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MUSIC

Jaka



Testo Davide Deiv Agazzi

Fa sempre piacere parlare del Jaka, perchè quelli della mia generazione (thirty-something) col Jaka ci sono cresciuti. Ci ritroviamo a casa sua, per parlare di “Forza originaria” gran bel disco di ritorno sulla scena per Giuseppe Giacalone, artista di Trapani da anni residente a Firenze. Il disco, uscito sulla sua etichetta Lion Records, è stato registrato qui a Firenze al Boomker Sound Studio di Prince Vibe e Fede k9. Jaka, da sempre personaggio versatile, offre in questo disco l’ennesima riprova del suo eclettismo, spostandosi da una traccia politica (Ipnosi) ad una party (Arriva l’estate), da un affresco siciliano (I matri) a una canzone leggera e perfetta per l’estate (Chissà chi). Ma il vero collante di questo nuovo lavoro è proprio la sicilianità del disco, elemento non nuovo nei dischi del Jaka ma forse mai così presente come in questo caso. Una menzione d’onore ai vari ospiti presenti sul disco, primi fra tutti i Sud Sound System che creano una bella connessione lirica tra Sicilia e Salento nella title track, ma anche Brusco, Queen Mary, Ciscomanna, Hi Kee e Ras Nyah.

Deiv Dai Jaka, ormai ci conosciamo da tempo. Cominciamo coi fondamentali, come, dove quando, perchè.
Jaka Il disco è stato registrato al Boomker Sound (Firenze) con l’aiuto di Ciro Prince Vibe e Fede k9 rispettivamente tastierista e bassista della mia band, la Fire Band (ed ovviamente i Michelangelo Buonarroti). E’ una bella realtà, sono grandi musicisti ed ottimi produttori. Stanno lavorando con tutto il reagge toscano e con molti altri artisti, da Mama Marjas a Fabri Fibra. Tutto il disco è suonato con la band, ci sono giusto un paio di pezzi più elettronici che sono “Ipnosi” e “In continuo divenire”. L’ho composto nell’arco di due anni, e l’ho registrato questo inverno. Siamo tutti molto contenti di questo disco, ci eravamo impegnati per fare un lavoro curato nei minimi particolari, dai suoni agli arrangiamenti. Oltre ai testi ovviamente, nei quali mantengo il solito iter, ovvero spontaneità durante la composizione e poi lavoro di cesello per rimettere insieme le idee.
Il lavoro si chiama Forza Originaria perchè volevo ricercare la forza originaria della musica. Oggi, purtroppo, sembra di esser tornati agli anni ’80 dove conta l’aspetto, conta il format, ci sono i talent show, c’è X-factor, ci sono gli interpreti.. la musica viene trattata alla stessa stregua di un prodotto. La musica è anche un prodotto, ma sembra di esser tornati ai tempi in cui la musica era SOLO un prodotto. Trovo questo estremamente triste ed avvilente. Quindi forza originaria nel senso che la musica si esprime potente, libera, creativa. E se vuoi c’è anche un senso spirituale in questo titolo, e mi riferisco alla forza degli esseri umani di saper amare, comunicare, di esser in equilibrio col mondo, con le altre persone. Ho voluto dare un messaggio positivo in questi tempi bui: non siamo solo quello che gli altri ci hanno scritto addosso. Siamo molto di più. E a questa fonte originaria dobbiamo tornare ad attingere.

Deiv Vogliamo spendere due parole per gli ospiti del disco?
Jaka Ci sono personaggi famosi, come i Sud Sound System, e altri sconosciti come Ras Nyah o Hi Kee, un giovane artista giamaicano di cui presto si sentirà sicuramente parlare. Questo a testimoniare come i featuring siano fatti con le persone con le quali ho un feeling reale. Se poi c’è il feeling ed il nome, meglio, ma non è la conditio sine qua non. Sai, i nomi se uno vuole, non sono un problema. Basta pagare. Ma non mi interessa. Con i Sud siamo amici da una vita, ma per vent’anni abbiamo seguito binari paralleli. Questa estate ci siamo trovati in Sicilia a suonare assieme e quindi abbiamo deciso di fare un brano assieme. Cosa simile anche per Brusco. Cerco sempre di trovare le cose che mi uniscono ad altri artisti, piùttosto che quello che ci dividono. Un terreno di incontro, se si vuole, si trova sempre: vorrei fosse così anche nella vita. La società ti insegna a pensare in termini del mio dio, il mio paese, la mia musica, la mia religione, la mia squadra di calcio. Queste sono tutte cose che dividono. Per questo, ti dico, che col feeling giusto, potrei lavorare con artisti anti-tetici rispetto a me come Battiato o Caparezza. Sono molto versatile, nella mia vita ho lavorato con artisti molto diversi come Alexander Robotnik o come Miele, che oggi è famoso nel mondo come Riva Starr. E questo dieci anni fa. Ho collaborato col manager dei Rolling Stone, nel progetto “drop-a-flow”, in cui ha lavorato anche Ernesto de Pascale.
Come diceva Duke Ellington: esiste la musica buona e quella cattiva. E basta. Mi piace spaziare. Sono versatile. La gente vede il Jaka come l’artista reggae. E basta. Quello che ti ho appena raccontato fa capire che il Jaka è molto più di questo.

Deiv Credo che l’elemento che maggiormente emerge in questo disco sia la sua sicilianità.
Jaka Vero. E’ una cosa che hanno notato tutti. Metà della mia vita l’ho trascorsa in Sicilia e metà qui a Firenze. In Sicilia sono nato e cresciuto, la mia famiglia sta lì, lì ho avuto il mio imprinting. Quindi la Sicilia non mi ha mai abbandonato. Nei miei dischi non sono mai mancati i pezzi in dialetto o i riferimenti espliciti alla Sicilia. In questo disco però si sente di più, perché negli ultimi anni in Sicilia si è sviluppata moltissimo una scena reggae. Non come quando ho iniziato io, adesso si parla di un vero e proprio movimento, con sound ovunque. Negli ultimi tre anni un mese si e uno no ero giù in Sicilia. Mi ci sono riavvicinato quindi. Però anche la Sicilia la racconto in modi diversi, c’è quella allegra e scanzonata di “Arriva l’estate” e quella tragica e drammatica di “I matri”. E’ un disco anche rivolto ai giovani, perché i ragazzi giù un po’ mi vedono come “quello che ce l’ha fatta”. Venendo dai quartieri più poveri di Trapani e Marsala, pensando che i miei vecchi amici sono per metà in galera e per metà nelle forze dell’ordine, per loro sono come un esempio. Sono quello che si è costruito la vita sua, con correttezza, facendocela in qualche modo.

Deiv Tu quando ti sei accorto di avere questo ascendente?
Jaka Quando mi è stato detto. Lo vedi, nel modo in cui le persone ti guardano, nel modo in cui ti si rivolgono, nei discorsi che ti fanno, nel rispettano che ti portano. Nel momento in cui mi hanno chiesto di fare qualcosa per i ragazzi di lì. E’ da questo tipo di esperienza che nasce un pezzo come “I matri”. Questo pezzo è rivolto proprio a loro, per sfatare il mito del “picciottonazzo”, di quello con la pistola, di quello più violento. “Si chiama mafia ma per me è fetenzia” dico nel pezzo.

Deiv Come si traduce questa cosa in fase di scrittura? Senti qualche tipo di responsabilità verso chi ti ascolta?
Jaka Questa è una bella domanda. Te lo dico in modo molto onesto: a volte quasi mi pesa.
Questo perchè a volte vorrei esser più libero di poter dire certe cose, magari anche esser un po’ più cattivello. Poi a volte penso: cavolo, noi artisti abbiamo una certa responsabilità. Forse la gente si aspetta da me che io non sia eccessivamente negativo. Non voglio fare o dire cose che creino eccessiva sofferenza negli altri. Pensa che avevo anche pensato di crearmi un alter ego.

Deiv Il gangster?
Jaka Non proprio gangster, però più crudo. Un Jaka più tantrico, più pronto a trasformare lo sbagliato in giusto. Mi incuriosiva l’idea di esplorare, a livello artistico, di come raccontare il lato oscuro. Ma sempre con intenzione positiva, non potrebbe mai essere uno sfogo sterile contro qualcuno o qualcosa. Quel genere di roba mi da il mal di pancia.

Deiv Che aspettative, reali, hai per questo disco?
Jaka Altra bella domanda. Nel momento in cui faccio la musica di solito non ho aspettative. E’ dopo che arrivano. L’importante è che non subentrino nel processo creativo. Tu hai colto nel segno, io ho una forte aspettativa per questo disco. Sarà, in parte, un disco che inciderà molto sul futuro della mia carriera artistica. Io, come persona, non amo vivere di aspettative. Voglio fare le cose per farle e non per avere qualcosa in cambio. Ma questo nella musica è inevitabile. Se tu investi tanto in un disco poi vuoi che questo disco venda, vuoi che questo disco venga recensito, e se questo non succede ti incazzi.
Se non ti fanno fare le date, ti incazzi.
Se non ti passano il video in tv, ti incazzi.
E questo però crea un livello di frustrazione che, io, a questo livello della mia vita, non sono più disposto a sostenere. Quindi eliminare le aspettative no, perché la cosa fa parte di un percorso di maturazione che non ho ancora raggiunto. Però non voglio più neanche esserne così dipendente, perché la cosa mi pesa. Ed io voglio che la musica resti la cosa bella ed indipendente della mia vita, non una cosa che mi dà più sofferenza che gioia.
Certo, c’è anche da fare i conti col fatto che io ho scelto una musica che, chi detiene i grandi media, considera di nicchia. Questo è uun grosso impedimento da un punto di vista professionale. Non capisco questo ostracismo verso il reggae. La cosa più bella, comunque, è data dal fatto che chi mi segue da sempre mi ha dato feedback positivo per questo album.
Quando senti persone che ti scrivono cose come “Jaka la tua musica mi ha dato la forza per andare avanti”, beh, questi sono regali che neanche il disco d’oro. Io la musica la continuerò a fare sempre e comunque. Poi, ripeto: vedremo in che modo, con che formula, continuerò a farla, anche secondo quelli che saranno i risultati di questo disco, ma che io continui a fare musica questo è sicuro.
Magari saranno cose più lo-fi oppure chi lo sa, magari questo disco mi aprirà nuove porte. Poi sai anche il livello nel quale vengo percepito.. è strana la percezione che la gente ha di te. Io, ritengo che professionalmente ho ancora tanto da imparare in questo mestiere. Questo, nonostante molte persone mi vedano come un punto di riferimento. Sono felice di aver fatto questo disco, sono tempi duri per la musica. E c’è troppa roba. Tutti vogliono esser artisti, tutti vogliono esser superstar, abbiamo cresciuto una generazione di wannabes, di narcisisti, di aspiranti star. Tutti vogliono essere protagonisti e ovviamente le aspettative deluse sono tante. Anche lì, tutto dipende dalle intenzioni. Quando mi chiedono un consiglio io ho sempre la solita risposta: “tu faresti questa cosa anche se tu non avessi un pubblico davanti? Perché la fai? La fai perché vuoi che qualcuno ti dica bravo o perchè ti fa stare bene?”
Le aspettative nascono dopo, nel momento in cui questa cosa deve piacere anche gli altri perché tu possa, professionalmente, continuare a fare questo lavoro.

Deiv E sul bel video di “Forza originaria” che pensieri hai?
Jaka Il video è ganzo. L’abbiamo girato in Salento, spiaggia (S. Foca), mare, ci siamo divertiti. Nel video c’è questa porta immaginaria, spazio-temporale con l’Africa e.. dovrete guardarvelo!

Per altre informazioni:

www.facebook.com/iljaka
www.jakalion.com
www.audioglobe.it
www.boomker.net