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NON SONO STATO IO
MUSIC

Chinese Man, l’intervista!



 

Tra i protagonisti di questa nuova edizione del Nextech troviamo il trio francese (un trio allargato, come vedremo) dei Chinese Man, ovvero i dj/producer Zè Mateo, Sly e High Ku. Il trio, in attività dal 2004, si è fatto notare inizialmente per una serie di EP (Pandi Groove e Indi Groove) prettamente strumentali dal sapore downtempo. EP che, almeno nella loro originaria forma vinilica, sono diventati presto una rarità, e risultano, ad oggi, ricercatissimi su Ebay.

I dischi sono pubblicati dalla loro stessa etichetta (chinesemanrecords.com), una piccola label che funge da collettore per tutta la crew, circa 25 persone. Assieme a loro, nel roster, anche Deluxe, Taiwan Mc (di cui è appena uscito il primo EP), Leyan, Leo Le Bug e Skoob Le Roi.

Il loro percorso musicale, dopo i primi Ep si è poi gradualmente spostato verso il rap, soprattutto con l’ultimo album “Racing with the sun” che li ha visti collaborare con una lunga sfilza di Mc (lista ancora più lunga nell’album di remix che ne è seguito).

Francesi, rap, un classico.

E invece no. Il trio di Marsiglia si propone in maniera assolutamente atipica, selezionando solo voci inglesi (o spagnole) e tenendosi ben lontano dall’idioma della madre patria, scelta alquanto peculiare considerando l’attaccamento alla propria lingua dei nostri cugini transalpini.

L’appuntamento per vederli dal vivo è fissato per Venerdì 6 settembre al Viper di Firenze: assieme a loro anche Millelemmi (accompagnato da B. Kun) e la Numa Crew.

Buona lettura.

 

Ciao Mateo, come funziona il live? Chi c’è sul palco con te?

Ci siamo noi 3 Chinese Man (Zè Mateo, Sly e High Ku) ed il nostro mc, Taiwan. Non è il live della scorsa stagione, abbiamo anche una parte video. Sarà grandioso, molto potente. Abbiamo dei laptop, un midi controller e dei piatti, quindi ci sarà anche dello scratch.

Chi è questo Taiwan Mc che vi accompagna dal vivo?

Ormai è un amico più che il nostro Mc! Ci siamo conosciuti tre anni fa ad una serata, lui era l’Mc di un altro progetto. Gli abbiamo proposto di venire con noi per un po’ di serate ed ha accettato. E’ molto versatile, è in grado di coprire tanti stili diversi, può cantare, può rappare, può fare drum n bass. Per noi quindi è risultato perfetto, dato che produciamo così tanti tipi diversi di musica.

Musicalmente parlando, che tipo di background avete? Provenite dalla scena hip hop?

Direi di sì, sicuramente seguivamo tantissimo l’hip hop negli anni ’90. Quindi sicuramente è parte del nostro background. D’altra parte direi che la musica giamaicana ha un’impronta fortissima nel nostro sound.

Come nasce il progetto Chinese Man?

Inizialmente abbiamo cominciato producendo un vinile, il Pandi Groove EP, nel 2004. L’anno dopo la cosa si è ripetuta con un altro EP e così via. Fondamentalmente abbiamo sempre cercato di essere indipendenti e coi piedi per terra. Questo è l’obiettivo.

Quali sono i prossimi progetti?

Ci stiamo lavorando. Il prossimo anno segnerà il decennale del progetto Chinese Man e quindi stiamo preparando qualcosa di grosso, con tanti amici e tanti artisti. Nel frattempo, sul nostro sito, puoi trovare il nuovo lavoro dei Deluxe “Live in town”.

C’è stato sicuramente un cambiamento nel vostro sound: i primi lavori erano fondamentalmente strumentali e basati sul campionamento, mentre nell’ultimo disco sono molti gli Mc che danno voce ai vostri pezzi. C’era l’intenzione di seguire una direzione maggiormente rap?

Si, sono d’accordo. E’ stata una cosa naturale, dato che all’inizio eravamo solo noi tre che a malapena sapevamo come produrre un EP. Abbiamo proceduto per tentativi, provando soluzioni diverse. Facciamo davvero tante date dal vivo, e ci siamo resi conto che un Mc ci avrebbe davvero aiutato, in queste situazioni, a far arrivare meglio il nostro progetto al pubblico. Questo si riflette quindi anche nelle produzioni: qualche anno fa avremmo utilizzato una chitarra o una tromba, adesso è più facile trovarci una voce.

Sono moltissimi gli mc presenti anche sul vostro disco di remix “Remix with the sun”.

Esatto. Abbiamo chiesto a tanti amici e a tanti artisti di collaborare con noi portando il loro stile.

A proposito dei vostro primi dischi, sai che sono davvero difficili da trovare?

Si, si , lo so! (ride) Intendi in cd o in vinile?

No, sono un vynil lover.

Ah, vynil lover! Eh, ci sono alcuni siti che ancora hanno qualcosa, ma è difficile avere una buona distribuzione.

Hai intenzione di ristampare qualcosa?

Sì, prima o poi.

Ti occupi dell’etichetta in prima persona?

Quando creammo l’etichetta sì, adesso non molto. L’etichetta è più un collettivo, abbiamo persone che conoscono il progetto e che lavorano con noi. Circa sette persone per quanta riguarda l’etichetta, il collettivo, comprensivo dei tecnici e dei roadie, è di circa 25 persone.

Hai mai pensato di portare il progetto Chinese Man su un’etichetta più grande o su una major?

No, abbiamo sempre voluto mantenere la cosa a dimensioni umane. Se ci allargassimo troppo, come collettivo, non potremmo mantenere  queste dimensione umane. Detto ciò, il progetto cresce costantemente ogni anno.

Cosa vuole dire essere a capo di un’etichetta in un momento storico in cui i dischi non si vendono?

L’economia musicale sta cambiando, si tratta di capire bene cosa fare nel momento in cui si produce musica. Si tratta di fare tante cose diverse: per noi, ad esempio, è fondamentale concentrarci su un progetto alla volta. Quando stavamo producendo “Racing with the sun” sapevamo che ci avrebbe portato via moltissimo tempo. Abbiamo poi lavorato sui cd, sui vinili, sul live, sul merchandise, sulla promozione. Così si fa, è necessario anche avere una grossa presenza su internet. E’ difficile, abbiamo avuto alti e bassi da quando creammo l’etichetta dieci anni fa, ma direi che possiamo considerarci decisamente fortunati.

La Francia ha un’incredibile scena rap. Voi ne siete connessi in qualche modo?

Non molto. Preferiamo avere testi in inglese, in spagnolo o anche in italiano. Proveniamo da un background di rap in inglese, non ci sarebbero problemi ad avere qualche pezzo in francese, ma preferiamo l’inglese.

E’ una cosa abbastanza particolare per un gruppo francese.

Si, si, lo so. Siamo sicuramente connessi in modo maggiore con la West Coast americana. Lavoriamo spesso con musicisti e produttori francesi, ma non con i rapper.

Ok, grazie per il tempo.

Grazie a voi.