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Ho letto un libro: Il Rap Anno Per Anno



Per intercessione di Mr. Del Kemp, che in quanto a regali è un po’ il Babbo Natale di Goldworld.it, il postino mi ha recapitato un voluminoso plico contenente una copia di Il Rap Anno Per Anno, un libro recentemente uscito per Mondadori. L’idea è quella di fare una recensione, ma siccome non so da che parte iniziare, vado avanti con la mia solita faccia da culo che tanto, in fondo, anche questo articolo ce lo portiamo a casa.

Sapevo che il libro mi doveva arrivare, ma tutto quello che sapevo del libro stesso era che al suo interno viene eletta la canzone rap più importante di ogni anno a partire dal 1979 fino ai giorni nostri, quindi immaginavo un volumetto smilzo arricchito da qualche immagine. Invece no.

Aperto il pacchetto, mi trovo in mano un bel volume massiccio con in copertina diversi ritratti di rapper in stile fumettistico. Una persona normale avrebbe cominciato a sfogliarlo, io no. Io lo peso.

980 grammi di libro, 264 pagine più la copertina. La cultura pesa, in questo caso 7,37 grammi circa a foglio, se ho fatto bene i calcoli.

Non lo apro ancora. Indago sulla copertina. L’autore è Shea Serrano, che grazie a wikipedia scopro essere un giornalista statunitense famoso per i suoi articoli su numerose testate web oltre che per il libro in questione. Scopro di avere un punto in comune con Mr. Serrano (sto usando troppe volte l’appellativo Mr. in questo articolo): anche lui scrive articoli coinvolgendo i propri figli, come ho fatto io quando feci intervistare Zatarra dalla mia Viola. Mi sta già simpatico.

La parte grafica è invece curata da un certo Arturo Torres, altro nome che non mi dice niente ma che invidio abbestia per come disegna, con pochi tratti riesce a cogliere i caratteri somatici dei vari rapper rendendoli subito riconoscibili. I disegni, almeno a me, ricordano lo stile usato da Ed Piskor nel suo Hip Hop Family tree, con un chiaro richiamo ai fumetti anni ’70. Anche qui il web mi aiuta, Mr. Torres (arieccoci) si dedica spesso all’illustrazione di flyer per concerti ed eventi, ed il caso ha voluto che uno di questi capitasse per le mani di Shea Serrano nel momento in cui stava cercando un illustratore. Quando si dice il flyer giusto al momento giusto.

In copertina è inoltre annunciata l’introduzione a cura di Ice-T, che non ha certo bisogno di presentazioni. Sbirciando l’interno della copertina, trovo una nota che informa che l’appendice con l’aggiornamento dal 2015 ad oggi (il libro originale si ferma al 2014) è a cura di Marta Blumi Tripodi, nome che, come Ice-T, non mi è nuovo. Chi scrive online di hip hop, che lo faccia per lavoro o per hobby, che lo faccia per sé o per chi legge, che lo faccia bene o lo faccia tanto per fare, non può non aver mai sentito parlare di lei. La sua penna ha seguito l’evoluzione del rap da genere di nicchia fino ad oggi, passando per redazioni web fino a stazioni radiofoniche, e chissà quante cose non so, quindi mi fermo e, finalmente, apro il libro.

Ice-T introduce alla sua maniera, schietto e real come nelle sue canzoni. Due pagine che gli sono valse il nome in copertina e pure in posizione centrale.

Shea Serrano scrive da Dio e Marta Blumi traduce che è un piacere. Il testo scorre come uno show televisivo, corredato dalle immagini di Arturo Torres e da schemi grafici: per ogni anno viene descritta la canzone scelta, la più importante, ovvero quella che ha apportato un cambiamento notevole nella musica venuta dopo. Serrano stupisce divagando nel bel mezzo di un discorso lineare, imboccando vie parallele probabilmente non premeditate ma che rendono il tutto molto più divertente da leggere, e si mette in discussione, lasciando spazio ad interventi di giornalisti del settore per sostenere pezzi da lui scartati.

Si parte dal 1979 e si va avanti fino al 2014, anno di pubblicazione di The Rap Year Book, questo il titolo originale. Da qui inizia la parte curata da Marta Blumi, che porta avanti il lavoro per il quadriennio successivo. Pur mantenendo un’ironia di fondo, Marta si addentra nel contesto culturale e tecnico dei brani scelti, giustificando più che sufficientemente l’incoronazione di una canzone restando fedele alle linee guida dell’autore. Lavoro non da poco, considerando che il periodo da lei trattato pesa circa 66 grammi.

Un lavoro che merita di essere conosciuto, magari come spunto per riascoltare qualche hit del passato e scoprirne alcune che ci eravamo persi.

Un po’ però c’ho l’ansia: io che anagraficamente ho vissuto tutti gli anni elencati tranne il primo, ho avuto la conferma di essermi perso molta musica, soprattutto recente, proprio a causa di quei paraocchi che Marta attribuisce nella sua introduzione a chi si occupa di altri generi musicali ma che, purtroppo, molti di noi abbiamo. Io per primo, purista negli anni ’90, nostalgico della golden age e filounderground tendente al masochismo.

Vi saluto, vado ad ascoltarmi l’ultimo di Lando Carlissian. Comprate il libro, lo trovate ovunque.

NB:La prima presentazione ufficiale dell’edizione italiana de “Il Rap Anno Per Anno” con la partecipazione di Marta Blumi Tripodi si terrà proprio stasera 27/11 a Milano.

Evento fb: Qui