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GIÀ TRATTORIA DA PIETRO
ARTS

From Hell



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di Alan Moore e

Eddie Campbell

Dieci anni di lavoro tra documentazione e stesura, 444 pagine di fumetto che chiudono il volume con le ricercatissime note al testo più appendice.

Insomma, che Alan Moore fosse dedito come autore di fumetti alla documentazione maniacale e alla ricerca sottile del particolare questo si sapeva, ma From Hell è l’ennesimo tassello di un percorso professionale non solo di tutto rispetto ma anche di meticolosità e profonda conoscenza.

Iniziato nel 1991 e terminato dopo cinque volumi nel 2001, il malloppone From Hell è l’efficace connubio artistico tra il già citato Moore e il disegnatore Eddie Campbell, spietato e graffiante nel rappresentare una Londra Vittoriana oscura, decadente, nebbiosa, quella del 1888, anno in cui si svolgono i delitti di Whitechapel ad opera di Jack lo squartatore.

Il principe Albert erede al trono viene coinvolto in uno scandalo quando concepisce un figlio da una prostituta, che finisce per sposare. William Gull medico di corte e alto esponente massonico, viene incaricato di coprire lo scandalo uccidendo le cinque prostitute che minacciano di rivelare la verità. Con il passare del tempo Gull perde il controllo e i delitti si fanno sempre più folli e sanguinari fino a che la Massoneria non provvede a far tacere il tutto, senza che l’opinione pubblica venga a saperlo.

A parte determinati episodi, Moore si basa su testi storici e relativi alla vicenda dello squartatore (“Jack the Ripper: The final solution” di Stephen Knight fra tutti). Ma a colpire non è questo, quanto il risultato che oltre alla meticolosità mette in scena il talento straordinario di Moore di far sua ogni tematica da lui affrontata.

Quello che in mano ad un altro autore poteva diventare probabilmente un banale noir sanguinolento pieno di misteri per i fan dell’assurdo ad ogni costo, riesce a raggiungere nella testa e nelle capacità di Moore e Campbell una classe estrema, densa di riferimenti storico/sociali, e raffigurante un “Jack lo squartatore” non solo triste, disperato e folle ma un essere che, attraverso le visioni di un mondo contemporaneo asettico, insensibile e cinico, capisce di essere un precursore di un orribile ventesimo secolo, culla di atrocità.

Le chine di Eddie Campbell riescono ad essere schizzate, frammentate, in parte abbozzate nel rappresentare le scene, ma altrettanto attente nel seguire la sequenza che si narra; magistrale il viaggio in carrozza compiuto da Gull insieme al cocchiere Netley o il rito che lo stesso Gull compie sull’ultima donna, Mary Kelly nel capitolo dieci.
Ennesimo colpo da maestro.