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Quello che non uccide Trais e Mad Rock



Mentre si fa un gran parlare di Sanremo, dei vincitori, dei vinti, di chi si meritava di più, di televoto e di italiani che di musica non ne capiscono una beneamata cippa, due loschi figuri fanno esplodere una mina che farebbe tremare le fondamenta dell’Ariston, riportando il rap alla dimensione che più gli compete, quella che sta con i piedi sull’asfalto e con lo sguardo al cielo.

E siccome i figuri in questione rispondono ai nomi di Don Trais e Mad Rock, state sicuri che la mina ha una potenza distruttiva di dimensioni consistenti.

È inutile prodigarsi in presentazioni: Trais è sinonimo, oltre che di rap di qualità che manda a casa tutti, di Shafy Click, mentre se si parla di Mad Rock non si può non pensare ai Vomitorz o alle produzioni del suo socio MC Bbo. In ogni caso, Gro Town nel posto.

Quello che non mi uccide è il brano nato dall’incontro artistico dei due, che si trovano a collaborare dopo anni di conoscenza e stima reciproca. Trais al microfono riesce a trasmetterci la fotta che lo spinge, tanto che quando il brano finisce sei spinto a improvvisare qualche rima, anche se come me sei una pippa galattica col rap, ne sei cosciente e ti cheti rimettendo in loop il pezzo. Così ti risenti bene anche la base prodotta da Mad Rock, che dimostra una maturazione tecnica notevole e che si cimenta anche nel canto dell’inciso. Il tutto condito dalla tromba di Giulio Mari & the Mellotron Trio

In pratica, quello che ci voleva in questo momento. Solo cose belle!