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Superheroes… Non nei fumetti, ma nelle strade delle città Usa!!!



Oggi come non mai mi rendo conto che l’America è il paese dell’opportunità.

Da amante del genere supereroistico, erano anni che mi chiedevo: quando mai succederà che un individuo, spinto dalla sete di giustizia, proverà a prendere le redini del mondo e a combattere il male alla radice, occultando la propria identità dietro ad un costume destinato a diventare un simbolo?

Non sapevo come. Non sapevo quando. Ma sapevo che questo sarebbe successo in America.

Ecco: l’8 agosto 2011 la HBO ha trasmesso “Superheroes for Real”, un documentario, diretto da Michel Barrett, che racconta proprio la vita e le gesta dei “supereroi della vita reale”! Con un viaggio che attraversa tutta l’America, il film descrive quello che è diventato prepotentemente un vero e proprio fenomeno culturale, e soprattutto sociale, ovvero la discesa in campo di dozzine di nuovi giustizieri mascherati nelle più diverse metropoli urbane.

Attualmente ci sono oltre 300 supereroi “ufficiali” sul territorio nordamericano. Ma chi sono davvero? Scordiamoci i costumi tecnologici, e soprattutto il “phisique du role” degli eroi patinati dei comics americani, con tute che calzano perfettamente su corpi statuari.

Purtroppo nella vita reale non troveremo mai un miliardario filantropo, che si traveste da pipistrello per combattere il male, con attrezzature e gadget all’avanguardia.

I personaggi che incontriamo in questo documentario sono il più delle volte persone sovrappeso, single con alle spalle storie di vita vissuta tristi e difficili — abusi, bullismo, situazioni familiari tragiche — che fanno da cornice a quelli che oggi sono i nuovi protettori dei deboli e dei bisognosi.

Il documentario di Barnett riprende la quotidianità sui generis di uomini e donne comuni – da San Diego a New York – che hanno dedicato la loro vita all’emulazione domestica e reale dei supereroi di tanti fumetti. La macchina da presa ci restituisce degli spaccati di vita animati da nobili intenzioni, eppure inevitabilmente trash, con degli pseudo-eroi in calzamaglia, che pattugliano le strade delle loro città, al fine di prevenire e combattere la piccola e media criminalità che ne attanaglia i quartieri. Il tutto, si badi bene, è reale.

“Superheroes” ci mostra, tramite interviste e ricostruzioni, la vita di supereroi come Mr. Xtreme, Thanatos, Master Legend e Lucid, quattro dei vigilantes in costume più famosi del Nord America.

Mr. Xtreme vive a San Diego, veste un costume fatto in casa ispirato a Batman e Power Ranger, e spende parte del suo tempo e del suo denaro come eroe mascherato, insieme al suo fido aiutante Vigilante Spider, cercando di reclutare altri potenziali supereroi per mettere in piedi la sua personale Justice League. Vive in un furgone e balza subito all’occhio che non è un atleta. Ma questo non gli ha impedito, grazie al suo operato di volantinaggio, di far catturare un molestatore seriale della sua città.

La città di Orlando può dormire sogni più tranquilli perché c’è Master Legend, con il suo Team Justice, a proteggerla, mentre i senzatetto di Vancouver non moriranno più di stenti e freddo grazie a Thanatos!!!

Il più delle volte i “nuovi eroi” svolgono soprattuto un servizio civico, aiutando bisognosi e senzatetto, ma qualche volta c’è chi combatte contro la vera criminalità, come Dark Guardian, di New York, esperto di arti marziali che lotta contro il degrado e lo spaccio, o come i componenti della Black Monday Society o i New York Initiative.

Nel film non mancano interventi e commenti di rappresentanti della legge, di psicologi, e di colui che forse più di tutti può dare un giudizio su questo fenomeno: Stan Lee, il padre dei super eroi della Marvel.

Guardando questo documentario, i più cinici o razionali sorrideranno, e penseranno che andare in giro in costume sia stupido. Ma vi invito ad ascoltare quello che isuoi protagonisti dicono.

Questi eroi, spinti da un senso civico ipersviluppato, hanno trovato una missione: diventare icone e attirare l’attenzione sui problemi che cercano di combattere. Io posso dire senza vergogna che trovo solo ammirevole chi, con i propri limiti, cerca di rendere questo mondo un po’ migliore.

Il vostro amichevole Uge di quartiere.