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Questo articolo è un clickbait



Ma come, ho scritto clickbait nel titolo, eppure avete cliccato lo stesso.
Del resto ne clicchiamo a decine ogni settimana.
Anche quando in fondo sappiamo che l’articolo sarà una delusione.
“esca da click” sono quegli articoli che puntano tutto su titoli accattivanti senza badare alla qualità del contenuto.
Il traffico di un sito aumenta non sulla base della qualità, ma della quantità.
Più click, più traffico, più soldi dagli sponsor.

L’articolo che state leggendo punta sulla cosiddetta psicologia inversa: ti invito a non fare una cosa per fartela fare.
Ne avrete visti diversi di link con su scritto “attenzione non guardare questo video“, oppure i sempreverdi banner “il segreto che i banchieri non vogliono che tu sappia“.
E’ un vecchio trucco ma funziona alla grande.

La nostra mente non prende bene le negazioni, e presta molta attenzione ai divieti.
Del resto un divieto può essere segno di pericolo, quindi il nostro cervello lo valuta con attenzione.
In parole povere, pensare di non fare una cosa vuol dire pensarci due volte, perchè la nostra mente deve continuamente controllare di non averla fatta.
E’ uno dei meccanismi alla base dei pensieri ossessivi.

Un altro accorgimento per rimediare facili click (o facili like), è scrivere qualcosa che tutti vorrebbero sentirsi dire.
Io per esempio cliccherei di sicuro “5 motivi per i quali un 40enne è più ganzo di un 20enne“.
Li vorrei sapere questi motivi (ho compiuto 40 anni da poco e sono in fase di negazione), e forse qualcuno lo so. So anche che è un discorso senza senso, e che avere 20 anni è una figata.

Ma la mia autostima, e tutte le strutture adibite a mantenerla, un senso ce lo troverà di sicuro.
L’adulazione funziona alla grande, ma serve solo al compiacimento.
Uno dei nemici più subdoli della felicità.

Tornando ai clickbait, poco tempo fa il fondatore di Twitter, Evan Williams, ha scritto una lettera aperta dal titolo “internet è rotto”, dove ammette che i cambiamenti portati dai social media non sono quelli che lui si aspettava.
Google sta correndo ai ripari per arginare il fenomeno delle “fake news”, e non si può ignorare Williams quando dichiara che “internet premia gli estremi”.
Se vedi un incidente mentre stai guidando, ovviamente lo osservi: e tutti, intorno a te, lo fanno. Internet interpreta un comportamento simile come il fatto che tutti vogliano vedere incidenti: e fa in modo che gli vengano forniti“.

Si sta velocemente facendo strada un nuovo trend: se vogliamo informazioni affidabili e contenuti di valore dobbiamo tirare fuori i soldi e lasciare gli autori liberi di esprimersi.
Nascono realtà come Patreon, dove si supporta direttamente un autore, o Medium (sempre fondato da Williams).
Pagare con un click non vuol dire che una cosa sia gratis, anzi la paghiamo carissima: ci confonde le idee, ci crea dei bias.

Farci strada nella spazzatura online richiede tempo ed energie, e cambiare opinione una volta assimilata un’idea è una gran fatica.

Un sito che si finanzia con la pubblicità sarà sempre tentato di ricorrere al clickbait per aumentare la quantità a discapito della qualità.

Sarà forse questo il volto dell’internet 3.0 (o 4.0? ho perso il conto): dopo l’entusiasmo per QUANTA ROBA si trova online, il nuovo quesito è: COSA vale la pena di trovare?

Ciaone