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Venti anni di Matrix e della sua trilogia transgender



In questi giorni si stanno celebrando i venti anni di Matrix (uscì il 31 marzo 1999), pellicola che rivoluzionò il Cinema, l’immaginario della fantascienza e dell’intrattenimento fino ad entrare anche nel linguaggio comune con le sue scene cult e le sue battute epiche.

Non mi soffermerò a parlare della quanto sia derivativo, di quanto abbia “saccheggiato” a destra e manca dal mondo dei fumetti, dai racconti di Dick o dal cinema orientale perché di base non me ne frega un cazzo. Tutto è derivativo e come disse Picasso «I mediocri imitano, i geni copiano», quindi la questione per me non ha nessun valore.

La prima volta che vidi Matrix fui folgorato dai suoi continui ribaltamenti, violenti come schiaffi visivi (sensazione che negli ultimi anni ho riprovato solo con Snowpiercer di Bong Joon-ho), e rimasi sempre più colpito da come venne sviluppato il franchise negli anni successivi.

Devo ammettere che i sequel non li apprezzai subito, anzi li trovai quasi “dannosi” per l’opera originale, parere che ho poi ribaltato nel tempo, ma la serie animata Animatrix (si raga, anche Love, Death & Robots è derivativa) la trovai sorprendente.

Una serie di cortometraggi animati che con il videogioco Enter The Matrix (che si svolgeva tra il secondo e il terzo capitolo della saga) andavano ad ampliare l’universo condiviso (diversi anni prima della titanica operazione della Marvel), fornendo quegli elementi nei film che agli occhi di un casual watcher erano ininfluenti, ma che esaltavano i fan più attenti. Un operazione meravigliosa.

Premesso che per me il primo Matrix rimane un film solidissimo che vive di vita propria e può essere visto come auto conclusivo, come dicevo, ho imparato ad apprezzare ed amare anche la trilogia (al netto dell’operazione appena citata).
Uno dei sui punti di forza è quello di essere transgender, proprio come la coppia dietro alla regia, al tempo i fratelli Wachowski diventati ora le sorelle Wachowski.

https://youtu.be/_mFdfi7k82w

Mentre il primo film si svolge (percentuali totalmente causali) per un 20% nel mondo reale e per l’80% dentro Matrix, il secondo film è circa ambientato con proporzioni uguali tra il mondo delle macchine e quello digitale, il terzo è ribaltato con un 20% dentro il fantascientifico Matrix e un 80% nel distopico “Real World”.
Inoltre il sacrificio di Neo con l’annessa morte di Trinity è perfetto proprio perché rende la storia epica, nonostante da ventenne quale ero quando lo vidi in sala non potei che rimanere spiazzato da questa scelta così anti hollywoodiana.

Infatti la forza dei congiunti Wachowski sta proprio nel fatto di aver disatteso tutte le aspettative “facili” che il pubblico voleva/si aspettava (il lieto fine, il supereroe imbattibile, etc.) realizzando una saga solidissima, densa di significati e rivoluzionaria.

Insomma, dopo averci fatto scegliere la pillola rossa e averci insegnato il Kung Fu, non possiamo far altro che celebrare questa fantastica pellicola.

Tanti auguri Matrix!