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GLI AGNELLI HANNO SMESSO DI GRIDARE?
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L’ignorante2.1 Ansia da prestAzione



Non ho voglia di scrivere.

Non ho proprio voglia di scrivere.

Ma avendo preso un impegno, con L’ignorante che è in me, mi devo inventare un argomento.

Che palle.

Sì, perché poi, quando devo, vado in paranoia, perché non è più una questione di piacere, ma solo di dovere. Il vecchio: “Prima il dovere poi il piacere.”

Che palle. E due.

Quindi mi ritrovo davanti ad un foglio bianco, come adesso, e mi viene l’ansia da prestazione, che è la stessa che ho provato spesso nella vita quando ho dovuto affrontare situazioni poco piacevoli.

…l’unica cosa che viene in mente in quei momenti a parte scappare è? .. Come la sfango!?.

Quindi la conclusione è che l’ansia da prestazione, non è altro che paura di non riuscire, paura di non fare la scelta giusta, di non avere successo in quello che stiamo per fare, nell’Azione che stiamo per eseguire…

Allora cos’è, che se non ho voglia di scrivere ho paura? Mh..potrebbe essere.

Diciamo che l’ansia da prestazione, può essere sicuramente la manifestazione della paura di mettersi in discussione, ogni volta che affronto una difficoltà mi devo mettere in gioco e devo mettere in gioco anche le mie sicurezze, le mie certezze..le mie abitudini.

Sì, perchè diventano abitudini i modi con cui affrontiamo l’esame, l’appuntamento importante o la discussione con l’amico, e quante volte mi sono fermato a pensare, glielo dico o non glielo dico.

E che cos’è che in quel momento ci frena.. ci ferma.. e ci… frega? La paura, l’ansia. Solo quello.

Per non sbagliare allora usiamo stratagemmi improbabili, tipo le stesse parole, gli stessi modi già vincenti in altre situazioni, emuliamo noi stessi che l’altra volta mi andò bene ci riprovo, attiviamo schemi personali (ognuno ha il suo, io i miei) per non farci scoraggiare dall’ansia, quelli tipo: “se conto fino a 97 vincerò” … “ se non tocco le linee delle mattonelle l’esame andrà bene”..ecc ecc come se fossero riti magici per non essere sconfitti dal male oscuro e nascosto chissà dove (dentro di noi?) Ho sentito roba incredibile usata come stratagemma. Favolosi.

Poi succede che nell’attimo prima del momento cruciale, L’ignorante che è in me, (quello che ignora il perché del morso allo stomaco) prende forza dalla paura e facendomi perdere sicurezza, mi mette in silenzio, mi spenge il cervello, oppure peggio ancora, mi alimenta tensione e nervoso. Perché l’ansia non si manifesta solo nel blocco, magari,  ma anche nel lancio, nello sbraitare fuori modo o nell’eccessiva esuberanza, nell’incazzarsi e innervosirsi senza apparente motivo.  L’ansia da prestazione è quindi, spesso, dietro a quelle figure di merda apocalittiche che facciamo in situazione in cui ci sentiamo a disagio.

Il sentirsi fuori luogo, in un determinato contesto, per esempio, può accentuare le proprie paure e nel preciso momento in cui proviamo ad inserirsi nel contesto, e cerchiamo un modo (non naturale) per farsi accettare, otteniamo l’effetto contrario.

Per questo decidiamo quasi sempre, di stare solo tra i nostri simili e non ci lanciamo in situazioni con persone che non conosciamo, perché sarebbe mettere a rischio le proprie sicurezze.. le proprie certezze.. le proprie abitudini.

Rischiare di non piacere e mettere in discussione i propri modi di vedere le cose, è troppo difficile, meglio andare sul sicuro, con loro parlo la mia lingua e ci capiamo alla prima senza sforzarsi.   Facciamo così spesso, che peccato.

In mezzo ai deboli spicca il forte, ma il forte in mezzo ai forti diventa uno che si deve mettere in gioco ogni giorno, che si deve sbattere e impegnare per stare all’altezza della situazione… ‘na fatica.

Ma cos’è la vita se non imparare giorno per giorno a migliorarsi insieme agli altri?

Per quanto possano sembrare deboli o lontani, i legami e i collegamenti con le persone che ci circondano, sono forti e indissolubili, e la paura di non essere accettato, frena soltanto le relazioni, l’apertura alla diversità e ci spinge soltanto a chiudersi nelle piccole e ormai conosciute cose che facciamo abitudinariamente.

Ricapitolando, se non ho voglia di scrivere è per insicurezza personale. Che palle.

Speravo di poter dare la colpa a qualcuno. Invece no, è ancora colpa mia. Che palle.

Augh, e buona fortuna.