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La prima scuola italiana di lap-dance



Dana Hesse

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Film, locali e tutto il mondo erotico ne hanno fatto un’attività strettamente legata al mercato “hard”. Oggi approda in Italia sotto altre vesti: quella di uno sport, parecchio atletico che allena efficacemente il fisico di chi la esegue, e di una danza, che insegna come muoversi in modo sensuale riscoprendo la propria femminilità nascosta (o a trovare quella inesistente).
Lei è Dana Hesse, 31 anni, americana, che qualche anno fa ha deciso di aprire la sua prima scuola proprio a Milano.
Curiosa e divertita da questa disciplina, l’ho intervistata per voi.

MORGATTA: Qualche parola su di te…

DANA HESSE: Sono una donna con la fobia del “cartellino” da timbrare e del lavoro sedentario e monotono. Mi piace gioire dei risultati, dei frutti del mio lavoro, vedere come un progetto a cui ho lavorato abbia avuto successo ed abbia reso felici le mie allieve. Adoro la musica, e danzare per me significa rendere omaggio alla musica stessa.

MORGATTA: Come nasce la tua passione per questa danza?

DANA HESSE: Questa passione è nata dalla natura selvaggia e anarchica di questa danza, dal senso di libertà che mi ha subito trasmesso. Sul palo, tutto ciò che vuoi fare è concesso; proprio perchè nasce nei locali di lap dance dove, se vuoi, non esiste inibizione o censura: anzi, il senso originale della lap dance è provocare, fare sognare, stregare, conquistare.

MORGATTA: Come mai la tua prima scuola a Milano?

DANA HESSE: I locali di lap dance in cui lavoravo per mantenermi gli studi stavano diventando troppo “stretti”: io volteggiavo, provavo cose nuove, mi lanciavo in virtuosismi da circo, cominciavo a divertirmi troppo insomma, invece di lavorare… poi le mie colleghe spesso mi chiedevano di insegnare loro qualcosa che mi avevano visto fare e quando si poteva le aiutavo. Quando nei locali, anche in presenza dei clienti le ragazze provavano, cadevano e mi chiedevano consigli, ho pensato che l’allenamento andava fatto in luogo più opportuno. Per circa un anno ho lavorato nei locali la notte mentre di giorno mettevo sù la scuola di lap dance, inizialmente per le ballerine poi ho avuto richieste anche da non professioniste che volevano seguire la moda americana della lap dance per tenersi in forma ed ecco che oggi queste superano le mie allieve ballerine.

MORGATTA: La “lap dance” è strettamente legata al mercato erotico: è possibile ricontestualizzarla in altri ambienti e slegarla dai pregiudizi che ci sono?

DANA HESSE: Io ci sto provando! In America la pratica della pole dance in palestra, (così andrebbe chiamata poichè si balla sul palo), esiste da almeno 15 anni. Qui in Italia ci impiegherà un po’ a diventare così diffusa e normale. Il motivo di fondo è che negli Stati Uniti lo spettacolo di lap dance e gli stessi locali hanno regole diverse da quelle italiane: le ballerine sono meno “accessibili”, gli spettacoli più soft, e se vogliamo, gli uomini al loro posto. Qui è tutto diverso, ma non voglio stare a sindacare. Purtroppo finchè l’uomo italiano fatica a scindere una ballerina di lap dance da una prostituta, difficilmente accetterà che la propria moglie frequenti un corso di lap gym in palestra: le altre la guarderebbero male, e se i colleghi sapessero… Molte delle mie allieve vengono ad allenarsi all’insaputa dei mariti (che poi si meravigliano positivamente per qualcosa che è cambiato nelle loro compagne), ragazze di nascosto dai genitori (se pur maggiorenni) perchè l’opinione comune è ancora quella della ballerina/prostituta.

MORGATTA: Che doti fisiche bisogna avere per praticare quest’attività?

DANA HESSE: La lap dance non nasce in accademia, ma per strada si può dire, chiunque può cimentarsi…è come cantare, tutti possono farlo chi meglio chi peggio, ognuna con i suoi motivi: spesso solo per sbloccarsi un po’ (mi dicono quelle più sù con l’età), per sentirsi più femminili, per piacersi e sentirsi forti. L’unica “dote” la voglia di divertirsi e di giocare! Il gioco, soprattutto con la sensualità in età adulta, è una necessità dell’essere umano come mangiare, bere, dormire e fare sesso.

MORGATTA: Un consiglio per chi vuole iniziare ma si vergogna un po’?

DANA HESSE: Se non puoi contare sulla complicità di un’amica per dividere la timidezza, (solo la prima volta, perchè una volta appurato che non c’è nulla di sporco in tutto ciò) posso consigliare di vedere la pole dance come una seduta dall’estetista o dal medico: la facciamo per sentirci meglio, con la differenza che qui ci divertiamo veramente molto!

Inoltre, ci racconta Dana, che esistono veri e propri campionati, competizioni degne di olimpiadi, il cui regolamento vieta categoricamente gesti “spinti” come toccarsi il seno e i genitali, qualunque forma di spogliarello o semplicemente cambio di abiti durante la
gara e di indossare tacchi alti.
Quest’anno presenterà il primo campionato pole dance italiano, proprio per
“sgoganare” la pole dance e renderla più familiare.
Inoltre, una lezione di prova è senza impegno…
Perchè non provare…

Per chi fosse interessato alla scuola o solo per curiosare:
www.danashow.com
www.myspace.com/danahesse