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DOVE VANNO A FINIRE I TUBI?
MUSIC

I Grooverz ci raccontano “Realtà e Leggenda”



Ci sono momenti bui in cui speri nel ritorno di chi, in passato, ti ha tenuto compagnia con la sua musica, e ci sono esordi che non hanno niente da invidiare a chi di strada ne ha già fatta tanta. Nel caso dei Grooverz questi due aspetti si sovrappongono: l’album Realtà e Leggenda rappresenta l’esordio del gruppo formato da Drawn e Majin ai quali si aggiunge Dj Lato, che ha scelto questa formazione per il suo ritorno sulla scena. Il risultato: un album denso, un suono sicuro, insomma, vero Hip Hop.

Che poi, a voler essere precisi, un ritorno vero e proprio non è, visto che Lato non se n’è mai andato. E, a dirla tutta, Drawn e Majin sono sulla scena da anni…

​Conosciamo già la storia, Majin e Drawn partecipano al Captain Futuro Contest, vengono notati da Dj Lato ed insieme iniziano a lavorare al primo disco ufficiale. Ma prima? Majin e Drawn, da dove saltate fuori?

Majin: Ho cominciato a fare Rap con una certa consuetudine da prima del 2000, e in questi anni tra vittorie e sconfitte ho avuto modo di farmi conoscere dalla scena locale come Freestyler e poi come liricista. Nella mia “carriera” ho cantato spesso da solo nei pezzi (su beat americani e inediti), mentre altre volte ho avuto il piacere di affiancarmi ad altri Mc ionici fino ad arrivare anche a provare l’esperienza di cantare in un gruppo crossover nel quale rappavo. Ho calcato diversi palchi, ma quelli più soddisfacenti sono stati senza dubbio quelli nei centri sociali la cui atmosfera mi ha sempre stimolato e infottato. Ora, con i Grooverz, è mia intenzione crescere come liricista e portare il nostro messaggio ovunque ci siano orecchie pronte ad ascoltarlo.

Drawn: Mi sono avvicinato a questa cultura grazie ad un paio di b.boy dell’epoca, mi affascinava troppo il loro stile, poi ho iniziato a conoscerla e ad apprezzare le sue discipline a partire dal rap; ciò che mi affascinò subito del rap era infatti il poter esprimere liberamente tutta la mia personalità, quella che fino a quel momento non era ancora emersa tra l’altro. E’ stato un cambio radicale di prospettiva e di tutto il resto e grazie a questa opportunità ho iniziato a comporre e scrivere tutto ciò che mi passava per la testa. Nel tempo ho iniziato a fare sempre più pratica nel produrre i beat grazie alla formazione musicale che avevo fin da piccolo, e anche se la mia passione principale è sempre stata quella di rappare, prima della nascita dei Grooverz ho prodotto diverse cose tra cui il mio primo disco, “Censura Animae”. Majin lo conosco fin dagli inizi, la prima volta lo vidi partecipare ad una jam locale, ad un contest di freestyle qui a Grottaglie, e vincere. Dopodichè per un certo periodo di tempo ho perso le sue tracce, l’ho incontrato dopo anni ad un edizione dell’Acheronte, nota jam di Taranto e fu lì che incontrandolo nuovamente le nostre strade si incrociarono fino a che Majin, dopo aver ascoltato il mio primo disco, accettò il mio invito a collaborare alla prima traccia assieme, così come la seconda con la quale partecipammo al Captain Futuro contest per l’appunto, Ecosofia, il resto ormai è storia.

Di Dj Lato, invece, sappiamo qualcosa di più, o almeno speriamo che a chi legge abitualmente le nostre pagine questo nome sia familiare! Fra i tanti partecipanti al Captain Futuro Contest, cosa ti ha colpito di Drawn e Majin tanto da spingerti a collaborare con loro?

Dj Lato:Finito il disco con Esa, Poltergeist, ho iniziato a seguire il contest capendo fin da subito che l’hip hop stava cambiando; Drawn e Majin con la loro traccia colsero la mia attenzione perchè in mezzo a tutto il resto era la cosa più “solida” che sentìì. Due emcees, voci taglienti e flow alla vecchia! Proprio ciò che cercavo per tornare sul palco! Un disco pensato per i live che spinge solo Rap Message. Man mano che lavoravamo al disco l’empatia cresceva grazie anche ai beat di Drawn che mi facevano sentire a casa, muovevano il mio collo. I concetti espressi in “Realtà e Leggenda” rappresentavano al meglio il momento epocale che stiamo vivendo, per me la musica è anche questo, la fotografia del tempo in cui viviamo. I groove erano corretti, mi stimolavano moltissimo ed è cosi che è iniziata questa avventura.

Il primo frutto della vostra collaborazione è l’album “Realtà e Leggenda” come dicevi, uscito il 17.01.2017 alle 17:01 esatte. Avete voluto giocare con i numeri! C’è un qualche altro significato particolare che attribuite a questa cosa?

Drawn: E’ una scelta che porto avanti già da un po’… anche il numero delle tracce contenute all’interno del disco non è casuale, così come non è casuale la prima traccia che abbiamo prodotto insieme io e Majin “Un mondo malato“. Chi mi segue già da prima sa a chi e cosa mi riferisco, ovviamente incontrando Majin ho trovato il compagno ideale perchè lui come me fa un certo tipo di rap, volto al sociale, soprattutto nella lotta ai poteri forti. Ci siamo sempre contraddistinti a livello locale per queste tematiche e chi ci segue da prima lo sa che non abbiamo paura a trattarle. Il compito che ci siamo dati è di portare questo messaggio avanti fino a che ci è concesso e di sicuro questo è in netta controtendenza con gli ambienti di un certo livello che purtroppo hanno ormai da tempo messo le mani anche sul rap, proprio perchè lo temevano, “Le note e le parole possono muovere il mondo” come ne “L’Amarezza“.

Da sempre, inconsciamente, associo il colore dominante della cover al “colore musicale” del disco. La cover del vostro album, in bianco e nero, rappresenta perfettamente anche nell’immagine quello che troviamo al suo interno: voi tre in un clima musicale di penombra, con suoni cupi costellati da immagini liriche chiarissime. È quello che volevate trasmettere?

Grooverz: Bella Psaiko, hai colto in pieno ah ah! Era proprio ciò che volevamo trasmettere!

Bene, allora c’ho azzeccato! Come ho detto prima, nel disco troviamo solo voi tre, in nessun brano compare un featuring. Le uniche collaborazioni sono quelle con Masito per il lettering del logo e di Dj Argento per la registrazione, il mixaggio ed il mastering. Come sono nate queste collaborazioni?

Dj Lato: Vero, trovi solo noi tre, ed è una scelta fatta affinchè il primo disco dei Grooverz abbia una sua identità ben precisa. Questo non significa che escludiamo le collaborazioni, anzi, ma per il primo disco abbiamo preferito così.

Drawn: Mirko (Dj Argento, n.d.r.) lo contattammo fin da subito, essendo una persona che stimiamo e che seguo da tanto, e con la quale Lato aveva già collaborato, ed è stato proprio grazie a lui che ci siamo messi in contatto col grande Deep Masito che ha realizzato il nostro logo, chiudendo così la grafica del disco realizzata dalla mia compagna.

L’album è inoltre sponsorizzato da Broke Clothing, storico brand italiano di streetwear. Anche qui, da cosa nasce questa partnership?

Drawn: Nasce da una folle idea venutami per caso o quasi…nella mia lunga storia con l’hip hop ho sempre apprezzato lo streetwear fin dall’inizio, soprattutto quello che andava nei ’90, mega felpe e baggy, stile oversize, che è quello che ancora vesto…la Broke è sempre stata tra le mie preferite per il suo stile semplice ma spacchiuso e se sono innamorato di lei lo devo anche ai miei fratelli b.boy che me ne hanno fatto innamorare al tempo…un giorno in studio chiesi a Majin: “e se come sponsor avessimo la Broke?”…rimase un discorso e non ne parlammo più seriamente proprio perchè ci risultava molto improbabile se non quasi impossibile… fino ad arrivare alla quasi fine del disco dove finalmente, iniziando a respirare un pò dopo il duro lavoro affrontato nei tre anni precedenti, mi decisi! Ci ho provato e ci sono riuscito, forza di volontà ed un pizzico di fortuna. Sono stato fortunato anche ad incontrare Enrico dall’altra parte, titolare per l’appunto della Broke, che è stato disponibile fin da subito, ovviamente ha accettato la mia proposta solo dopo aver ascoltato il disco in anteprima, non credo ci sia bisogno di raccontarvi l’esito..è andata bene ah ah! Avevo voglia di fare un regalo ai Grooverz e ci sono riuscito, ora abbiamo lo sponsor come i veri niggaz ahahah e la Broke ha annunciato il ritorno dei Baggy!

P.S. presto tireremo fuori una chicchetta in edizione limitata firmata Grooverz+Broke solo per i veri supporter dei Grooverz, un’esclusiva, non perdetevela!

Personalmente apprezzo molto il suono dell’album nel suo complesso, il suo “colore”, come dicevo prima. Pur avendo un suono attuale, secondo me ricorda molto il sound del Colle Der Fomento su Odio Pieno, oltre a richiamare in alcune tracce la musicalità di SXM. Ovviamente questa è una mia opinione personale! Quali sono state le vostre fonti di ispirazione per quest’album? Ed in generale, da quale musica o artista traete maggior stimolo?

Drawn: Ho molto a cuore la scena italiana, quindi non ti nascondo che la tua domanda mi lusinga. Sono cresciuto con i Sangue Misto, con i Colle, con Kaos, Uomini di Mare, Camelz, ed ho sempre sognato di avere una formazione alla Sangue Misto o alla Colle der Fomento e cioè due emcees e un dj. E’ quello l’assetto che ho sempre sognato per questo gruppo, sia a livello di elementi che lo compongono che per le tematiche che lo contraddistinguono…I miei emcees preferiti sono Kaos, Neffa, Deda, Galante, Lord Bean, Masito, Danno… ascolto i Sottotorchio e di sicuro, dopo l’incontro con Majin, anche l’immenso Lou X, ultimamente anche Mezzosangue. Come dj/beatmaker Gruff, Lato, Shocca, Argento, Mr. Phil ecc. ecc. A livello internazionale sto sotto per Dj Premier, Apollo Brown, Stu Bangas, Guru, A Tribe called Quest, Das Efx, Queen Latifah, M.O.P, Heltah Skeltah, Krs One, Vinnie Paz… ora si è aggiunto A.f.r.o. tra i giovani. Quando Lato ha sentito i beat ha detto di alcuni “sembrano miei!”. E quando Argento ha sentito i beat ha detto “sembrano di Lou X“, quando ha sentito il beat de “La messa è finita” ha detto “sembra di Sunday“, questo a conferma del fatto che ho voluto produrre un disco variegato, a me piace tutto il panorama italiano, quello serio ovviamente, e quindi anzichè produrre un disco monotono dove tutte le tracks sembrano la continuazione della prima ho voluto variare con i beat, anche perchè non credo che chi ascolta un disco possa essere sempre arrabbiato o sempre triste, insomma, ho cercato insieme a Lato di produrre un disco completo che lo metti e lo ascolti tutto senza skippare.

Majin: Da sempre il genere di Rap che più mi ispira è quello anni ’90 (Black Moon, Wu Tang Clan, Group Home, Heltah Skeltah, ecc.), le atmosfere di quei tempi mi hanno sempre trasportato in viaggi incredibili ad ogni ascolto. Ovviamente la scena italiana ha avuto un forte impatto sul mio modo di scrivere e da questa ne derivano gli stimoli a crescere come liricista. Io e Drawn abbiamo molte preferenze in comune, e ovviamente dal genere di rap che facciamo si può intuire anche il genere di rap che ascoltiamo. Personalmente non posso fare a meno di seguire il filone di quel tipo di rap che tutto fa, tranne che autocelebrarsi.

“Magnitudo” è il brano che apre l’album e col quale, senza mezzi termini, mandate a casa tutti nello stile rap più classico. Il tema ritorna poi anche in “Una Triste Realtà”. La classica domanda che c’è in tutte le interviste di oggi è: come la vedete questa scena? Io non ve la faccio, ma vi chiedo…come la cambiamo questa scena?

Drawn: L’idea di iniziare diretti con “Magnitudo” è stata di Dj Lato che ci ha detto: “L’intro? Quale intro? Raga questa è l’intro!!!“, e abbiamo sposato l’idea subito, di buon grado! In effetti in questo pezzo mi racconto, per quello che mi è concesso in sedici barre, sotto il profilo strettamente hip hop, ed è un po’ come una rivincita personale, per dire a tutti coloro i quali non hanno mai creduto in me che si sbagliavano. Quando ho conosciuto questa cultura ed in particolare il rap, non ho pensato: “adesso faccio questo“, ho pensato: “questa è cosa mia!“. Si trattava di fotta e di attitudine, le stesse che mi permettono di essere ancora qui a comporre l’ennesimo beat e a scrivere l’ennesimo testo, nonostante la logorazione dello spirito che c’era in quel periodo, quando ancora il rap era un genere di nicchia, una cosa per pochi, e non solo musica ma anche un modo di vivere. Oggi fare questo tipo di rap è in netta controtendenza, lo so, però io credo che sia tutto ciclico, quindi, così come si è raggiunto l’apice nei ’90, per poi arrivare all’apice opposto, ai tempi nostri, così si ritornerà ad una nuova golden age! Uno dei messaggi che vorrei trasmettere e che più mi sta a cuore in questo caso, è proprio quello scritto nel ritornello e cioè “Non c’è futuro senza passato“: io penso che non si possa guardare al futuro rinnegando il passato, al contrario di quanto affermano alcuni esponenti della nuova, ne al contrario credo che i veterani possano sperare di essere eterni…insomma, prima o poi un cambio generazionale dovrà avvenire, quindi credo che sia meglio che siano i veterani stessi a “passare il testimone” ai più promettenti prima che questi rinuncino, stanchi di non riuscire a causa di vari meccanismi e prima che siano come al solito i poser a vincere nel “rap game” italiano. Vuoi degli esempi positivi? Dj Lato con i Grooverz, Ice one ai tempi con I Colle, oggi con Don Diegoh, Dj Gruff con Dj Spass, Dj Argento e Mr. Phil con le loro svariate collaborazioni, Inoki e ora Dj Jad con Youss Yakuza ecc. ecc. Credo che la formula sia proprio questa, e poi di sicuro puntare ad una vera unione nella scena underground per “portare l’hip hop al prossimo step” come dice Yared.

Majin: Sono convinto che il Rap sia il miglior strumento di denuncia a disposizione di chiunque abbia in mano un microfono e che la via da seguire per ridare lustro a quest’arte sia quella che riporta la scrittura su tematiche sociali, che coinvolgano un pensiero collettivo e non solo gli svarioni di un fattone la cui maggiore soddisfazione sia avere una bella macchina e l’ultimo paio di scarpe della Nike. Con questo non voglio dire che bisogna assolutamente fare i seri sul mic ogni volta, ma quantomeno non basare la propria discografia su argomenti da quattordicenni che spesso come unica porta sul mondo hanno la tv o Facebook.

“Schiavi Che Comprano” ci mette in guardia dalle lusinghe della pubblicità, mentre “La Mia Pagina Di Giornale” sposta l’attenzione sulla malainformazione. Quanto ci stanno usando i media?

Drawn: Bè viviamo nell’era delle post verità, dove i media sono strumenti di controllo, anche la musica, come il cinema, sono controllati. Bisognà purtroppo imparare a distinguere il vero dal falso, la realtà dalla leggenda, e questo è sempre più difficile ai giorni nostri, ad ogni modo non ci arroghiamo della presunzione di conoscere la verità, ho studiato un po’ di filosofia, e la prima cosa che insegna la filosofia è che per essere un filosofo non puoi mai accontentarti di una verità, una volta raggiunta essa, devi subito cercarne un’altra. Quando penso ai giorni nostri mi vedo nel pieno del “mito della caverna” di Platone, ed è proprio ciò che ho cercato di trasmettere producendo il beat di “Schiavi che comprano” con quel determinato skit, avvertendo gli ascoltatori che “noi siamo le illusioni” e cioè che non puoi idolatrizzare un cantante solo perchè è bravo a fare il suo lavoro, e devi essere tu a ricercare le tue verità, non farti ingannare da nessuno! Per quanto riguarda “La mia pagina di Giornale“, oltre ad esorcizzare il mio demone, cioè il lavoro che ho fatto durante la produzione del disco e che ancora svolgo, lo strillone, è rivolta a tutti coloro i quali ne approfittano di questa cultura, l’hanno svenduta e posano in cambio di denaro o fama.

Il concetto viene ribadito anche ne “Il Gioco” e “L’Amarezza”, dove cercate di aprire gli occhi dell’ascoltatore sui meccanismi frustranti della realtà quotidiana, invitandolo a ribellarsi ne “Il Male Negli Occhi”. È questa la soluzione che ci suggerite, esprimere il proprio dissenso guardando il male dritto negli occhi?

Majin: Certamente sì! Il male bisogna guardarlo negli occhi, perchè a differenza dei canoni di apparenza che ci sono stati inculcati, gli occhi non mentono mai. Da sempre gli standard di affidabilità di una persona passano dall’apparenza, la giacca e la cravatta, un abito talare, l’assenza di piercing o tatuaggi, e magari una bella divisa indossata in maniera impeccabile. Io ho imparato a diffidare di quel genere di persone da quando mi sono reso conto che il mondo è stato affossato dai colletti bianchi e devastato da chi porta certe divise e risponde “sì signore”. Guardare “il male negli occhi” è il solo modo che abbiamo per renderci davvero conto di chi o cosa abbiamo davanti a noi.

In “Canzone Arrabbiata” ce l’avete con chi piange miseria nonostante il conto in banca gonfio. Avete in mente qualcuno o qualche categoria in particolare?

Majin: Quella canzone porta quel titolo proprio perché spinge quello che si può chiamare “il furor di popolo”, lo sdegno nasce dal fatto che benchè la fame sia una sensazione spesso legata ai ceti più bassi molto spesso viene usata da chi in realtà non avrebbe nulla di cui lamentarsi. Quasi sempre chi ci governa cerca di stimolare l’empatia del popolo facendo riferimento a problemi che potrebbero sembrare comuni, ma in realtà “il ricco predica agli schiavi in pausa la domenica”. Abbiamo voluto far passare il messaggio che dice di non credere a certi “teatrini” inscenati da chi mente su tutto e tutti, e di insorgere ed urlare la propria rabbia contro questi politici e banchieri che nonostante siano belli grassi e paffuti cercano di far passare i “sacrifici” che ci impongono come sofferenze anche per loro, quando invece sono solamente “cazzate a raffica spacciate per autorevoli”.

“La Messa è Finita” è, purtroppo, particolarmente attuale, con chiari riferimenti ai numerosi casi di pedofilia e crimini sessuali che hanno macchiato il clero. La vostra posizione nei confronti della Chiesa è chiara, ma come vi ponete riguardo alla religione?

Drawn: La traccia è stata concepita per colpire la Chiesa in tutte le sue contraddizioni, nella mia strofa ho preso di mira specificatamente la pedofilia, sono sempre stato contrario alla Chiesa, pensa che a 6 anni chiamarono i miei a scuola perchè mi rifiutavo di accettare la storia del peccato originale, ti ho detto tutto. Generalmente non mi ritengo un estremista, ma sono ateo e quindi vedo la Chiesa come un’azienda con tanti immobili, tanti dipendenti che fa soldi regalando illusioni e speranze false, non ci dimentichiamo della vendita delle indulgenze o delle morti provocate dalle crociate, potrei stare qui ore ad elencare, la storia parla da sè. Sono contro le religioni perchè servono solo a sottomettere e dividere, a farci stare buoni, non puoi dire a milioni di persone che siamo solo macchine da lavoro e ci sfruttano per questo, devi concedergli la speranza di un dopo migliore e dare risposta alla fatidica domanda esistenziale che l’uomo si pone da sempre.

Majin: Personalmente ho concretizzato il mio distacco dal Cristianesimo sbattezzandomi qualche anno fa. Ho fatto questa scelta dopo aver letto molto sui vari culti che hanno funestato la vita delle popolazioni terrestri dall’alba dei tempi. Non sono credente, ma credo che una spiritualità vissuta in maniera sana non possa che far bene ad un individuo, anche se nella maggior parte dei culti subentrano regole e dogmi assurdi che non fanno altro che fomentare l’odio e l’intolleranza, la divisione di intere etnie in insiemi di persone che hanno sempre una buona scusa per ritenersi diversi o addirittura migliori degli altri. Non riesco a sopportare il gioco di chi parla per bocca di un Dio che non verra mai a smentirlo, di chi interpreta le “sacre scritture” a proprio uso e consumo e di chi (citando Kaos One) usa “darci il veleno e ricattarci con l’antidoto”.

Nella titletrack dite di stare a metà fra “Realtà e Leggenda”, ci spiegate il concetto?

Drawn: Bella domanda! Ho scritto questo ritornello pensando a tutti gli anni che sono passati da quando abbiamo iniziato sia io che Majin, jam, contest di freestyle, primi pezzi registrati… ci sono tante piccole tappe che abbiamo raggiunto a poco a poco col tempo, ripeto, chi ci conosce lo sa. Il ritornello è rivolto proprio a chi ci segue fin dall’inizio e sa quante ne abbiamo passate prima di arrivare a chiudere questo disco, non essendo figli di papà, ne persone benestanti ci siamo fatti un mazzo e sudato tutto, e non si parla solo di spese ma anche di sforzi atti a migliorare lo stile, il flow, la metrica, tutto volto a fare dei Grooverz un gruppo come quelli che ci facevano sognare ai tempi. Poi, sinceramente, mai mi sarei aspettato che al nostro fianco ci sarebbe stato Dj Lato, e fidati, per una realtà di provincia del Sud come la nostra non è cosa da poco, io sono cresciuto anche con i suoi beat, ho attraversato un periodo buio della mia vita che ho superato anche grazie a quelle note e a quei versi, e se qualcuno mi avesse detto: “un giorno produrrai un disco con Lato” mi sarei messo a sorridere e invece…

Cosa c’è nel futuro dei Grooverz?

Drawn: “Niente!” cit. Lou X ahahah… scherzi a parte, preparatevi a delle belle! Per noi questo è l’inizio, ovviamente più la gente risponde, più i Grooverz potranno proseguire il proprio cammino, noi ce la mettiamo tutta, sperando di regalarvi oltre che delle belle emozioni anche una bella mezz’ora di buona musica!

Majin: Non so cosa ci aspetta, ma la cosa che sicuramente posso aspettarmi da noi tre è che rimarremo coerenti con quello che siamo e con quello che diciamo nei nostri testi. Il resto verrà solo se saremo in grado di meritarcelo, e se chi ci ascolta offrirà il supporto necessario a darci la fotta per fare le cose in grande come vorremmo.

Dj Lato: Lato, Drawn e Majin.

Per ascoltare l’intero album dei Grooverz cliccate Qui.

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