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WEEKLY SONG 95 – Quella candidatura della bici al Premio Nobel per la pace



Avevo 15 anni quando acquistai la mia prima bici.

Era una bellissima mountain bike della Olmo, aveva il manubrio e il sellino blu, e il telaio, leggerissimo e in lega di alluminio, era color argento.

Costava un milione e duecentomila lire, poco più di 600 € odierni, ma in quell’ormai lontano 1997 erano dei bei soldi, almeno per me.

All’inizio, un po’ furbescamente, parlai con i miei genitori per capire se in qualche modo potevano supportarmi ma…la risposta fu un secco no; se volevo procurarmi quei soldi avrei dovuto sudarmeli.

Fu così che trovai un lavoretto estivo in un ristorante vicino a casa mia, sarebbe bastato lavorare giorno e sera per un mese per arrivare a quella somma.

Ma il giorno della paga… l’imprevedibile! Al primo accenno del mio arrivederci a quella vita fatta di rinunce e di sacrifici, il titolare del ristorante tuonò: “Ma come! È passato solo un mese e già te ne vai? Devi lavorare qui tutta la stagione, altrimenti non ti pago!”

Quando hai 15 anni è facile cadere in certi tranelli. E io ci cascai, eccome se ci cascai.

Fu un’estate durissima, lavorare in quel ristorante per 2 turni al giorno fu un vero inferno.

Ma servì a responsabilizzarmi, e a farmi capire quanto sia giusto farsi il culo per raggiungere i propri obiettivi, grandi o piccoli che siano.

Ora, non so se la bici si merita o no il Premio Nobel per la pace.

Nelle settimane scorse avrete sicuramente sentito parlare della curiosa iniziativa della trasmissione Caterpillar di Radio 2 e dell’impresa della ciclista Paola Giannotti: da Milano a Oslo in bici per portare la candidatura della bicicletta al Premio Nobel per la Pace (in rete grazie all’hashtag #bikethenobel potete trovare un sacco di approfondimenti in merito).

Quello che so per certo è che io grazie a quella bicicletta sono diventato una persona migliore. E forse mi è sufficiente questo per essere d’accordo con questa candidatura.

Buon ascolto.