Italia: Willie DBZ.