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Cyberpunkers: Il sci-fi di Philip Dick diventa musica



Ciao punkers, qui Deiv.

Ciao Deiv, qui Cyberpunkers! Fabio e Maximilian…

Non ci conosciamo, per cui vi giro qualche domanda per rompere il ghiaccio e presentare il vostro interessante progetto. Perchè, fra tutte le estetiche possibili, avete scelto proprio quella cyberpunk? Quali sono stati i vostri punti di riferimento audiovisivi? Cosa consigliereste di vedere/ascoltare come introduzione al genere?

Siamo da sempre affascinati dallo stile “Cyberpunk” da cui il nostro progetto prende il nome. Sentivamo il bisogno di dargli una nostra interpretazione. Sicuramente vedere “Blade Runner” fa capire benissimo di che mondo e genere stiamo parlando!

Io penso a cose come “Akira” di Katsushiro Otomo, o “Ghost in the Shell”, oltre ovviamente agli imprescindibili Philip Dick e William Gibson. Ricordo, da pischello, di aver fatto qualche partita ad un gioco di ruolo, Cyberpunk 2020, un game ultraviolento dove il giocatore poteva dotarsi di gadget assurdi per poi venir terminato in truculente esecuzioni cinematografiche. Per caso vi dice qualcosa tutto questo?

Certamente, come già anticipato abbiamo cominciato ad appassionarci a questo mondo quando negli anni ’90 abbiamo acquistato il gioco di ruolo “Cyberpunk 2020” di cui tu hai parlato. Bisognava immedesimarsi in un personaggio per intraprendere viaggi fantascientifici in un mondo futurista pieno di insidie androidi e astronavi spaziali. Tutta quella fantasia ci spinse ad approfondire questo stile che ci appassionava, scoprendo così film e libri di quasi vent’anni prima: “Mirrorshades” e “Neuromancer” di William Gibson e Bruce Sterling in primis, “Acker” di Betancourt e “Do Androids Dream of Electric Sheep?” di Philip K. Dick (dal quale è stato tratto il film “Blade Runner” di Ridley Scott 1982). Poi innumerevoli film più o meno conosciuti quali “Matrix” dei fratelli Whachowsky, “Tokyo Decadence” di Ryuichi Sakamoto, “Tetzuo The Ironman” di Shinya Tsukamoto, “Immortal Ad Vitam” di Enki Bilal e “Pi Greco: il Teorema del Delirio” di Darren Aronofsky. Ricordiamo anche l’assurdo fumetto manga “Guyver” o l’italianissimo “Nathan Never”. Chiaramente tutta questa valanga di atmosfere visionarie non hanno potuto far altro che “contaminarci”, lanciandoci alla ricerca di un modo per essere protagonisti di questo grottesco stile.

Sul versante italiano, complice anche la recente scomparsa di Sergio Bonelli, mi vengono in mente i fumetti di “Nathan Never”. Mai letti?

Ci dispiace molto per Sergio Bonelli, una persona che del fumetto ne ha fatto un mito italiano, da “Tex” a “Dylan Dog” e appunto “Natan Never”, di cui siamo tutt’ora degli assidui lettori. Dal primo albo del 1991, “Agente Speciale Alfa”, non ce ne siamo persi neanche uno e siamo felici che con l’avvento di internet e del freeweb questo fumetto sopravviva tutt’ora.

A proposito di truculente esecuzioni cinematografiche, mi sono appena guardato il vostro video “Fuck the system”. Ho idea che in tv non lo vedremo molto. Come mai la scelta di un’immagine così forte?

L’idea è nata dalla collaborazione con i ragazzi di “Yo Clas!” ed il video è stato girato in una fabrica dismessa del nord Italia in una giornata mooooltooo fredda. Ci siamo ispirati al titolo della traccia per lo storyboard ed il video ne rappresenta a pieno il vero significato. I ragazzi cercano di “fottere” il sistema iscrivendosi a “DeathBook”, il “nostro” social network immaginario. Diamo sempre una libera interpretazione del video ed ognuno da la sua interpretazione, quindi andate a vederlo come ha fatto Deiv e traetene delle conclusioni.
Già prima della realizzazione sapevamo benissimo che i canali televisivi e musicali mondiali non lo avrebbero programmato, ma la cosa non ci interessava perchè per noi la miglior comunicazione è la rete internet, e li il video ha girato tantissimo, anche se spesso è stato censurato.

Dal vivo, nonostante un equipaggiamento tipicamente da dj, avete un’attitudine decisamente rock. Confermate? Che tipo di ascolti avete fatto, oltre alla classica trafila elettronica? L’utilizzo delle maschere, ad esempio, mi fa pensare più ai primi Slipknot piuttosto che agli ultimi Daft Punk.

Confermiamo, cerchiamo di rendere i nostri set dei veri e propri concerti dove la gente urla, balla e canta le nostre canzoni. Infatti ci esaltiamo tantissimo a fare stage diving stile “rock’n’roll”, anche se la nostra musica è soprattutto elettronica. Da ragazzini, anche se abbiamo età diverse, abbiamo intrapreso due percorsi musicali simili. Ci sentiamo intimamente affezionati ad artisti elettronici come Norman Cook (Fatboy Slim), Bjork, Air, Chemical Brothers, Basement Jaxx, Daft Punk, Beastie Boys, Cassius, Moby, Prodigy, Depeche Mode e tutta la Techno anni ’90 “909 Style”, ma anche al rock dei The Clash, Sex Pistols, Nirvana, Ramones, Korn, The Offspring, System Of A Down, Massive Attack, Tricky, Jamiroquai e Michael Jackson (R.I.P.). Addirittura anche un po’ di punk italiano come i Punkreas! La nostra frenetica passione per la musica non poteva far altro che portarci sulla strada della carriera musicale. La maschera non è ispirata minimamente da altri gruppi antecedenti al nostro, tipo “Daft Punk”, ma semplicemente alla fusione tra uomo e macchina come il “cyberpunk style” insegna.

Che tipo di riscontro ottenete all’estero? E in Italia? E’ pesante il fardello dell’esser considerati gli artisti di punta di questa scena, assieme a Crookers e Bloody Beetroots?

Negli ultimi 2 anni abbiamo ottenuto un grande successo in tutto il mondo (Italia compresa) grazie ad un dj set innovativo e alle nostre produzioni musicali che sono di sicuro impatto sulle dancefloors e supportate da grandi artisti come Benny Benassi e Tiesto. Ci fa molto piacere essere considerati una delle realtà di punta italiane nel mondo elettronico, come Crookers e Bloody Beetroots, e questo non è per niente pesante, può solo dare soddisfazioni e accrescere la nostra voglia di migliorarsi. Seguiteci sul nostro Facebook e Twitter per conoscere le prossime date nel mondo e scoprire le novità che molto presto vi investiranno le cellule celebrali!

Ultima domanda, cosa dobbiamo aspettarci dal vostro show fiorentino? Le armi dobbiamo portarle noi o le fornite voi?

Noi portiamo delle bombe che faranno esplodere la pista, voi costruitevi un bunker dove ripararvi! Questo è il nostro primo show fiorentino e lo renderemo memorabile come il Ponte Vecchio e il campanile di Giotto. Bella Deiv a sabato sera!